Recensione: “Omnimax II” di N. Martino.

TRAMA:

La società si prepara a una grande rivoluzione che partirà dalla scuola primaria: omnimax II, “la lucente tutina grigio antracite”. I bambini la indosseranno e saranno immersi nella rete, lo scibile umano a portata di clic. I docenti si trasformeranno in semplici coordinatori. Mentre i mezzi di comunicazione promuovono con ardore il balzo tecnologico, un gruppo di insegnanti si riunisce di nascosto in un granaio. Perché omnimax II nasconde un mistero che presto verrà alla luce… Con la sua ironia e la sua ferrea preparazione scientifica, Nino Martino ci parla di scuola, istruzione, mass media e del loro rapporto oscuro con il potere.

RECENSIONE:

Omnimax II” di Nino Martino è un racconto lungo apparso nella collana Futuro Presente di Delos Digital nel 2017. Sicuramente ha il grande merito di rendere protagonista di una proiezione fantastica l’ambiente scolastico che non è tra quelli più gettonati in questo campo. Anche fosse solo per questo meriterebbe una lettura. Ma c’è molto di più. Come accade ai grandi autori distopici, Martino riesce a cogliere in anticipo alcuni segnali che la realtà successiva ha reso ancora più evidenti a noi tutti. Non c’è dubbio infatti che quanto è accaduto in quest’anno di pandemia ci ha messo sotto gli occhi con la novità della DAD, la Didattica A Distanza, la necessità per l’intero mondo della scuola di confrontarsi con un ambiente tecnologico che forse non le è né famigliare né congeniale. Ciò apre innumerevoli problemi nel presente proprio per scongiurare gli esiti futuri prospettati in questa narrazione.
La storia prende inizio da una invenzione che stravolge la vita di studenti e insegnanti: una tutina che una volta indossata consente al ragazzo di avere una completa connessione alla rete, una specie di immersione nel virtuale ma anche nel mondo dell’informazione e del sapere. Ciò renderà di fatto superflui gli insegnanti che si ridurranno a essere dei semplici coordinatori delle attività didattiche.
La riforma viene sollecitata dalle autorità ma comporta dei costi che non tutte le famiglie sono in grado di pagare e ciò apre un vecchio ma sempre attuale conflitto tra ricchi e poveri, tra coloro che potranno avere accesso alla tecnologia e al sapere e coloro che rischiano di essere esclusi ed emarginati, come accade al ragazzo protagonista della storia.
La riforma dunque non è accolta unanimemente, un piccolo gruppo di insegnanti vi si oppone organizzandosi in modo un po’ carbonaro – si ritrovano in un granaio – e cercando di difendersi prima di tutto dal bombardamento ossessivo dei mezzi di comunicazione.
Vi fa parte anche il padre del protagonista, un insegnante declassato proprio perché ideologicamente non omologato.
La “resistenza” non sembra ottenere molti risultati, tuttavia il finale del racconto sembra prospettare un utilizzo “positivo” della tecnologia, cioè una versione “buona” della tutina, e lascia irrisolti i conflitti di potere e le tensioni di classe che ha prima suscitato.
Peccato, perché l’idea di una narrazione distopica che metta in discussione l’ambiente scolastico è davvero intrigante e dovrà essere ripresa. Ma in questo momento non riesco proprio ad immaginare finali consolatori e pacificanti.

STEFANO ZAMPIERI

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