Recensione: “Quattro lune di Giove al Capo delle Volte” di Silvia Tebaldi.

Cari amici distopici, vi riporto la trama di questo racconto lungo edito da Zona42:

“Ci penso ora, nel buio. Mi fido, si fida.” Immagina una città, due città, città reali, così vicine eppure così inquietanti. Le vie di queste città si riempiono di visioni strane, quasi apocalittiche. Vie che un tempo sono state canali, ora solcate dalle onde della Rete. Ai due estremi di una strada che si dipana lungo una pianura immensa, due persone resistono nel buio, prima da sole, poi insieme. Le parole di Silvia Tebaldi ci portano fin nel centro di una nuova savana urbana, dove la natura viene a chiederci il conto di tutto quel che ci resta, e dove resistere forse non sarà stato sufficiente. Dove, all’improvviso, appaiono le quattro Lune di Giove.

RECENSIONE:

Quattro lune di Giove al Capo delle Volte ci catapulta in un mondo che di umano non ha nulla, se non lo scambio di messaggi che avviene tra due personaggi che lavorano per un certo Novez. Il Pianeta è stato ridotto a brandelli da dei virus (non ci sono molte spiegazioni in merito) e la vegetazione ha preso il sopravvento, inghiottendo tutto quello che trova lungo il suo cammino. Le fotografie che una volta giravano su internet non sono più free, bensì in vendita ed è proprio Novez a guidare il loro commercio. 

I due protagonisti cercano di farsi forza per sopravvivere in questo mondo fatto di connessioni e restrizioni, ma ciò che non mi ha fatto impazzire è che entrambi “parlano” allo stesso modo. Non si distinguono, se non per il nome scritto all’inizio del dialogo, inoltre, “parlando” in un italiano scorretto, ci ritroviamo a dover interpretare frasi sconnesse tra loro (ma magari non ho capito io, in effetti, non è che mi siano molto chiare la storia e il messaggio). Quello che invece è lampante è l’atmosfera, a tratti inquietante, suscita solitudine, emarginazione, tristezza; un po’ quello che sta accadendo a molte persone durante la pandemia. 

Una lettura veloce, considerando che il racconto è lungo 64 pagine, piacevole, di cui però mi sarebbe piaciuto capire di più.

Alla prossima,

Tania Dejoannon

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