Recensione: "Lo sbarco" di Gennaro Di Biase

Buongiorno cari lettori, siete pronti per la nuova recensione? Oggi andremo a Napoli, guidati dal nostro cicerone Gennaro Di Biase.

TRAMA

Piazza del Plebiscito, 8 dicembre 2018: “Un’astronave, un enorme insetto nero, si impossessa del cielo” per pochi minuti. Per qualche giorno, la città viene messa offline e militarizzata. Lentamente, tutto sembra tornare nella norma, ma all’ombra del Vesuvio si diffondono nuove idee e insoliti gruppi armati o religiosi: gli Scettici, i Raeliani, i Warriors, i Pacifisti Militanti. Protagonisti della vicenda sono i capi di questi movimenti, le vite di quattro coinquilini, ricercatori precari alla facoltà di Lettere e Filosofia della Federico II, Napoli e i suoi abitanti. Nessuno sa realmente cosa sia successo e prova a scoprirlo insieme al lettore. Questa scoperta è l’intento della narrazione: trascinare la fantascienza nella cronaca, trasportare il tema degli alieni in una storia realista su ciò che è improbabile ma possibile. In un clima distopico ma sempre verosimile, in una città, Napoli, “più brava a sopravvivere che a vivere”, si assisterà a un secondo sbarco non meno misterioso del primo, a guerriglie urbane e roghi di soldi.

RECENSIONE

Napoli è una città viva, ricca di personaggi e situazioni che da sole possono riempire interi romanzi. Preti che fanno politica, criminali che sopravvivono ai limiti della società e studiosi che si arrangiano tra la precarietà statale e lo spirito sognante da ricercatori. Micro realtà eterogenee che convivono in un cosmo accentrato attorno a Piazza del Plebiscito. Gennaro Di Biase racconta queste vite, le intreccia e le concatena senza soluzione di continuità, in una frenesia generata da un avvistamento alieno sopra la città.

La storia è scritta bene e, anche se leggendola ricorda vagamente una storia similare ambientata a Crema 😉 , ha una sua identità. I personaggi sono molti e spesso si fa un po’ fatica a tenere le fila della narrazione, soprattutto nella prima metà del romanzo in cui bisogna famigliarizzare con i continui cambi di scena che rendono caotica la lettura.

Politica, personaggi grotteschi e situazioni al limite della fantacommedia si alternano in un altalena di ironia e commiserazione. L’ambientazione è molto ben delineata, si vede l’intera città brulicare sotto ogni parola, ma non è sufficiente. Al romanzo manca qualcosa e, per puro gusto personale, la ricca struttura narrativa non mi è bastata.

Non posso dirvi molto sulla storia per non rovinarvi la lettura, Lo sbarco è una fotografia della nostra società narrata dalla piazza di Napoli.

 

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