L’UOMO CHE FUGGÌ DAL FUTURO: dal regista di Star Wars una piccola perla del cinema distopico

Ebbene sì. Prima di raccontarci storie di galassie lontane lontane e di mostrarci pirotecnici duelli a colpi di spada laser, George Lucas gira un film molto particolare, pietra miliare della filmografia distopica: L’uomo che fuggì dal futuro. Siamo nel 1971 e Lucas immagina una società futuristica dominata dalla tecnologia:  un mondo claustrofobico e alienante come quello  del romanzo 1984 di George Orwell e labirintico come la rete di città sotterranee del manga Blame! di Tsutomu Nihei. Una chicca da non perdere.

Trama:

In che modo la tecnologia inciderà sulla società del futuro? Noi uomini del presente, stretti nel vortice dell’accelerazione tecnologica, noi che ieri premevamo i tasti dei cellulari Nokia 3310 e oggi scorriamo sugli schermi touch dei nostri nuovi Smartphone, ci poniamo spesso questa domanda e ipotizziamo, con muto terrore o cauta speranza (a seconda dei casi), le risposte più variegate. In L’uomo che fuggì dal futuro George Lucas ci dà la sua visione di un domani ipertecnologico. Vedere questo suo primo lungometraggio è come sprofondare in uno strano sogno, un sogno da cui non sarà così facile riscuotersi.

THX 1138 è un ordinario uomo del futuro.  Il suo è un mondo minimalista e funzionale. I nomi propri non sono più necessari perché i codici alfanumerici, incisi su piastrine di metallo appuntate sul petto, sono più che sufficienti per l’identificazione. THX 1138 assume tutte le mattine la dose giornaliera di sedativi che gli consente di non provare sentimenti “estremi” di gioia e di tristezza e di svolgere a sangue freddo, e con perfetta calma, delicate operazioni di assemblaggio per sofisticati robot. Come lui, altri operai sono distribuiti  con ordine nelle sale di lavoro o affollano i lunghi corridoi di scambio. Tutti gli spazi sono chiusi, quasi si trattasse di una navicella spaziale, o, forse, di un grande centro commerciale. Il colore dominante è il bianco. Le telecamere sono ovunque e controllano la vita dei cittadini e l’obbligatoria assunzione di sedativi.  Ogni necessità è garantita: tutti hanno un lavoro; un casa da condividere con un compagno, o una compagna, assegnati dal sistema; cibo in barrette e crediti a sufficienza per acquistare qualsivoglia bene di consumo. Non c’è spazio per lo scontento e l’insoddisfazione.  Qualsiasi dubbio esistenziale o malessere può essere raccontato all’interno delle cabine confessionali. In esse l’immagine di un Cristo virtuale ascolta e redime con frasi rassicuranti del tipo:

Tu sei un vero credente, una benedizione dello Stato, una benedizione della Masse. Tu sei un soggetto del divino, creato a immagine dell’uomo dalle Masse, per le Masse. Sii grato di avere un’occupazione. Lavora sodo. Aumenta la produzione. Previeni gli incidenti. E sii felice.

Eppure THX 1138 è inquieto. Quando la compagna LUH 3417 lo convince a non prendere i sedativi prescritti dalla legge, si risvegliano in lui una serie di sentimento proibiti: l’amore travolgente per LUH e il desiderio di scegliere liberamente per la propria vita. A poco a poco si lascia pervadere da un senso di insofferenza per il mondo perfetto e asettico che lo circonda. Riuscirà a evadere dalle rigide maglie del controllo sociale? Si può fuggire dall’immensa città fatta di corridoi, scale mobili e stanze piene di monitor?Esiste davvero il “guscio”, il confine ultimo del territorio urbano, e cosa potrà mai esserci oltre?

Credits:

Titolo originale: THX 1138. Durata: 90 min. Anno: 1971. Regia: George Lucas

Chiara Barone

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