Recensione: “Zombi Kalergi” di Lukha B. Kremo.

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TRAMA

Da un lato c’è la Cittadella, dall’altro orde di zombie. Nel mezzo, il Muro. Almeno, è questa la versione ufficiale.

E se uscire dal Perimetro fosse possibile? Se avessero ragione i No-Wall? Soprattutto: se gli zombi non fossero gli esseri disumani che la propaganda dipinge?

RECENSIONE

Nascosta da un muro invalicabile la popolazione della Cittadella vive al sicuro dalle orde di zombi che devastano il territorio. Una condizione che li illude di poter essere migliori dei disperati che tentano di sopravvivere fuori dall’ultimo baluardo della civiltà.

Zombi Kalergi è un racconto lungo che fa di alcuni dettagli il suo punto forte, lasciando, purtroppo, il resto della storia a un livello troppo poco approfondito per poter essere apprezzata, almeno da me. L’ambientazione è forte, permea la narrazione senza appesantirla. Gli zombie sono disperati e non tutti li vedono come mostri, qualcuno vuole aiutarli e altri li controllano macchiandosi di orrori ben peggiori.

Lukha B. Kremo è un ottimo autore, sa scrivere molto bene, ma devo ammettere che questo racconto non mi ha convinto molto. Non appena la storia inizia a prendere velocità arriva una conclusione troppo affrettata, troppo veloce per le implicazioni che si porta dietro. Avrei preferito avere una decina di pagine in più, un narrato che chiudesse le vicende di Teschio e della Cittadella, piuttosto che una chiusura concettuale.

Concettuale, sì è la parola che ho usato. Nell’ultima parte del racconto, viene esposta una teoria che è alla base di tutta la vicenda. Un piano che pone temi come la sopravvivenza razziale al di sopra della trama. Un’idea che ho apprezzato ma che, come dicevo, ha avuto poco spazio e mi ha lasciato un senso di insoddisfazione nelle ultime pagine.

Zombie Kalergi è un mordi e fuggi, è un aperitivo a una storia che potrebbe avere un respiro molto più ampio. Gustosa ma non abbastanza da saziarmi. Avrei gradito un’altra ventina di pagine, è un peccato (e anche un piacere) finire un testo avendo voglia di poterne leggere ancora.

A presto.

Delos

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