Recensione fumetto: “K-11” di Matteo Casali e Davide Gianfelice

TRAMA

La guerra di Karl non è ancora finita. Mentre il secondo conflitto mondiale si avvia alla sua conclusione, un giovane soldato sovietico accetta di partecipare a un pericoloso progetto scientifico segreto. Segnato nel corpo e nell’animo dall’assedio di Stalingrado, Karl compie il suo primo, doloroso passo nell’era che segnerà tutto il ‘900. L’era atomica.

RECENSIONE

K-11 è a primo impatto un supereroistico sovietico che strizza molto l’occhio a personaggi e storie che un vecchio nerd come me non può non aver letto.

Karl è un veterano di guerra, un uomo ferito nel corpo e nello spirito, che non vuole abbandonare gli ideali che lo avevano reso un soldato solo per una gamba malconcia. Lui ha combattuto e ha lasciato sul campo più di quello che potrà mai dimenticare, lui è un patriota che è disposto a fare di tutto per la Grande Madre Russia.

Si sottopone volontariamente degli esperimenti che stanno uccidendo i pazienti prima di lui. Entra in un progetto scientifico il cui unico scopo è quello di creare super soldati grazie alla tecnologia radiottiva, nuovi esseri con poteri fuori dalla norma e completamente devoti alla causa.

So cosa state pensando: roba già vista. Il riferimento a Tania Belinsky, la Red Guardian sovietica dotata di superpoteri dopo un incidente nucleare, e Arma X sono effettivamente forti, e non manca anche un piccolo richiamo a Chen Lu, il poco conosciuto Uomo radiottivo.

Avete ragione, il taglio supereroistico, gli esperimenti segreti e l’utilizzo delle radiazioni sono sicuramente qualcosa di già visto, ma non per questo il prodotto ne risente.

La sceneggiatura di Matteo Casali ha un ottimo ritmo narrativo, passa senza problemi attraverso una serie di eventi introspettivi e riesce a raccontare senza l’assillo di mille baloon le vicende di Karl.

I disegni di Davide Gianfelice sono arricchiti dai colori di Stefania Aquaro che mostra la sua bravura con uso attento dei toni. Rendere un’emozione o un flashback riconoscibili solo grazie al tratto e ai colori utilizzati è una capacità che pochi hanno.

Sono contento che Sergio Bonelli Editore abbia intrapreso questa strada, forse vent’anni fa quando ero io a volergliela proporre con le mie storie non era ancora il momento, ma finalmente è giunto il tempo di creare grandi romanzi visivi fuori dagli schemi narrativi che hanno reso celebre il grande marchio del fumetto italiano.

Leggetelo e fatemi sapere cosa ne pensate, a me è piaciuto e spero di veder crescere questa storia.

A presto

Delos

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