I GRANDI CLASSICI #5: "Il Tallone di Ferro" di Jack London

Vogliamo provare la nostra macchina del tempo? ma si, dai. Compiamo un bel balzo nel passato: pronti? energiaaaa!
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Salto effettuato con successo ed eccoci qua: un po’ scombussolati ma pronti a vedere da vicino cosa successe agli albori della distopia. Siamo nei primi anni del ‘900 e più precisamente nel 1907, anno di nascita di un’opera letteraria che da molti è considerata la prima distopia moderna: “Il tallone di ferro”.

Scritto da quel Jack London conosciuto soprattutto per “Zanna Bianca”, il romanzo affronta tematiche a sfondo fantapolitico concentrandosi sulla lotta tra i pochi, che dentengono un enorme potere politico-economico, e i molti che lo subiscono. Un scontro cruento e sanguinoso tra le masse e un’oligarchia capitalista che si propaga sempre di più fino a gettare il mondo nel caos.

LA TRAMA

Le vicende sono narrate da Avis Everhard, aitante ragazza di buona famiglia che racconta dei soprusi commessi ai danni della gente di ceto inferiore negli Stati Uniti. Un po’ viziata e con la mente appannata dall’agietezza del contesto familiare, Avis si innamora di Ernest Everhard, giovane rivoluzionario, maniscalsco e filosofo che le mostrerà con chiarezza la stato delle cose: la società sta deragliando verso una spaventosa plutocrazia attraverso lo sfruttamento della classe dei lavoratori con mezzi sempre meno leciti.tallone2

London si avvale dell’espediente del ritrovamento del manoscritto in un futuro lontano ( in cui il “tallone di ferro”, ovvero l’oligarchia dittatoriale, è stato definitivamente sconfitto) per descrivere la battaglia che condussero Ernest e Avis, in difesa dei loro ideali. Ed è proprio quest’ultima a dire:<< Che fosse il mio amore per Ernest a far di me una rivoluzionaria, o la chiara visione da lui offertami della società in cui vivevo, non saprei dire. Ma rivoluzionaria divenni, e fui travolta da un turbine di avvenimenti che appena tre mesi prima mi sarebbero sembrati impossibili. La crisi del mio destino coincise con grandi crisi sociali >>. Quando passione amorosa e animo rivoluzionario si sposano, siamo al cospetto di grandi avvenimenti.

LA RECE

tallone3Ho cercato in tutti i modi di edulcare il discorso ma il romanzo ha una palese connotazione politica ed è impossibile evitare l’approcio con questa tematica. London dedica la prima parte del suo romanzo all’esplicitazione dei suoi ideali: il rivoluzionario Ernest è chiaramente il suo alter ego che, attraverso avvincenti scontri verbali che avvengono durante dei partecipati e rumorosi consessi, illustra la sua filososia intrisa di ideologia socialista.
Qualcuno ha definito questo genere anche “fantascienza realista”. Ma non starò qui a cercare la definizione più corretta, ciò che mi preme di più è cogliere il genio che diede vita a “Il tallone di ferro”, un’opera con evidenti richiami storici e filosofici potenziati da una lungimirante visione del futuro.
London ci parla delle ambizioni umane che possono portare l’uomo ad elevarsi fino a raggiungere il massimo del consenso sociale. Ma la rovina non tarderà ad arrivare se il mondo è inquinato da gruppi che impongono i loro dettami brutalmente o in modo subdolo. Allora, si domanda lo scrittore statunitense: quanto potranno servire le rivolte, gli scontri, le rivoluzioni o le migliori strategie se il tavolo da gioco è truccato in partenza?

L’opera di London non è pervasa solamente da un’apocalittica lotta di classe ma porta con sè altri elementi fondamentali: una storia d’amore, il racconto in prima persona di una crisi identitaria e dell’implosione di un intero sistema sociale. Sull’intreccio di queste tre componenti vive e pulsa il romanzo facendoci masticare amaro mostrando un futuro cupo e senza scampo, ma allo stesso tempo, ci lascia intravedere un’orizzonte illuminato dalla fiducia nell’uomo.

L’ESTRATTO

Fece una pausa e mi guardò, a lungo, poi aggiunse: “L’evoluzione sociale è troppo lenta, non trovi, mia cara?”. Lo circondai con le mie braccia; la sua testa mi si posò sul cuore. “Cullami”, mormorò come un bambino viziato, “vorrei dimenticare questa mia visione dell’avvenire”.

L’estraniazione dalla realtà mediante l’amore. E’ un momento di debolezza: in Ernest è troppo presente la sua visione sul futuro dell’umanità ed è cosciente del fatto che per invertire la rotta non basterà il suo impegno. Quante generazioni serviranno a far sì che lo cose cambino? e gli individui che prenderanno il suo posto, saranno in grado di cambiare il proprio destino che pare ineluttabile? impossibile rispondere a queste domande, l’unico ricovero per l’anima rivoluzionaria di Ernest, in questo momento, sono le braccia della sua compagna Avis.

IL COMMIATO

jacklondonAmiche ed amici della distopia lascio a voi la scelta di intraprendere la lettura di questo romanzo che rappresenta una delle strutture portanti del genere che amiamo. Tengo solo a precisare che ritroviamo in quest’opera molto delle dinamiche che si sviluppano nei moderni romanzi distopici: l’interpretazione del futuro, la lotta contro l’oppressore, l’animo rivoluzionario e l’amore che ammanta di passione le vicende. Jack London, nella sua incredibile vita e prima di diventare uno scrittore affermato, si diede da fare con una miriade di lavori, tra i più disparati: fu pugile, cercatore d’oro, strillone di giornali, pescatore clandestino di ostriche, lavandaio, cacciatore di foche, corrispondente di guerra e agente di assicurativo. Forse, la sua visione era così credibile perchè sapeva, più di altri, come andava il mondo.

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