Mysterious Artist: Vincenzo Riccardi

Amici e amiche, con grande piacere che uso abusivamente il salotto con poltrone in pelle di redattore della Boss per ospitare… Vincenzo Riccardi!

Come direbbe mia nonna: va’ che bél bagài. Ho “scoperto” Vincenzo un paio di anni fa per puro caso e sono rimasto molto colpito dal suo particolare tratteggio, dietro questa faccia da bravo ragazzo si nasconde un artista capace di creare ombre e onde di oscurità che danno una fortissima espressività alle sue illustrazioni.

Benvenuto Vincenzo. Come sai, prima ancora di farti parlare, devi pagare pegno e mostrarci chi sei con tre immagini. Facci vedere cosa ci hai portato e dacci qualche momento per poterle ammirare.

V- Eccole.

Shhhht, non puoi parlare!

V- AH ok… 🙂

Bellissime! Speravo mi portassi il tuo Devilman (capiscimi… capiscimi…) ma credo che queste ti raccontino meglio.

V- …

Molti di noi ti conoscono come disegnatore della serie Dragonero, ma ti va di raccontarci chi sei?

V- Posso parlare ora? Voi siete matti…

Fidati, io sono uno di quelli normali…

V- Ciao! Innanzitutto ti ringrazio per l’intervista 😉 Mi chiamo Vincenzo Riccardi e sono un disegnatore di fumetti e illustratore. Diciamo che il mio percorso artistico segue un po’ tutti i clichè del caso. Fin da piccolo ero circondato da persone che mi dicevano “come sei bravo a disegnare!”. Se già all’asilo mi “utilizzavano” per fare striscioni e cartelloni, alle medie ero quello che “disegnava bene” e al liceo artistico ero quello che faceva le cose in maniera “troppo simile ai fumetti”, praticamente la scelta di fare il fumettista era quasi obbligata.

Leggevo Manga come Dragonball, Berserk e mi ritrovai a inventare fumetti usando quegli stili (realizzai addirittura un volumone di 200 pagine che mandai alla Star Comics, senza mai ricevere risposta XD). Credo che,comunque, la scelta di farne effettivamente una professione in tutto e per tutto si concretizzò quando, ancora molto giovane, lessi per la prima volta Dylan Dog. Iniziai a informarmi bene su quella che era la produzione italiana, e mi resi conto che quello che prima sembrava irraggiungibile, poteva effettivamente diventare un lavoro che anch’io avrei potuto fare. Le mie prime esperienze per editori “importanti” furono non come disegnatore, bensì come colorista, quando attorno ai 22 anni iniziai a collaborare con l’editore francese Delcourt, e quella del colorista è un’esperienza che ho portato avanti nel corso degli anni, anche se il mio obbiettivo primario è sempre stato quello di essere un disegnatore. Ora sono principalmente fumettista per la Sergio Bonelli Editore su Dragonero, e porto avanti anche altri progetti come fumettista e illustratore.

Da come la racconti sembra tutto troppo facile, forse anche tu hai attraversato dei momenti di difficoltà. Periodi in cui le cose non giravano e hai dovuto affrontare quel tipo di difficoltà che se non ti spezzano ti rafforzano.

V- In linea di massima ho sempre mantenuto un atteggiamento positivo nei confronti di questa professione, anche se sapevo che ci sarebbero stati momenti in cui probabilmente avrei dovuto affrontare delle difficoltà

La cosa si è concretizzata abbastanza presto nel mio percorso professionale. Ero andato da poco a vivere da solo in un appartamento in affitto, le cose sembravano girare bene. Alcuni lavori che realizzai non mi vennero però pagati, e contavo su quei pagamenti per pagare bollette e affitto.  Mi trovavo senza altri lavori in ballo e ho seriamente pensato che avrei probabilmente dovuto abbandonare il fumetto. Ma alla fine riuscii a cavarmela, grazia anche al sostegno di alcuni amici e al fatto che, comunque, decisi di proseguire sulla mia strada. Dopo qualche tempo nuovi progetti arrivarono e da quel momento le cose sono sempre andate abbastanza bene, negli anni ho certamente avuto a che fare con progetti che magari non si sono concretizzati, o con persone poco professionali.

A cosa stai lavorando in questo periodo?

V- Principalmente, sto lavorando alla mia nuova storia per la serie dI Dragonero per la Sergio Bonelli editore (alla quale sono approdato dopo aver realizzato due storie per Dragonero Adventures). Sto anche lavorando a una miniserie cyberpunk per l’americana Evoluzione Publishing, di cui curo sia i disegni che i colori, oltre a collaborazioni minori con altri publishers a livello di storie brevi, cover, e commissioni.

Caspita! Non per dire ma lo sai che sono uno sceneggiatore… moooolto bravo…

V- -__-

Fa finta di non aver capito… astuto… vabbè andiamo avanti.

Tu sei riuscito a entrare nel mondo del professionismo ad alti livelli, sicuramente hai molto talento ma immagino che tu abbia dovuto faticare e sperimentare, dico bene?

V- Certamente, anzi, non si finisce mai di allenarsi e sperimentare!

Per quanto riguarda il fumetto sono un autodidatta, quindi nel corso dei miei anni di formazione ho passato molto tempo a guardare le svariate tipologie di fumetto e un sacco di autori, ricopiando e rifacendo tavole su tavole, e quando iniziai a pubblicare con piccole produzioni e a frequentare i circuiti fieristici, ebbi la possibilità di entrare in contatto con vari professionisti, studiare come lavoravano, ricevere consigli, e migliorarmi nel frattempo. Ho avuto la fortuna di poter lavorare sia per il mercato italiano che quello americano e francese, ognuno di questi richiede un approccio diverso e quindi, anche molta sperimentazione!

Come dicevo all’inizio quando ho visto le tue prime illustrazioni sono rimasto molto colpito dal tuo utilizzo del nero e delle linee ondulate. Hai tratto deciso in cui le varie tonalità di grigio si fondono per dar spessore alla tavola, hai un tratteggio molto riconoscibile che fatico a identificare con qualcosa di già noto, hai sempre disegnato così o hai imparato a farlo nel corso degli anni?

V- la ricerca di uno stile “riconoscibile”, come dici, è il frutto di un percorso di sperimentazione che ho portato avanti nel corso del tempo ma che ho concretizzato solo negli ultimi anni in qualcosa che mi soddisfa. Sono partito guardando ai manga e Toriyama, sono passato a studiare i classici stili Bonelli, i comics americani, artisti giapponesi come Miura, Shinkawa e Amano. In realtà sono sempre stato un disegnatore versatile in grado di spaziare attraverso vari stili, il che mi ha permesso di lavorare anche per storie come quelle di Dragonero Adventures, che richiedevano uno stile molto più cartoon che realistico. Diciamo che il tipo di disegno che uso adesso è quello che credo mi identifichi meglio, e che uso nei miei lavori più personali. Mi piace il segno sporco, e mi piace usare china e pennello. Credo che una buona parte della mia evoluzione stilistica sia venuta fuori quando ho abbandonato il digitale (che ho usato per anni) per tornare all’inchiostrazione tradizionale. Non che non si possa ottenere lo stesso risultato col digitale, ma personalmente mi trovo meglio impugnando un pennello. Uso comunque quasi sempre il digitale per ciò che riguarda sketch preliminari, storyboards, e colorazioni.

Tornando alla distopia, che tanto ci è cara, che difficoltà deve affrontare chi vuole tentare di seguire le tue orme?

V- Innanzitutto, direi di uscire dal proprio “guscio” e mostrare i propri lavori. Soprattutto all’inizio si tende a evitare di far vedere le proprie cose perché ci si sente inesperti, o non si vogliono ricevere pareri negativi, ma sono proprio quelli che aiutano a crescere artisticamente. Un’altra cosa, soprattutto agli inizi quando si ha ancora poca esperienza, c’è molta voglia di pubblicare. E molti “editori” su questa cosa ci marciano. Quindi ecco che un giovane autore può trovarsi davanti alla possibilità di una facile pubblicazione “che fa curriculum” in cambio di mera visibilità o pochi euro (il che non vuol dire che, quando fai gavetta, devi chiedere compensi da professionista affermato, ma nemmeno regalare una tavola). Quindi direi a un giovane autore di valutare sempre molto attentamente a chi si sta prestando il proprio lavoro, perché a volte è meglio aspettare prima di accettare proposte dubbie solo per avere una pubblicazione che, tra l’altro, probabilmente sarà gestita dall’”editore” in maniera molto amatoriale (quindi ci perdi anche in quel poco di visibilità). Da questo punto di vista, fortunatamente ho solo avuto a che fare con editori che, nel bene o nel male, mi han sempre pagato le mie tavole. Phew! (è l’onomatopea del Uff! Quando qualcosa di brutto poteva accadere ma l’hai scmapta Ndr)

Tre qualità che ti contraddistinguono e tre difetti che non riesci a superare.

V- Sono bello, affascinante e simpatico! Difetti assolutamente nessuno, ti pare?

Ora chiamo la Boss e vediamo se hai il coraggio di dirlo davanti a lei.

V- No… la Boss No!!!

Seriamente… non saprei dirtene tre. Un pregio caratteriale, credo la mia testardaggine, che mi ha permesso di sbattere la testa contro le porte chiuse fino a farle aprire. Di contro, un occhio a volte troppo critico che mi spinge spesso a rifare più volte vignette o intere tavole, il che non è proprio un toccasana in fase di consegna 😛

Ora più difficile. Tre sogni che ancora coltivi e tre che si sono infranti… e vediamo se fai ancora il simpatico (indico la delicatissima gigantografica dell Boss alle mie spalle)

V- Se intendi sempre a livello fumettistico, anche qui, non so dartene tre XD Sicuramente mi piacerebbe fare qualcosa per Marvel/DC, ma anche Dylan Dog mi piacerebbe molto.

Per i “sogni infranti” beh, ci sono state in passato alcune occasioni sfumate, per serie su cui mi sarebbe piaciuto lavorare, ma che per le ragioni più svariate non si sono concretizzate. Ma non parlerei di sogni infranti. C’è ancora tanto su cui poter lavorare!

Che progetti hai per il futuro? Stai lavorando a qualcosa in particolare?

V- Il mio progetto per il futuro, è quello di continuare a lavorare come fumettista, che non è mai così scontato, ahah. Più nell’immediato, con i miei attuali progetti di cui ho parlato prima, ho da lavorare almeno fino all’anno prossimo. A parte questo, so iniziando a preparare il mio terzo sketchbook (che comprende illustrazioni e sketch realizzate durante quest’anno) in vista di Lucca Comics.

Siamo quasi arrivati in dirittura d’arrivo ed è giunto il momento di raccontarci perché hai scelto queste immagini per mostrarti a noi. Cosa sono per te?

V- La prima è una illustrazione omaggio a Berserk. Ho iniziato a disegnare leggendo manga, e Berserk (e la sua età dell’oro) è stata una delle letture che iniziò a farmi venire voglia di intraprendere questo lavoro.Quindi questa immagine racchiude sia il mio stile personale usato per reinterpretare un personaggio altrui, sia un omaggio a uno dei miei fumetti preferiti.

La seconda, è una tavola di Dragonero. Per mostrare una tavola a fumetti col mio stile in bianco e nero, ma anche perché riuscire a pubblicare per la Sergio Bonelli Editore, perlopiù su una serie Fantasy come Dragonero, è stato un momento davvero importante per me da un punto di vista professionale.

L’ultima è una delle mie illustrazioni personali, in questo caso uno scorcio che mostra la mia tecnica di inchiostrazione e colorazione. Per quanto mi diverta a realizzare fanart su personaggi conosciuti, spesso il vero divertimento è nel riuscire a creare qualcosa di interessante partendo solo dalla propria immaginazione.

Graie Vincenzo del tuo tempo e della tua voglia di scherzare con noi. Sorridere è un modo perfetto per affrontare la distopia e tu ci sei riuscito benissimo. Spero di rivederti preso.

V- Grazie a te e a presto!

Cos’è questo rumore?

La Boss che sta tornado, scappiamo!

Delos

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