Recensione: “Polvere Z” di R. Risso.

TRAMA:

Torino, 2032. Le autorità predispongono un piano per sopperire ai crescenti disordini legati alla crisi economica e alla conseguente malnutrizione dei cittadini. Una polvere sintetica, in grado di integrare la dieta degli abitanti, potrebbe essere la soluzione. Viene scelto un quartiere come luogo per una prima sperimentazione su larga scala, su cavie inconsapevoli che non hanno più nulla da perdere. I risultati sono catastrofici, il sangue dei civili inonda le strade ammantate di follia. I superstiti dovranno unirsi per fuggire e combattere chi è determinato a cancellare tutte le prove dell’accaduto.

RECENSIONE:

Uscito da poco nella collana Dystopica di Delos Digital, questo romanzo breve di Roberto Risso raccoglie diverse suggestioni e le compone in una storia originale, arricchita da una ben riuscita ambientazione pseudo realista nella Torino del 2032 che aggiunge un tocco di verosimiglianza a una storia che appare improbabile ma non impossibile.
Siamo nel pieno di una crisi economica che porta la gente a una condizione di drammatica denutrizione. Per porre rimedio le autorità sperimentano la polvere 2HJ-32 che sazia e toglie la fame ma sembra avere degli effetti collaterali per nulla piacevoli. I cittadini di un intero quartiere vengono scelti come cavie. Il risultato è che diventano bestie assassine assetate di sangue e devono essere abbattute dai cecchini dell’esercito.
Scampa al massacro il protagonista Fabio Martinelli che in una prima scena vediamo uccidere due negozianti solo per potersi procurare del cibo, e poi dopo aver visto morire la moglie ed essere stato aggredito dal figlio ormai trasformato in un mostro, finisce in ospedale rischiando di morire anch’egli. Qui però legato al letto continua a essere usato come cavia per trovare il giusto dosaggio della polverina che toglie la fame. Sfuggito coraggiosamente alle grinfie degli sperimentatori troverà rifugio nelle segrete dell’Ospedale alle Molinette dove incontrerà il gruppo dei resistenti, ma il suo destino sarà di restare un animale braccato.

– Ma sarà vero che non fa più sentire la fame? – Lo stomaco della donna fece un lungo borbottio.

E’ pallida per la fame. Quanta gente che non ha mangiato incontrerò oggi? La sua bocca aveva preso una piega amara.


Come si diceva, Risso è bravo nel mettere insieme elementi diversi della tradizione distopica, dall’immaginario zombie a quello dell’epidemia, collocandoli però nel bel mezzo di quella crisi economica e alimentare che sembra essere uno dei tratti più attuali della realtà di oggi. Ma non si può fare a meno di sottolineare quanto egli sia efficace nel far emergere il cinismo delle autorità, insensibili e indifferenti al sacrificio umano, e dei militari che appaiono quasi divertirsi nel far saltare le teste delle persone a colpi di fucile. Un generale clima di disumanità domina tutta la narrazione, nessuno si chiede come mai la gente muoia di fame, nessuno sembra capace di ritrovare un briciolo di umanità.
Una bella lettura, e anche una bella conferma per la collana, che continua ad offrirci narrazioni singolari e accattivanti.


STEFANO ZAMPIERI

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