Recensione: “Prototype” di Radical Entertainment e Activision.

«Cosa sono diventato? Qualcosa in meno di un uomo. Ma anche qualcosa in più.»

(Alex Mercer)

Cominciamo col dire che “Prototype” é uno dei miei videogiochi preferiti.
Si, lo so, possono essercene di più belli eccetera, ma “Prototype” é come “il mio fucile” in Full Metal Jacket.

Il primo ricordo che ho di questo videogioco é che lo rubai dallo scomparto CD di un mio conoscente quando andai a casa sua. Fu il primo gioco che giocai per Xbox. E fu qualcosa di spettacolare. Avevo 15 anni e possedevo una consolle da quando ne avevo 7. Ero abituata a videogiochi come quelli della Disney (Mulan, Hercules e la Sirenetta per dirvene alcuni) e a guardare mio padre che giocava a Metal Gear Solid. Di tanto in tanto menavo le mani con Tekken 3, ma niente di serio.

“Prototype” fu la mia prima sfida. Ed ero un sacco arrugginita.

Gioco in terza persona uscito il 12 giugno 2009 in Europa e il 9 in America, sviluppato da Radical Entertainment e pubblicato dalla Activision, “Protype” é giocabile per Xbox 360, Play Station 3 (madonna che ricordi) e anche PC.

La nostra avventura inizia con un Taxy di New York City che viene attraversato da qualcosa di insolito e un gruppo di pattuglia. Le condizioni in cui imperversa la città sono catastrofiche: edifici abbandonati, macchine distrutte e accartocciate fra loro, cadaveri e strade con più buche di quelle che trovate a Roma.
Su un grattacielo c’è un uomo dal volto coperto con un cappuccio: Alex Mercer. No non é parente di Mattew Mercer, Dungeon Master di Critical Role, e (piccolo spoiler) non vedremo mai il suo volto per intero se non da un certo punto del gioco in poi.
Io, che non avevo giocato ad Assassin’s Creed prima, mi gasai un sacco quando lo vidi.

Lui si presenta come la ragione di tutto.

Un virus letale é stato rilasciato tre settimane prima a Penn Station e lui si é svegliato in obitorio senza alcun ricordo e con un unico scopo: trovare chi lo ha fatto diventare “così”.

Il gioco, da qui in poi, é un flashback delle tre settimane precedenti in cui il virus si muove e così anche Alex, cercando di trovare i tasselli di un puzzle confuso per poi rimetterlo insieme in un unico colpo di scena che é il finale.

Fra complotti del governo, virus “scappati dai laboratori”, esperimenti segreti e un’orda mutante in costante espansione, noi ci troveremo nel mezzo della battaglia fra umani e mutanti. I primi ci considerano un mostro da fermare, un assassino e chissà cos’altro, mentre i secondi ci riconoscono come “estranei” e quindi roba da eliminare.

La trama é lineare, con qualche chicca sbloccabile con i ricordi, pezzi di memoria altrui che Alex potrà “assorbire”, e lentamente ci farà capire come é nato il virus, come ha fatto ad arrivare in America e infine perché Alex é coinvolto in tutto questo.

Regà, la grafica del 2009! Quanto vi sentite vecchi ora?

Il gameplay é vario ma anche molto semplice: il giocatore ha molti modi per affrontare le sfide, alcune missioni richiedono un approccio stealth, reso possibile dal camuffamento, e in altre potremo sfogare la nostra frustrazione e odio verso il mondo spaccando cose.
Nei primi minuti di gioco possiamo vedere le molteplici abilità di cui dispone il nostro uomo, per poi doverle sbloccare durante tutta l’avventura.
Oltre ad armi di distruzione che si possono diversificare grazie a combo via via sempre più lunghe e scenograficamente belle, Alex ha anche il potere di assorbire, consumare, camuffarsi e vari tipi di visione.

Il gioco ci permette anche di spendere punti abilità in modo assolutamente personale, in modo da avere uno stile tutto nostro e fatto su misura per il nostro modo di giocare.

L’ambientazione é cupa e a tratti claustrofobica in alcune parti del gioco, caratterizzata da colori spenti ad eccezione per ciò che riguarda il virus con la sua gamma di rossi.
Man mano che andiamo avanti nel gioco assistiamo al cambiamento di New York City, dalla metropoli che siamo abituati a vedere anche nelle foto odierne, con spruzzi di verde alternati a grattacieli, ad una città sempre più malata, infetta e pericolosa.

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Il gioco ci fa vedere solo l’approccio dell’esercito al virus: i civili con cui avremo a che fare in questo gioco saranno veramente pochi e ciò ci fa concentrare anche sulla risposta lenta del governo e su quanto l’esercito sia spietato. Gli infetti vanno uccisi e, come vedremo nel filmato iniziale, anche quelli che a prima vista potrebbero non sembrarlo.
Un modo di risolvere il problema anche piuttosto infantile che si riduce in: ci sono mostri più grossi? Mandiamo quello che di più grosso abbiamo.
Tuttavia l’esercito sarà più volte una spina nel fianco oltre che nemico giurato di Mercer fin dall’inizio e ciò sarà reso molto più chiaro nel finale.

Insomma, non ho voluto spoilerarvi nulla anche perché ho appreso che nel 2021 uscirà il terzo capitolo della saga e sono piuttosto curiosa di vedere che cosa ne uscirà e come si evolverà la cosa!.

Code Zanna

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