Recensione (serie TV): Doom Patrol

Ogni volta che l’industria cinematografica decide di adattare un fumetto si sollevano migliaia di voci di super critici, pronti a combattere contro la profanazione del mito in cerca di ogni singolo dettaglio fuori posto.

Sebbene la DC, dopo i (semi)flop cinematografici compiuti con i BIG del suo roster supereroistico, abbia intelligentemente deciso di serializzare eroi “minori” non è riuscita a evitare la solita salva di colpi che i super intenditori le hanno sparato addosso.

Nata da un progetto del 1963 di Bob Haney e Arnold Drake, la Doom Patrol racconta le vicende di un gruppo di metaumani emarginati dalla società per il loro aspetto fisico. Pur avendo molti punti di contatto con i loro famosi cugini X-Men, la Doom Patrol ha una connotazione priva del supereroismo ideologico tipico dei fumetti dell’epoca. La squadra è composta da un mal assortito gruppo di reietti, piccole persone con più difetti che virtù, che sono state punite dal destino con delle super capacità incontrollabili o ripugnanti.

Pur avendo avuto una lunga serializzazione periodica la Doom Patrol non ha mai raggiunto il successo mainstream di altri super gruppi (X-Men, Justice League, Avengers etc…) e quando DC Univers Original ha annunciato l’annuncio della serie tv la notizia è passata in secondo piano. In fondo a chi può interessare la storia di un gruppo poco famoso?

A molti! Proprio per la mancanza di grandi estimatori pronti a sparare addosso agli sceneggiatori la Doom Patrol ha potuto godere di una libertà negata ad altri prodotti provenienti dal mondo del fumetto. Certo, non sono mancate le critiche, ma alla fine dei conti il risultato ha dato ragione alla DC.

Folle, ironica e tremendamente umana la serie ha delle caratteristiche uniche nel suo genere. In primis ha come voce narrante quella del cattivo, Mr.Nobody, un essere che può muoversi tra le dimensioni e che dialoga con il pubblico attraverso una comicità tagliente. Cinico e senza filtri commenta ogni momento narrativo, dal presente ai flashback per mostrarci la storia degli improbabili protagonisti.

La storia parte dalle vicende di Cliff Steele, un ex pilota da corsa che, dopo un brutto incidente che gli ha lasciato intatto solo il cervello, si risveglia in un corpo metallico che non riesce a controllare. Da quel momento iniziano a palesarsi gli altri personaggi che abitano Villa Doom, borderline egoisti che sono stati raccolti da Niles come orfani di strada. Larry Trainor, ex pilota d’aerei coperto da decine di bende per nascondere la sua pelle ustionata, Rita Farr, ex attrice degli anni ’40 che è stata colpita da qualcosa di terribile e Crazy Jane, che soffre di un disturbo psichico che le ha fatto sviluppare ben 64 personalità.

Nessuno di loro vuole dei poteri, non hanno lo spirito degli eroi, vivono fuori dal mondo nel vano tentativo di controllare ciò che li rende inesorabilmente lontani dal resto del mondo. Non sono cattivi, sono solo degli sfigati che hanno troppi problemi irrisolti e poca voglia di rimettersi in gioco.

Se descritta così la storia vi può sembrare un po’ pesante, lasciate che vi dica che vi sbagliate. La serie appare leggera e di puro intrattenimento. Battute ironiche e spesso poco “corrette” scivolano tra momenti seri e interi episodi al limite dell’illogico. Gli sceneggiatori giocano con il pubblico deludendone le aspettative grazie al sapiente utilizzo della sfiga. Se qualcosa di assurdo può accadere, a loro accadrà!

Doom Patrol è una lavatrice di demenzialità, irrazionalità e immaginario grottesco. Un’enorme centrifuga che mescola tutto per creare un prodotto unico e sicuramente poco stereotipato.

E non vi ho parlato del cast stellare, lascio a voi il piacere di scoprirlo 😉

A presto.

Delos

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