Recensione: “Uomini e lupi” di Andrea Cattaneo

Salve gente che ama la distopia!

Oggi parliamo di un romanzo finalista al Premio Urania 2018; grande onore per me avere la possibilità di essere angelico o diabolico con un libro di tale portata. Il romanzo si intitola “Uomini e lupi” di Andrea Cattaneo (Delos Digital edizioni), autore altre volte premiato per premiato per i suoi scritti.

Partiamo dalla trama, faccio copia e incolla della sinossi dal sito della casa editrice:

Solo nel suo letto d’ospedale, dove è stato ricoverato in seguito a un tentativo di omicidio, l’architetto Iago Ragnarsson trova un libro che parla di lui. Chi lo ha lasciato? Chi lo ha scritto? Ma soprattutto, come fa l’autore a conoscere tanti dettagli, del suo passato e forse del suo futuro?

In un futuro distopico in cui qualcosa di terribile è successo nel mondo, e quel poco che ne resta è sotto la ferrea dittatura del partito dei Morrigan, Iago scoprirà di essere coinvolto in una lotta in cui tutti cercano di sfruttarlo a proprio vantaggio.

Interessante, vero? A me aveva interessato.

Il libro di cui si parla nella sinossi, “L’inganno”, è un elemento cruciale per la trama. Cercando di non peccare di spoiler, ma volendo farvi incuriosire ulteriormente, vi dico che il protagonista legge nel libro non solo il suo passato, ma anche il suo futuro, o meglio, le istruzioni per il futuro.

Da qui ovviamente nasce il primo mistero: chi ha scritto questo benedetto libro? Cosa vuole da Iago? Be’, leggete il romanzo per capirlo.

La trama però non si muove tutta intorno al libro. Abbiamo un ambiente post apocalittico, o quasi. In realtà si tratta di Milano, che è diventata Kadlin dopo la terza guerra mondiale, finita da poco tempo.

Il romanzo parte con il nostro protagonista che subisce un attentato, a causa del quale rimarrà senza un’occhio e con una gamba gravemente ferita.

Ho colto molte critiche verso la società attuale, molti messaggi nascosti in bella vista tra le righe. Per fare il primo esempio banale che mi passa per la testa, a Kadlin c’è la cultura norrena, che della vecchia Milano non ha nulla, ma che tutti – o quasi – i cittadini abbracciano. C’è quindi chi ora crede in Odino e afferma che da sempre ci ha creduto, anche se magari prima della guerra portava il figlio per mano a catechismo.

Nel romanzo l’ambiente politico è molto importante; il nostro protagonista Iago è il figlio di Ragnar, colui che ha cambiato la storia è ha avuto il potere a Kadlin. Ecco, la trama si concentra tra l’altro anche sul gioco politico dei Teller, la famiglia che è attualmente al potere. E devo dire che non mi è dispiaciuto.

Sì, ma cosa c’entrano i lupi? Oh, i lupi ci sono eccome, basta avere un po’ di fantasia.

Lo so, vi sto confondendo, vi sto dicendo tutto e niente. Questo perché la trama è complessa, ma ben sistemata, se ci sono dei buchi io non sono riuscito a trovarli.

Passiamo ai personaggi, perché a parlare della trama potrei andare avanti all’infinito.

Iago è ben definito, alla fine del libro tutti i nodi vengono al pettine, tutte le domande sul perché ha fatto determinate cose sono giustificate. Ma i protagonisti vengono quasi sempre disegnati bene.

Il resto dei personaggi, invece? Per quanto diabolico vorrei essere, hanno tutti il loro carattere, hanno tutti le loro particolarità che si legano molto bene alla ragnatela della trama. Non ve li voglio elencare, non servirebbe a molto fare una lista di come è fatto chi; ma voglio spendere un’altra riga per complimentarmi con l’autore sotto questo aspetto: ben fatto, Cattaneo!

Ho apprezzato lo stile diverso per narrare le avventure del protagonista – prima persona singolare, presente – e dei vari estratti del libro “L’inganno” – seconda persona singolare.

Ci sono diversi spunti da apprezzare nella scrittura dell’autore, non troppi da incidere sulla scorrevolezza della lettura, abbastanza da far partecipare il lettore alle riflessioni del protagonista.

Quindi c’è un messaggio? Oh sì, come già scritto, ce ne sono molti sparsi tra i capitoli, ma uno in particolare è quello verso il quale tende il romanzo: ribellarsi all’ingiustizia di un regime dittatoriale, con tutte le forze necessarie.

L’unica pecca, secondo me, è il finale. Spettacolare, senza dubbia, proprio quello che volevo dal romanzo, ma forse, per un lettore attento, un po’ prevedibile e poco originale. C’è però da ripetere che lo volevo proprio così e, analizzando meglio, non avrei saputo finire in altro modo la storia per avere lo stesso effetto.

Credo di aver elogiato abbastanza il romanzo. Nell’improbabile caso che non si fosse capita bene la mia opinione, la scrivo chiara e tonda: assolutamente positiva. Un romanzo da leggere!

Alex Coman

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