Recensione: “E voi state bene?” di Greta Joyce Fossati.

TRAMA

“E voi state bene?” è un diario scritto in presa diretta dalla trincea della Milano migliore. Quella parte di città che nell’anno orribile della pandemia, scatenatasi a causa della diffusione del virus Covid-19, ha visto la capitale economica d’Italia epicentro del contagio mondiale prima e italiano poi, lungo tutto il 2020. In un contesto di grave disorganizzazione e inadeguatezza politica, nella desolazione urbana che nessuno scenario post-apocalittico aveva ancora immaginato, decine di giovani si sono organizzati sfidando paure, pregiudizi e difficoltà pratiche. Hanno dato vita a un’eccezionale catena di solidarietà orizzontale, che ha mostrato il lato migliore – e forse inedito – di quella metropoli che, da modello di produttività e crescita economica, si è risvegliata di colpo fragile e precaria. Questo libro è la storia di una volontaria. Il diario intenso di una ragazza di ventisei anni che ha avuto il coraggio di raccontarci una vicenda straordinaria che non va dimenticata. Una storia privata che diventa collettiva, in cui una generazione precaria e abbandonata diventa protagonista di una delle pagine più tragiche e straordinarie che la nostra storia recente ricordi. Una storia che viene scandita dalle date di un diario e cresce giorno per giorno, emozione per emozione, tingendosi di disperazione, speranza, rabbia e determinazione, arrivando fino ai nostri giorni, prefigurando scenari e futuro di questa eccezionale esperienza non ancora terminata.

RECENSIONE

“E voi state bene?” è un progetto volto a fornire assistenza a chi fino a oggi si è prodigato per aiutare il prossimo. I ricavi delle vendite verranno devoluti alle Brigate volontarie per l’emergenza, un gruppo persone che in questi lunghi mesi di pandemia si è dedicato ad aiutare tutti coloro che sono stati costretti a casa.

Un’iniziativa che da sola vale lo sforzo di investire pochi euro per sostenere chi fino a oggi ha distribuito pasti agli anziani, ha portato tablet ai bambini per la didattica a distanza e si è presa cura di chi era quarantenato e abbandonato dal resto della società.

Caro discendente,
è tanto che non ti scrivo, quasi dieci anni per la precisione.
Ora riprendo a farlo, perché credo valga la pena raccontarti
qualcosa di questo periodo. Lo studierai, lo studierete, molto
probabilmente e io credo che apprendere delle storie dirette
sia l’ideale per conoscere per davvero qualcosa accaduto nel
passato.

L’autrice ci narra in prima persona quello che ha visto, sentito e pensato nei lunghi mesi da volontaria. Un lungo flusso di coscienza che ogni tanto si perde per strade tortuose, ma che poi ritorna sempre verso un vissuto quotidiano.

Sprazzi di giornate, ricordi, pensieri e ideologie più sognanti che concrete si fondono in un diario che parla a un misterioso Discendente, a colui che forse un giorno leggerà lo scritto originale e imparerà un pezzo di storia attraverso la visione dell’autrice.

Il libro non è perfetto, non provo nemmeno a farvelo credere, spesso scivola in considerazioni e in divagazioni che si perdono nell’innocenza della speranza. Ha una forte impronta politicizzata, che per il mio gusto spesso scivola troppo oltre lo scopo principale di narrare una storia chiamata “SOSTEGNO”.

Un vecchio acido come me potrebbe passare ore a borbottare su cosa non gli è piaciuto, sugli errori e sulle conclusioni affrettate, ma per questa volta preferisco dirvi cosa mi ha colpito. Una cosa sola, tanto semplice quanto rara. Il cuore. Questo testo è scritto con il cuore, e lo dimostra la volontà di donare in beneficenza il ricavato.

Greta è una ragazza giovane convinta di voler aiutare il prossimo, è sognante come lo sono solo coloro che sperano nel meglio senza fermarsi a guardare il peggio.

Grandi e piccini aprite le finestre, uscite sui balconi,
arrivano i contastorie, giullari, buffoni.
Regaleremo fiabe, avventure e mitici sogni.
Perché non solo il pane è il primo dei bisogni

Fate la cosa giusta.

A presto.

Delos

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