Recensione: “La fine dell’uomo” di Giuseppe Menconi.

TRAMA

Il Grande Strappo sta lacerando il nostro universo che ormai ha gli anni contati. L’unico modo per salvarsi è viaggiare attraverso una Porta stellare al momento ancora in costruzione, in una lotta forsennata contro il tempo. Landon Banes è un minatore in una remota colonia della Federazione Terrestre ed estrarre il minerale necessario per completare il portale è un lavoro duro, ma che garantirà a lui e alla sua famiglia un posto tra i pionieri verso la nuova realtà. La situazione precipita con l’arrivo dell’Unione Mizar sulla colonia di Landon. Da più di un secolo in guerra con la Federazione, l’Unione ribelle vuole sferrare il colpo finale per impadronirsi della Porta e decidere quindi chi saranno gli eletti che potranno varcarla. Incastrato tra le menzogne della propaganda e mezze verità, Landon si ritrova così a lottare per la sopravvivenza della sua famiglia. L’evento che distruggerà la materia stessa è infine arrivato, ma la fine dell’universo sarà anche la fine dell’uomo?

RECENSIONE

La fine dell’uomo è una space opera di guerra, ovviamente con un pizzico di distopia, che ci trasporta in un universo al limite del collasso. Un futuro in cui due fazioni si combattono per controllare l’unica porta stellare capace di salvare l’umanità.

Banes è un minatore, un padre e un marito, che mette il buon senso davanti al testosterone. Costretto assieme alla famiglia a un esilio su un avamposto minerario, vive ogni singolo giorno in attesa del momento di poter tornare alla normalità, di poter rivedere la Terra in attesa del viaggio che li porterà in salvo dal Grande Strappo.

Un uomo qualunque che si trova in mezzo a una guerra che non capisce, in cui non crede e che gli porterà via pezzi di anima. Tutto quello in cui crede gli scivola tra le dita come sabbia mentre il suo cuore si ricopre di un armatura fatta di disperazione.

La fine dell’uomo è un buon testo che attraversa tutte le tappe tipiche di una narrazione avventurosa. Il personaggio si evolve moltissimo, fino a diventare quasi irriconoscibile dall’archetipo presentato nelle prime pagine. I dettagli tecnici, necessari in un testo scifi come questo, sono buoni e danno credibilità fantascientifica alla storia.

Purtroppo, ci sono un paio di dettagli che non mi hanno convinto molto, e che sono puramente legati alla mia soggettività di lettore.

Il primo è la gestione del tempo, gli eventi sono troppo repentini e non c’è il fluire necessario a permettere al Banes di cambiare: non si va a letto minatori e ci si sveglia guerrieri. Il secondo è il finale, troppo affrettato, forse avrebbe meritato uno sviluppo più ampio. In fondo, dopo decine di battaglie, finalmente la verità… ahahaha ci siete cascati! Pensavate veramente che sarei scivolato in uno spoiler? Non succederà mai.

La fine dell’uomo, edito da Vaportepa – Acheron, è una bella storia di fantascienza vecchio stile, si legge bene e dosa sapientemente colpi di scena e momenti introspettivi. Ve lo consiglio e spero che possa piacervi.

A presto.

Delos

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