Ken il Guerriero (Hokuto no Ken)

Ken il Guerriero (Hokuto no Ken) è un manga pubblicato dal 1983 in Giappone, da cui è stato tratto un anime a partire dall’anno successivo.

Creato da Tetsuo Hara e Buronson, pseudonimo dello sceneggiatore Yoshiyuki Okamura, ne sono state tratte due serie animate prodotte a partire dall’anno successivo da Toei Dogae Fuji Television e diversi altri prodotti, in tempi più recenti.

La storia

La storia di Ken il Guerriero è ambientata in un mondo sconvolto dalle esplosioni atomiche, che hanno fatto evaporare gli oceani e reso le praterie dei deserti inospitali. Tra i sopravvissuti c’è Kenshiro, sessantaquattresimo erede della divina scuola di arti marziali di Hokuto. Nella prima serie il suo obiettivo si concentrava nella lotta per ritrovare la sua fidanzata rapita, ma ben presto diviene evidente che il protagonista ha nelle sue mani il destino dell’intera umanità.

I disegni

Il primo aspetto che colpisce in Ken il Guerriero sono i disegni. Essi sono opera di Tetsuo Hara, artista giapponese che soffre di una rara deformazione oculare, che lo costringe a ritoccare più volte i suoi lavori per correggere gli errori di prospettiva indotti dalla sua malformazione. Forse anche per questo motivo le sue tavole sono molto più curate della media degli autori di manga. Pur se affiancato da uno sceneggiatore,Tetsuo Hara oltre che il disegnatore è stato anche il creatore di Ken.

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Quali sono gli altri motivi che rendono i disegni di questo capolavoro speciali?

Sono il perfetto prodotto degli anni ’80. L’ambientazione e lo stile grafico sono, con tutta evidenza, tratti dalla serie Mad Max. Kenshiro, che inizialmente aveva una fisionomia simile a Bruce Lee, diventò col tempo sempre più somigliante a Sylvester Stallone. Ma anche tra i comprimari si annidano famose star degli anni ’80: Han, ad esempio, è ispirato al cantante Freddie Mercury, Falco a Dolph Lundgren, Bask ad Hulk Hogan.

In secondo luogo, nei disegni e l’ambientazione di Ken il guerriero si trova una commistione unica tra cultura occidentale e orientale: arti marziali e punk, cavalieri e ninja, kimono e chiodo, filosofia orientale e rock. Anche la fisionomia dei volti è mista: se quella dei bambini e delle donne ha uno stile più manga, quella maschile è più legata al fumetto occidentale.

In Italia, l’anime di Ken è stato trasmesso a fine anni ‘80 insieme ad altri prodotti di una ventina di anni prima (vedi Fantaman), quindi agli occhi di molti spettatori risultò tecnicamente strabiliante. Ma anche facendo una comparazione con opere contemporanee, la qualità delle animazioni, inizialmente gravata da eccessivi ricicli di animazione, diventò poi eccellente.

Ma la cosa più caratteristica delle immagini di Ken era la loro violenza. Oggi sarebbe impensabile mandare in onda di pomeriggio simili sequenze splatter ma anche rispetto i canoni televisivi dell’epoca… tutto lascia pensare che il sistema di censura italiano sottovalutasse la violenza degli anime giapponesi.

I personaggi

I principali antagonisti e comprimari di Ken sono personaggi carismatici, profondi. Raul, l’antagonista principale della prima serie, è uno dei migliori cattivi mai visti in una serie animata giapponese: ricco d’ambizione e d’onore, alla ricerca dell’estrema forza e di una felicità che nemmeno a lui è concessa. Ma anche i personaggi più spietati, come Sauzer, vengono umanizzati e ciò contribuisce ad una notevole drammaticità delle scene.

Ciò crea una situazione paradossale: nonostante la violenza delle immagini, Kenshiro è per certi versi meno violento di altre serie analoghe, perché la morte dei personaggi (dei protagonisti) colpisce, emoziona.

Le musiche

Le musiche sono eccezionali, si passa da musiche epiche a musiche struggenti.

La sigla italiana della prima è scritto da Lucio Macchiarella su musica di Claudio Maioli, che ha collaborato, alla tastiera, con artisti del calibro di Lucio Battisti e Ivan Graziani.

Tough Boy eseguite dal gruppo TomCat, è un vero inno generazionale.

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Ken in Guerriero non è esente da difetti: alla lunga sconta una certa ripetitività nelle situazioni; Ken stesso, per molti versi, è meno “carismatico” di molti dei coprotagonisti. Ma sono dettagli.

La realtà è che si tratta di un’opera innovativa e con grande carattere, che continua ad essere un punto di riferimento imprescindibile nell’animazione nipponica.

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