Un po' di… Archeo-fantascienza!

“Se ti sei mai chiesto dove vengono creati i tuoi sogni, guardati attorno, vengono creati qui!”

Georges Méliès

Francia, 1895, nasce il cinema, la settima arte vede la luce del Sole.

All’epoca erano solo piccolissimi o piccoli cortometraggi, ma già allora, come oggi il cinema si fa mezzo per raccontare l’uomo, l’umanità e la sua società, fra paura, desideri e ipotesi più o meno plausibili.

Non è un caso che fra i primi temi trattati ci sia la fantascienza, in tale genere si racchiude tutto il senso umano, tutto ciò che l’uomo immagina per il suo avvenire o cosa una scienza sempre più emancipata, poteva donare nel bene e nel male all’umanità stessa.

L’esordio, il punto di partenza, come abbiamo già suddetto nel precedente articolo, fu “La charcuterie mécanique” dei Fratelli Lumière, un piccolo cortometraggio di un minuto o poco più in cui s’immagina una macchina capace di trasformare animali d’allevamento in prodotti alimentari… oggi non può che farci sorridere, eppure per l’epoca, era un concetto così fantastico, così scientifico da essere divenuta idea e fonte di soggetto del primo corto di fantascienza.

Ma poi, tale genere, forse per la forte influenza della letteratura di fine ottocento, comincia a guardare introspettivamente ai sogni inconsci dell’umanità, ad alzare lo sguardo al cielo e decide, almeno con la fantasia, di volare fra e oltre le stelle: prima tappa la Luna.

E si! quella volpe di Georges Méliès aveva compreso il vero potenziale del cinema, in particolare del cinema di fantascienza e comincia con le sue infinite scorribande e incursioni, con i suoi incredibili e “impossibili” viaggi.

Nel 1898 debutta con La Lune à un mètre”, a seguire “Le voyage dans la Lune” (1902), “Voyage à travers l’impossible” 1904 e via, via immaginando quello che sarebbe potuto essere la scienza, i viaggi e le mete del domani.

Fotogramma tratto da “La Lune à un mètre” di Georges Méliès.

Ma non fu certamente l’unico e la settima arte emigrando negli Stati Uniti, porta con se un altissimo desiderio di espressione ricordiamo Dr. Skinum 1907 di Wallace McCutcheon, “Work made Easy” 1907 di Stuart Blackton, “Frankenstein” 1910 degli Edison Studios.

Ma anche gli altri paesi, comprendono il potenziale senza limiti del genere fantascientifico, finalmente ci si potevano cimentare, quasi materializzare, ciò che nella realtà era solo fantasia.

Ma anche gli altri paesi, comprendono il potenziale senza limiti del genere fantascientifico, finalmente ci si poteva cimentare, quasi materializzare, ciò che nella realtà era solo fantasia così, anche la Gran Bretagna entra a far capolino, esordendo con “The mechanical statue and the ingenious servant” 1907 di James Stuart Blackton.

La fantascienza era appena neonata, ma al pari dei suo generi fratelli, sembra avvilupparsi in modo prodigioso, perché si sa: la mente, la fantasia, il desiderio umano non hanno limiti.

… To be continued

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