Recensione Fumetto: “La sfera suprema-Trittico Zeta” di Filippo Ferrucci e Riccardo Iacono

Buongiorno amici ben ritrovati al nostro piccolo appuntamento dedicato ai fumetti. Oggi vi voglio parlare de La sfera suprema-Trittico zeta edito dall’associazione culturale Electric Sheep Comics, un’opera che mi è capitata tra le mani e che penso valga la pena di essere condivisa.

RECENSIONE

Partiamo dal titolo, cos’è la Sfera suprema? Non si sa, nel Trittico zeta non viene mostrata e nemmeno spiegata come ci si aspetterebbe, è solo un nome che capeggia sulla stesa di tutti creando dubbi.

La storia si svolge in una galassia a noi sconosciuta ma molto simile alla nostra, su un pianeta chiamato Demenzel e più precisamente nella città di Fiorimburgo dove risiede l’Imperatore mondiale.

Ok ci ho provato ma con dei nomi così non riesco a rimanere serio… Trittico Zeta è una storia umoristica e grottesca, in cui personaggi impossibili vivono no-sense narrativi al limite della querela.

Sesso, eccessi, violenza e parolacce sembrano voler raccontare la nostra società in un universo senza limiti di censura, un luogo in cui quello che vediamo quotidianamente attraverso il velo del perbenismo domina incontrastato.

Con uno stile narrativo che ricorda molto un misto tra Tamburini e
Zerocalcare, volendo nei narrativi c’è anche un piccolo richiamo a Ortolani, e un tratto grezzo vagamente ispirato a Edika e Bisley (e spero che nessuno mi quereli, al massimo do la colpa al loro dicendo che ho
dovuto scriverlo sotto coercizione
), Trittico Zeta è una storia nata dalla
penna di due ‘anta che hanno nascosto tra le vignette molti riferimenti alla cultura nerd.

Il fumetto non è vietato ai minori di 14 anni ma non lo consiglierei a dei ragazzini, e so che dicendolo li ho invogliati a correre a comprarlo solo per poter leggere qualche parolaccia o per vedere Sagat prendere un sacco di botte, non è politicamente corretto e non è adatto a un pubblico attento ai diritti umani.

Cos’ha Trittico Zeta più degli altri? Nulla ed è questa la cosa che mi ha colpito. I suoi creatori hanno ammesso molto candidamente di non essere nuovi pionieri della narrativa, non sono sperimentatori del supremo fumettistico. Hanno voluto scrivere una storia cinica e grottesca in cui molte battute sono grattate con la lima bastarda (si chiama così non fate quella faccia) e alcune invece hanno quel pizzico di malinconia che ci viene vedendo la realtà che abbiamo sotto gli occhi ogni giorno.

Non è un capolavoro e non è nato per esserlo, è un fumetto che vale la pena di essere letto per quello che vuole essere.

Ricordatevi che le querele vanno spedite a Filippo Ferrucci e Riccardo Iacono, potete anche mandargli qualche commento ironico o se proprio non ne avete un complimento credo che lo accettino.
A presto.
Delos Veronesi.

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