Recensione: “Garibaldi a Gettysburg – Ritorno a Gattysburg” di P. F. Prosperi.

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TRAMA:

Una incredibile cavalcata tra gli Universi paralleli per Andrea Venier, insegnante veneziano di liceo che, chiamato negli USA come consulente per un film fantastorico sulla (mancata) partecipazione di Garibaldi alla Guerra Civile, al ritorno si trova scaraventato in una realtà in cui la sua amata Venezia, ovvero Venedig, è un Land della Repubblica Federale Austriaca. Cosa è successo? La risposta è in America, dove il Sud aristocratico e schiavista ha vinto la Guerra Civile. C’è una sola possibilità di ripristinare il corretto corso della Storia, e Andrea vi si impegna con tutto se stesso, per trovarsi però proiettato, in Ritorno a Gettysburg, in un incubo ancora peggiore, in cui a Venezia e in tutta Europa sono le bandiere con la svastica a dominare, perché un nuovo cataclisma temporale ha mantenuto l’America neutrale nell’ultimo conflitto, lasciando via libera alle armate hitleriane nel vecchio Continente. Ma non tutto è perduto…

RECENSIONE:

Metto subito le mani avanti, questo non è un distopico, non nel senso stretto del termine, è un ucronico in cui il butterfly effect domina e crea più danni del semplice non far niente.

La trama dice tutto il necessario della storia, non voglio aggiungere nulla per non rovinarvi la lettura. Come dicevo è un ucronico che mescola continuamente le carte, trascinando il protagonista della storia in un’avventura disperata per riportare tutto alla normalità.

Nonostante le difficoltà create da questa tipologia di storie, soprattutto per quel che riguarda gli incastri storici e la “credibilità” nella finzione ucronica, i due testi sono di semplice lettura. L’autore non appesantisce la narrazione con digressioni o con un immaginario storico troppo dettagliato, racconta quello che serve e lascia che sia lo svolgersi della storia a colmare il resto.

Prosperi porta il lettore in un’avventura fatta di paradossi temporali, what if, spionaggio e un pizzico di impossibilità. Non tutto si incastra perfettamente, ogni tanto qualcosa sfugge, ma senza gravi conseguenze.

“Garibaldi a Gettysburg” non è perfetto, a gusto personale ho preferito “Ritorno a Gattysburg”, ma ha il grande pregio di saper intrattenere. Non sono romanzi che hanno la pretesa di insegnare la storia, che vogliono analizzare la società o le conseguenze delle nostre azioni. Sono semplicemente, e splendidamente, romanzi d’avventura. Leggeri, imperfetti, ma capaci di farsi leggere in una manciata di giorni e di lasciare il lettore (me in questo caso) felice di aver letto qualcosa senza doversi sforzare di coglierne i significati nascosti.

Insomma, un buon caro e vecchio scifi d’avventura.

A presto

Delos

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