Recensione: “Per una fetta di mela secca” di Begoña Feijoo Fariña.

Trama:

Fra l’inizio degli anni Quaranta e quello degli anni Ottanta del XX secolo, in Svizzera vigeva la prassi di affidare, d’ufficio e contro la volontà dei diretti interessati, bambini e giovani a istituti o contadini. I numerosi collocamenti che avvennero in quel lunghissimo periodo interessarono bambini provenienti da famiglie povere, figli illegittimi o appartenenti a situazioni familiari precarie, ragazzi considerati difficili, scomodi o ribelli. Molte delle vittime di tali decisioni di collocamento coercitivo sono state mandate a servizio, sfruttate in aziende agricole, internate in istituti psichiatrici o penitenziari, maltrattate, sottoposte ad adozioni forzate o hanno subito (spesso a loro insaputa) sterilizzazioni.
Per una fetta di mela secca racconta la storia di una di questi bambini: Lidia Scettrini. Un nome e una storia di fantasia utilizzati per raccontare quella che è stata la storia di molti.

Recensione:

Oggi si aggiunge un nuovo romanzo alla nostra rubrica “Distopie sociali”.
Stavolta – solo per voi di Leggere Distopico – sono uscita dalla mia rassicurante confort-zone, perché, dovete sapere, quando si parla di storie di vita vera ho come una sorta di “avversione”. Preferisco puntare sulle storie di fantasia che seppur capaci di sconvolgere ho la piena consapevolezza che siano il frutto di una fervida immaginazione.

Sono stata seminata con il freddo e con il buio ed è con il freddo e con il buio che avrei dovuto fare i conti per molto tempo.

Lidia ha appena sette anni quando la sua vita raggiungerà il punto di rottura e tutto avrà inizio “Per una fetta di mela secca”.

Ripercorrendo passo dopo passo le tappe fondamentali della sua esistenza a partire dalle umilissimi origini, agli anni passati in collegio – caratterizzati da miseria e crudeltà – per essere poi affidata a una coppia di contadini e così via. Narra di quelle punizioni impietose e umilianti, spesso violente, che hanno irrimediabilmente lasciato un trauma, del suo tornare con la mente al passato, al ricordo dolce e rincuorante di sua madre, della voglia di ricercare la propria identità e il suo posto nel mondo. Riscattarsi in qualche modo e cercare di riprendersi ciò che le è stato tolto.
In questo caso, Begoña Feijoo Fariña prende in prestito la voce magnetica di Lidia Scettrini; un personaggio sì di fantasia, ma del quale si serve per raccontare un’altra pagina nera di storia che non tutti conoscono. Quanto uno Stato che ruba la dignità delle donne e smembra le famiglie, vantandosi di nobili intenti non tenendo conto della scia di devastazione emotiva e non che si lasciava dietro, abbia incentivato la cattiveria dell’uomo.
Un romanzo – a metà tra cronaca e buildungsroman – che spicca per la misuratezza tanto nello stile quanto nel contenuto, tratta sì di temi forti ma senza mai valicare quel sottile confine tra il perverso piacere di scandalizzare e la pura realtà dei fatti.

[…] siamo soli, ciascuno con le personali e invisibili cicatrici. Sono soli tutti, come sola sono stata anch’io. Dio non c’è o ha deciso di fingere di non esserci.

L’autrice riesce nell’intento di dipingere un personaggio femminile per cui è impossibile non parteggiare, ispirando nel cuore quel sano desiderio che Lidia trovi finalmente un po’ di serenità.
Per una fetta di mela secca” è il duro ritratto di una rinascita e dell’impellente bisogno di verità che sopito per tutti quegli anni la travolgerà come un uragano, un grido d’aiuto bisbigliato, una storia semplice e al contempo capace di toccare le corde del cuore.

Elisa R

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *