Recensione: “Muri” di David Frye

Buongiorno amici Distopici.

Solitamente non pubblichiamo nulla di Sabato, ma oggi 9 Novembre abbiamo deciso di fare un’eccezione per commemorare una ricorrenza molto importante.

Ben 30 anni fa, il 9 novembre 1989, dopo diverse settimane di disordini pubblici, il governo della Germania Est annunciò che le visite in Germania e Berlino Ovest sarebbero state permesse. Inutile dire che in seguito a questo annuncio molti cittadini dell’Est, presi dall’euforia del momento, si arrampicarono sul muro e lo superarono per raggiungere gli abitanti della Germania Ovest dall’altro lato in un’atmosfera festosa.

Durante le settimane che seguirono alcune parti del muro vennero demolite e portate via dalla folla e dai cercatori di souvenir (tempo fa anche a me regalarono dei frammenti del muro, che custodisco gelosamente nel mio studio). Ovviamente in seguito fu usata attrezzatura industriale per abbattere quasi tutto quello che era rimasto.

La caduta del muro di Berlino aprì la strada per la riunificazione tedesca che fu formalmente conclusa il 3 ottobre 1990.

Cosa c’entra tutto questo con la recensione promessa dal titolo di questo articolo?

Ebbene, ve dico dopo.

TRAMA:

Per migliaia di anni, l’umanità ha vissuto dentro e dietro a muri. Muri di confine, città fortificate, barriere hanno separato e protetto le popolazioni dal nemico, dall’estraneo, o semplicemente dall’ignoto. Per migliaia di anni, gli uomini hanno costruito muri, li hanno assaltati, ammirati e oltraggiati. Grandi mura sono apparse in ogni continente, hanno accompagnato il sorgere di città, nazioni e imperi, eppure il loro ruolo è poco studiato nei libri di storia. Quali influenze avranno avuto i muri sul modo di vivere, pensare e creare di chi viveva al di qua e al di là di essi? Per stare ai tempi recenti, basti pensare al Muro di Berlino e a come ha modellato non solo la vita quotidiana dei berlinesi, ma anche l’immaginario complessivo del secolo scorso. Sollevate dall’incombenza di stare sempre all’erta, dietro mura e confini le civiltà hanno potuto dedicarsi alla letteratura, all’arte, alla cultura, alle scienze. Prosperare, insomma. Gli uomini, liberi dalle armi, si sono rivolti ad altre occupazioni, alleggerendo le donne da molti lavori pesanti. I popoli non protetti da mura, viceversa, erano destinati a un taciturno militarismo, dove un uomo non era altro che un guerriero. In un’epoca in cui il concetto di muro è quasi più divisivo dei muri stessi, l’autore, studioso e docente di storia antica, indaga con piglio da investigatore i misteri dei grandi muri della storia, dalla Grande Muraglia al Vallo di Adriano, dal Muro del Principe a quello di Berlino, per capire come hanno plasmato il nostro modo di vedere il mondo.

RECENSIONE:

Quando ho visto questo titolo fra le novità Piemme, ho sentito da subito un richiamo. Una connessione con il sottile filo della Distopia e… non mi sono sbagliata.

Partendo dalla Mesopotamia e arrivando fin quasi ai giorni nostri, David Frye ci conduce in un viaggio attraverso la storia delle civiltà che hanno abitato il nostro pianeta. Popoli diversi tra loro che hanno tentato invano di convivere. Anzi, no. Alcuni non ci hanno nemmeno provato.

Ma a parte questo, i veri protagonisti di questo libro sono i muri, che silenziosi hanno assistito all’evoluzione della nostra specie che, secolo dopo secolo non ha fatto altro che ripetere i medesimi errori.

Quindi, proprio oggi che festeggiamo il trentesimo anniversario della caduta del muro di Berlino, non posso che suggerirvi questa lettura. Una lettura abbastanza impegnativa, ma resa piacevole dalla capacità dell’autore di raccontare in maniera quasi avvincente dati archeologici e fatti storici.

Un saggio che mi ha regalato momenti di profonda riflessione sulla natura umana, sulle paure che da sempre albergano i cuori di ognuno di noi e sulle possibilità che sono andate perdute a causa di scelte sbagliate o forse, a causa di qualche parete di troppo.

Un bacio dalla Vostra Liliana Marchesi

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