Recensione: “Gotico americano” di Arianna Farinelli

Ciao a tutti e a tutte!

Rieccomi in pista a tediarvi! Da un po’ non mi facevo sentire perché impegnata in altre letture per un altro blog con il quale collaboro. Quanto mi siete mancati da uno a dieci? Tremila!!! La nostra cara Liliana Marchesi non si è dimenticata di me, come del resto tutto lo staff! Verificando costantemente se fossi viva o meno! Grazie di esserci! Vi adoro!!! Ma ora basta con i convenevoli, ma ahimè, necessari, e eccomi nuovamente operativa per parlarvi di un romanzo veramente interessante. Mi riferisco a “Gotico americano” scritto dalla bravissima Arianna Farinelli, edito dalla casa editrice Bompiani.

Il libro ci narra l’intensa e sconvolgente storia d’amore tra il giovane afroamericano Yunus e la sua docente universitaria Bruna Bianchi. Siamo  negli Stati Uniti, a New York, anno 2016. Bruna è italiana ed è immigrata in America da vent’anni, insegna Scienze politiche all’università ed è sposata con Tom Bene, un medico in carriera. Ed è proprio per lui che Bruna decide di lasciare l’Italia, ma non solo, anche per dare forma ai suoi sogni e desideri e finalmente ottenere materialmente tutto ciò per cui ha sempre lottato tutta la vita, perché si sa, l’America è la terra dove tutto si realizza. In breve tempo, però, Bruna si rende conto che anche il Nuovo Mondo nasconde terribili insidie e che “non tutto l’oro è quello che luccica”. Ben presto il matrimonio con Tom si trasforma in una prigione dove i suoi genitori vogliono farla da padrone e prendere sempre più piede nelle decisioni della coppia. Con loro, il punto di rottura si raggiunge quando, il figlio minore, Mario, evidenzia tendenze omosessuali che non vengono accolte dai nonni proprio positivamente e di tutto ciò ne risente anche la figlia Minerva. Bruna è sempre più frustrata, Tom è sempre più sfuggente, il suo lavoro non decolla come avrebbe sperato e la vicinanza che le dimostra il giovane allievo Yunus la fa facilmente cadere in tentazione facendo accadere l’inevitabile. A questi fatti fanno sfondo le complesse vicende sociali che riguardano il razzismo, l’incarcerazione di massa, i diritti delle minoranze, il nazionalismo, l’ islamofobia, la democrazia e la guerra al terrorismo.

Il romanzo mi è piaciuto molto, lo stile dell’autrice è fluido e nonostante la complessità delle tematiche trattate si legge velocemente. Il lettore viene completamente rapito dalla storia raccontata. Le ambientazioni sono descritte in maniera sufficientemente dettagliata, permettendo un’immedesimazione nelle vicende. La storia è un evidente espediente per approfondire argomenti di largo interesse. Il sogno americano non esiste, il male e il marcio della società coinvolgono ogni Nazione e Stato in maniera sempre più capillare e indistinta, purtroppo. I temi trattati sono molto attuali e argomentano come, in ogni realtà esistono molte contraddizioni. La libertà è solo di facciata, non esiste. Questo è senza dubbio il messaggio più distopico del romanzo.

” Ho imparato che la mia libertà non finisce semplicemente dove inizia quella di un altro. La mia libertà non può neppure iniziare se coloro che mi stanno intorno non sono liberi. Pertanto la libertà degli altri è anche mia responsabilità”

I personaggi sono ben delineati e descritti in maniera precisa e attenta più sul piano caratteriale di quello fisico. Ognuno di loro suscita emozioni e considerazioni forti nel lettore, facendolo riflettere su tematiche importanti, sia positivamente che negativamente. Molto intensa e, che da sola vale la lettura di tutto il libro è la narrazione di Yunus, quella che riguarda la sua vita e il suo percorso di crescita e relazione. La profondità delle sue parole vanno dritte al cuore. Un libro veramente interessante che mi ha profondamente colpita e coinvolta, con messaggi attuali e profondi. Consigliato!

” Mia nonna diceva sempre che l’ unica differenza tra il Sud e il Nord era che al Sud ti gridavano “negro” in faccia mentre al Nord te lo dicevano alle spalle”

Valentina Meana

TRAMA:

È la notte delle elezioni. Bruna – che insegna Scienze politiche in un college di New York – è stata in tv per commentarne i risultati, ma l’angoscia che prova rientrando a casa non è dovuta alla vittoria del candidato repubblicano bensì al segreto che sa di dover confessare a suo marito Tom. Da tempo intorno al loro matrimonio si affollano lunghe ombre: quella dei genitori di Tom, italoamericani perbenisti, radicalmente conservatori come tanti immigrati delle generazioni venute dopo la prima; l’ombra del tormento del figlio Mario, che manifesta un precoce disagio verso il suo corpo maschile; quella dell’alien number attribuito a Bruna dalla burocrazia statunitense.
Questo libro è la storia di una famiglia, dei suoi segreti, delle sfide a cui è chiamata, ma è anche un appello rivolto a tutti noi. Yunus, il giovane studente afroamericano con il quale Bruna ha intrecciato una relazione, le lascia infatti un memoriale che è al tempo stesso una requisitoria contro l’ipocrisia delle nostre democrazie occidentali, un romanzo nel romanzo – la storia di un ragazzo per il quale l’estremismo religioso è la sola via per sentirsi fedele a qualcosa di grande – e una lettera d’amore.
Ciascuno dei protagonisti cammina solo, dentro un buio più forte delle luci di Manhattan, alla ostinata ricerca della propria identità. Arianna Farinelli fa della diversità – etnica, culturale, religiosa, di genere – la lente attraverso cui misurare il mondo in cui viviamo. Ci accoglie tra le ovattate moquette dell’élite occidentale, poi spalanca sotto i nostri piedi la voragine delle ipocrisie che la mettono in pericolo. E attraverso la voce di Yunus ci addita come specchio il quadro di Grant Wood, American Gothic: “Facce bianche di vecchi impauriti che pensano di proteggere il mondo con un forcone, ma il loro mondo già non esiste più”. È la voce di chi ha perduto tutto, tranne la speranza che le parole possano costruire ponti verso un futuro di uguaglianza e libertà.

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