I Grandi Classici #6: "Noi" di Evgenij Ivanovič Zamjatin

Romanzo dalla gestazione travagliata: ancor prima della sua pubblicazione, fu messo al bando e l’autore stesso, Zamjatin,  fu costretto ad abbondare il patrio suolo e a emigrare in Inghilterra dove, nel 1924, riuscì a dare alle stampe il libro “vietato” nel paese natìo, ovvero la nascente Unione Sovietica.

Il titolo, brevissimo, in russo si scrive così: “Мы”, ed è l’equivalente, appunto, del pronome “noi”.

Poco conosciuto in Italia benché gli sia stata attribuita, dalla critica internazionale, un’indole profetica ed altresì lungimirante.

Scritto tra il 1921 e il 1924, venne pubblicato in Russia, patria dell’autore,  solo nel 1988. Influenzò in varie forme “Il mondo nuovo” di Aldous Huxley e “1984” di George Orwell che lo recensì, nel 1946, per l’edizione francese.

LA TRAMA

scansione-copertinaI nomi  e i cognomi non esistono più nello “Stato Unico” che, per imporre la sua perfetta civilizzazione, ha dovuto vincere una lunghissima guerra.  Sigle alfanumeriche indentificano le persone che vivono sotto un’enorme cupola verde, svegliandosi alla stessa ora, mangiando alla stessa ora, passeggiando alla stessa ora, e dedicandosi alle attività sessuali, regolate e controllate, solo dopo avere effettuato la prenotazione del partner con il quale si desidera scambiare più di qualche effusione.
D-503 lavora come ingegnere e sovraintende la costruzione dell’Integrale, un’astronave spaziale che porterà nell’universo la matematica felicità raggiunta sulla terra. Ma D-503 incontrerà I-330: una donna che inizierà a complicargli la vita a tal punto da contrarre una irrazionale malattia.

LA RECE

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Leggere il romanzo di Evgenij Zamjatin nel 2017, pensando che fu scritto fra il 1920 e il 1921, è un’esperienza quantomeno affascinante. Come poi, questo libro, rimanga ancora poco conosciuto e non gli venga attribuita la stessa valenza letteraria di grandi opere come “Il mondo nuovo” di Huxley e “1984” di Orwell, rimane un mistero tutto  da scoprire.

Forse la provenienza dal mondo russo lo ha penalizzato rispetto all’egemonia della cultura occidentale che comunque lo ha aiutato a venire allo scoperto ( come dicevamo, “Noi” fu pubblicato in russo solamente nel 1988).

L’appassionato del genere distopico troverà tutto quello che cerca: accompagnato da una scrittura sincopata, in grado di trasmettere le emozioni estranianti del protagonista, che è immerso in un futuro alienante, subirà in prima persona le aberrazioni di ciò che comunemente è considerato progresso tecnologico e sociale. In “Noi” domina lo “Stato Unico” in cui la popolazione, se ancora può definirsi tale, è la ramificazione cellulare di un solo corpo  guidato dalla perfezione matematica: l’uomo non è più persona ma unità assemblata in un meccanismo strutturato e globale. In questo incastro, rigoroso e incontestabile, la ripetizione all’infinito è fonte di felicità e, per mantenerla, l’inciampo deve essere corretto immediatamente e trattato come una pericolosa anomalia che può dar vita a strane forme di riflessioni. Concetti apparentemente semplici come “fantasia” o, più complessi, come “anima”, costituiscono patologie molto gravi. Zamjatin, attraverso gli appunti del suo personaggio D-503, conditi a volte di sprezzante ironia, sembra parlarci da un mondo parallelo in cui l’umanità ha deciso di sottrarsi a se stessa pur di vivere in pace e serenità. Questi piccoli riassunti di vita plasmata sull’esattezza scientifica raccontano una versione, futura e paurosamente plausibile, della nostra società, o più semplicemente, di noi.
Chi ha subìto la fascinazione del fordismo religioso de “Il mondo nuovo” o della figura del “Grande Fratello” orwelliano, non può sottrarsi alla lettura di quest’opera fondamentale. Una potente critica socio-politica che si fa monito per l’intero genere umano, il tutto declinato mendiante le travolgenti vicende del protagonista del romanzo.

L’INCIPIT

<< Mi limito a trascrivere – parola per parola – quanto pubblicato oggi sul Giornale di Stato >>
“Di qui a 120 giorni verrà ultimata la costruzione dell’Integrale. Si approssima il grande, storico momento in cui il primo Integrale si librerà nello spazio dell’universo. Mille anni fa i vostri eroici avi assoggettarono al potere dello Stato Unico l’intero globo terrestre. Vi apprestate a un’impresa ancor più gloriosa: grazie all’Integrale di vetro, elettrico e ignivomo, integrerete l’inifinita equazione dell’universo. Vi apprestate ad assoggettare al benifico giogo della ragione esseri ignoti che dimorano su altri pianeti e, forse, ancora si trovano allo stato brado della libertà. Se costoro non comprenderanno che rechiamo loro la felicità matematicamente infallibile, nostro dovere è: costringerli ad essere felici. Ma prima delle armi, sperimenteremo la parola”

E’ un inizio fulminante e carico di significato. Zamjatin ci catapulta nella realtà alternativa di “Noi” con la notizia del giorno, riportata dal “Giornale di Stato”. Si fa cenno alla diffusione di felicità nel selvaggio universo, in un modo molto simile alle nostre attuali “esportazioni” di pace in nazioni ritenute pericolose.

SIPARIO

Per accommiatarci in modo dignitoso, coniughiamo contemporaneamente passato, presente e futuro. Il passato è rappresentato dall’epoca che vide i primi vagiti dell’opera di Zamjatin, il futuro dalla realtà immaginata dallo stesso autore russo e il presente interpretato per l’occasione dai Pet Shop Boys. La band britannica nel 2006 (non proprio presente, ma quasi passato, ma so che sarete tolleranti) compose un brano dal titolo “Integral” ispirandosi a “Noi” e, nello specifico, all’astronave che nel romanzo dovrebbe essere foriera di pace nell’universo. Buona lettura e buon ascolto!

“Long live us
The persuaded we
Integral
Collectively
To the whole project
It’s brand new
Conceived solely
To protect you
One world
One reason
Unchanging
One season”

2 Replies to “I Grandi Classici #6: "Noi" di Evgenij Ivanovič Zamjatin”

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