Recensione :” Resident Evil” della Capcom

Keeper’s Diary

May 16th 1998
I heard a researcher who tried to escape from this mansion was shot last night. My entire body feels burning and itchy at night. When I was scratching the swelling on my arms, a lump of rotten flesh dropped off. What the hell is happening to me?
May 19, 1998
Fever gone but itchy. Hungry and eat doggy food. Itchy itchy Scott came. Ugly face so killed him. Tasty.

Itchy.
Tasty.

Ebbene sì signori, è arrivato il momento.
Perché qualcuno doveva pur parlarne.

“Ma Zanna” mi direte voi “Resident Evil” è un survival horror, non un distopico!” beh, può darsi…
O forse no.

“Resident Evil” è una saga di videogiochi prodotta dalla Capcom. Ha una trama piuttosto semplice e lineare (almeno finché non sono saltati fuori vampiri, bambine che sembrano possedute, non hanno pompato Chris manco fosse un bodybuilder e non hanno deciso di farci i film con la Jovovich) ed è ambientato ai giorni nostri.
Cioè, era ambientato visto che sono passati quasi 20 anni anche dal Remake del primo.

20 anni… Sto facendo vecchia.

Saltiamo le mie turbe mentali sul tempo che avanza e iniziamo questa recensione.

ATTENZIONE: La recensione sarà basata sul remake del primo “Resident Evil”, dato che non ho potuto giocare l’originale, dunque mi baserò solo su quello.
RECENSIONE:


Allora, la scena di apre con sto tipo che si alza lentamente da quello che sembra un lettino di ospedale, tipo quelli che vedi nei film americani quando vanno nei manicomi abbandonati, e non riesce nemmeno ad alzare la coperta che subito viene fucilato.
E già qui capisci il mood allegro e spensierato del gioco.
Per non parlare dell’occhio indagatore che appare nel menù di gioco e la soave voce che ti ricorda che stai giocando a “Rresident Ivl” (Perché lui lo dice così, regà. Non mi dite di no).
Una voce bella, roca che ti trasmette il messaggio del “DEVI AVERE PAURA”.
Perché in questo gioco l’avrai. Oh se ne avrai.

La squadra Bravo era stata mandata nei pressi di questa villa situata in una foresta a nord-est di Racoon City ma è scomparsa nel mezzo della missione, che se sparisci così non sei molto “Bravo” senti a me. L’ingrato compito di andare a capire che cosa è successo e perché questa abbia deciso di ghostare il governo come una ragazza farebbe con quelli che le mettono le reaction del fuoco alle storie di Instagram, tocca alla squadra Alpha.

Nella “Compagnia del muorello” ci sono: Wesker, l’equivalente di Arnold Schwarzenegger in “Terminator”, Jill Valentine, la quota rosa del gruppo che mi chiedo ancora come sia ancora viva, Chris Redfield, amicone nazionale nonché padre putativo di chi con questa saga ci è cresciuto, Berry, il motivo principale per cui Jill è viva, e poi un tizio che io chiamo “carne sacrificale perché doveva essercene uno”.


Il nostro caro amico Carne, infatti, è il primo che crepa. Non entra nemmeno nella villa: viene subito aggredito da dei cani che evidentemente sono stati cresciuti a acqua e odio verso gli esseri umani, nemmeno i croccantini gli danno. Tutto questo davanti a Jill che viene, ma guarda un po’, salvata da Chris che spara al doggo che stava per attaccarla.
Nella squadra c’è anche il loro pilota, Brad, che vista la situazione decide di fare la cosa più sensata: pensare a sé stesso, decollare e lasciare i quattro sacrificabili per salvarsi.

La storia è tutta incentrata su questa villa, su ciò che viene fatto al suo interno e su cosa diavolo sono quelle cose che hanno attaccato tutte quelle persone mangiandole vive.
Ovviamente i nostri amici non hanno mai visto uno zombie, probabilmente non hanno mai visto un film horror da 30 anni a questa parte, oppure scartano a priori l’idea che sia impossibile l’esistenza di morti viventi perciò non hanno la più pallida idea di cosa non vada nel cervello di quelle persone pallide ed emaciate che vanno loro incontro caracollando ed emettendo suoni strani, tipo me la mattina appena sveglia.


E il compito della squadra Alpha sarà doppio: non solo devono completare la missione della squadra Bravo e cercare di riportare qualche superstite (ahahah, superstite) in salvo, ma devono anche sopravvivere e portare a casa la loro di pellaccia.

In “Resident Evil” abbiamo la possibilità di giocare un personaggio a scelta fra Jill e Chris. Se sceglierete la prima, potrete contare sull’aiuto di Berry ma dovrete ritrovare Wesker e Chris che, nemmeno entrati nella villa, spariranno misteriosamente; se invece scegliete Chris, beh non ci sarà nessuno a salvarvi le chiappette. Buona fortuna!

Molti giochi e film horror fanno leva sullo jumpscare per spaventarti: qualcosa di improvviso che appare sullo schermo e fa “bu!” e tu ti spaventi per 0,5 secondi. “Resident Evil” fa leva non sullo spavento, ma sull’ansia.
La telecamera non è direzionabile e talvolta tu non vedi da che parte arriva lo zombie, se è uno normale oppure di quelli più ostici, dunque ti dà la sensazione di pericolo costante ad ogni angolo. A questo si aggiunge la possibilità limitata di salvare e il nostro inventario, veramente ridotto all’osso rispetto a quelli moderni a cui sono abituata.
Dunque ci troviamo in una situazione dove ad ogni angolo che giriamo potremo rischiare di morire, una villa disseminata di porte di cui dovremo trovare le chiavi e puzzle da risolvere, mettiamoci anche che possiamo salvare solo in presenza di una macchina da scrivere e SOLO se abbiamo il nastro d’inchiostro (limitato anche quello e che dobbiamo trovare all’interno del gioco).
La sopravvivenza della sottoscritta, che già gioca poco agli horror figuriamoci ai survival, è stata veramente messa a dura prova.

Il remake di “Resident Evil“, una saga praticamente conosciuta da tutti ormai, è una buona trovata per far rivivere agli appassionati della saga il loro primo amore e per avvicinare anche nuovi potenziali seguaci. Non è cambiato nulla dal vecchio gioco, solo la grafica. Questo gioco unisce l’ignoranza inenarrabile grazie alla formula “trova le armi grosse per ammazzare nemici sempre più grossi” all’ansia della consapevolezza che se sprechiamo tutte le munizioni o non abbiamo spazio per equipaggiarle allora siamo fottuti.

Dunque torniamo alla domanda delle domande: “Resident Evil” è un distopico?
Secondo me sì.
Dal vocabolario Treccani, voce distopia: “Previsione, descrizione o rappresentazione di uno stato di cose futuro, con cui, contrariamente all’utopia e per lo più in aperta polemica con tendenze avvertite nel presente, si prefigurano situazioni, sviluppi, assetti politico-sociali e tecnologici altamente negativi”.
Quindi, abbiamo degli zombie che in precedenza erano esseri umani, abbiamo degli esperimenti scientifici nascosti dalla Umbrella Corporation e fatti su cavie umani, un virus che doveva essere usato per creare super soldati… Insomma, abbiamo la progressione scientifica a livello negativo, la previsione di una cosa futura altamente negativa (un mondo pieno di zombie), la teoria dei super soldati e le ciò di cui i no vax hanno più paura: il Virus T.

Ah già, e potete uccidere il boss finale con un lanciarazzi.
Amo queste conclusioni ignoranti in una distopia!.

Code Zanna

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