Recensione: "Frontiera" di Isa Thid

Frontiera” è una corsa senza sosta, a perdi fiato e incessante. È una fuga da tutto e da tutti, forse anche da se stessi. La meta è un limite oltre il quale non è detto ci sia la salvezza ma, lo stesso tentativo di superarlo, è fonte inesauribile di speranza.

“Frontiera” è una novella distopica di Isa Thid, pseudonimo, dietro il quale si cela una penna capace di elaborare un linguaggio molto lontano da complessità lessicali e molto vicino al colloquiale. In questo senso, “Frontiera” è un vero e proprio racconto che, con una rapidità da action movie, ci fa vivere le gesta di Azura, ragazza italo-siriana evasa da un centro di detenzione di un italico e prossimo futuro. Un futuro pervaso da intolleranza e razzismo nei confronti degli immigrati, dei “mezzosangue” e degli omosessuali; Azura, li racchiude in tutti in sé e si fa simbolo di questi “nuovi criminali” per i quali è prevista la galera. Aiutata, da Maslov, omosessuale russo dal piglio rivoluzionario, e prima di imbarcarsi nel rocambolesco viaggio alla volta della “frontiera”, recupererà il fratellino Massimo senza il quale non andrebbe da nessuna parte, tanto meno, verso l’agognata libertà.

Una connessione perenne lega la neopopolazione immaginata da Isa Thid, avvelenata da un social estremamente invasivo che, attraverso innesti celebrali, dà la possibilità (molto ambita) di vivere e condividire 24 ore su 24. E allora come si fa a scappare? Tutti sono spiati e tutti spiano, impossibile uscirne vivi. Forse un piccolo spiraglio c’è e in questa piccola ferita del web, si fanno spazio Azura e il suo manipolo di fuggiaschi. Sembra un mondo non lontano dal nostro, forse già presente; ed è questo il grande pregio del breve romanzo: si fa forte di scottanti tematiche attuali e le incanala in deragliamenti futuristici.

Nella esplicitazione di quanto promette, “Frontiera”, si imbatte in scelte che non fanno, però, centrare completamene il bersaglio. Benché il linguaggio sia giustamente semplice e diretto, si avverte poi una discrepanza nell’enfasi di alcuni dialoghi, molto young e poco adult. Anche se, è probabile, che proprio il pubblico più giovane, enfatico quasi per definizione, sia il miglior interprete del racconto. Purtroppo questa modalità espressiva porge il fianco ad un anticonformismo troppo ostentato che in qualche modo intacca gli importanti ingredienti di cui si compone il racconto. La ricerca della libertà e il rifiuto di un realtà, molto prossima alla nostra, si traducono, in maniera troppo affrettata ( stretto il formato “novella”?), in una ribellione contro tutto; dando sì, la possibilità di riflettere sull’odierno, ma sottraendo molto alla complessità dei concetti.

Insomma, ci si aspetta un romanzo vero e proprio da Isa Thid, perché ha un sacco di cose da dire e ha bisogno di più spazio. Date un romanzo a questa autrice! Anzi, forse sarebbe meglio una graphic novel, partendo, magari, dal tratto molto “comic” della copertina di “Frontiera”.

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