Recensione: "Io e gli zombie" di Roberto Piccinini

Trama

La popolazione mondiale è stata decimata da un letale virus che trasforma gli esseri umani in zombie. Roberto, dopo aver perso la moglie, ha una sola speranza per sopravvivere: rifugiarsi a Lucca, che con la sua cinta muraria medievale ancora intatta può garantire protezione. Ma arrivarci non sarà semplice. Attraverso un paesaggio fatto di devastazione e disperazione, proverà a portare a termine quella che sembra essere un’impresa disperata.

Recensione

Chi mi segue su Leggere Distopico sa che io vado matta per le storie sugli zombie in tutte le salse (mangio zombie a colazione insomma), così quando “Il Grande Capo” mi ha proposto di recensire questo romanzo, per giunta di un autore italiano, non ho potuto rifiutare.

Io e gli zombie – Volume 1, è il primo libro di una saga di Roberto Piccinini totalmente italiano; l’autore è italiano, l’ambientazione è italiana e anche lo stile, così veloce e conciso è proprio degli autori made in italy.

Ma analizziamo una cosa alla volta:

Lo stile utilizzato dall’autore e veloce e personale; il lettore si trova subito catapultato negli eventi e nella vita del protagonista, Roberto (come il nome dell’autore stesso) e grazie ai suoi ricordi e pensieri riesce a capire cosa è successo e cosa sta succedendo in quel  momento. Dopo una breve introduzione sulla sua vita e sulle condizioni della sua famiglia, Roberto decide di partire e cercare di salvarsi o almeno di farsi uccidere in maniera eroica. Un protagonista così ironico e ben delineato non lo vedevo dai tempi di “Io sono legenda”; Roberto è un semplice essere umano che nonostante sappia che non potrà mai essere l’eroe di un film con mitra ammazza-morti e super macchinone, diviene un eroe più realistico che viaggia in bicicletta armato di coltelli da cucina (cosa che ha molto più senso nella nostra Italia).

Grazie a un viaggio on the road un po’ vecchio stile, Roberto riuscirà a trovare ciò che ha perduto sotto forma di mille cose diverse.

Il libro è diviso in due parti, una che riguarda il viaggio appunto e una parte che ci presenta invece un rifugio sicuro. Personalmente mi è piaciuta di più la prima parte perché l’autore è stato molto più bravo a gestire “il protagonista e gli zombie” piuttosto che “il protagonista e altre persone”.

Ho apprezzato tantissimo le idee che aveva l’autore sui luoghi e il modo di propagazione del virus, nonché sulla sua probabile causa; questo perché molto spesso gli autori si focalizzano troppo sugli zombie e poco su come lo sono diventati. Questo romanzo, nonostante il ridotto numero di pagine, aveva dentro tutto quello che cercavo e sicuramente mi tufferò al più presto sul prossimo volume per parlarvi ancora di Roberto e i suoi zombie.

Qui tutte le info sulla serie.

Alla prossima!

-Marika

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