Recensione: ” Zardoz”, Sean Connery nel mondo dei Vortex.

Incredibile ma vero. Andando a spulciare nel passato cinematografico di molti attori famosi è facile trovare qualche scheletro nell’armadio trash o b-movie. George Clooney, prima di farsi notare in “E.R. Medici in prima linea“e diventare il sex symbol brizzolato delle cialde Nescafé, ha recitato nell’improbabile e nonsense (un divertentissimo nonsense) “Il ritorno dei pomodori assassini“. Lo stesso dicasi per il glaciale Kirk Douglas (padre di Michael) che è il personaggio principale dello stranissimo “Holocaust 2000” (con la colonna sonora di Ennio Morricone, tra l’altro). A ognuno il suo. Anche Sean Connery, all’apice della sua carriera, dopo essere diventato interprete icona di 007, si è prestato a diventare il protagonista dell’assurdo “Zardoz“, girato da John Boormann, il regista che si sarebbe poi dedicato al cult (un po’ trash anche lui, bisogna ammetterlo) “Excalibur“. Cos’è Zardoz? Una domanda non facile a cui rispondere. Per il momento vi basti sapere che Sean porta baffoni e capelli lunghi aggirandosi per questo strano mondo futuristico senza avere nulla addosso a parte degli appariscenti mutandoni rossi. Nonostante le discutibili scelte dei costumisti il film merita sicuramente una visione.

Il fucile è il bene, il pene è il male. Il pene spara il seme e procura nuova vita per avvelenare la Terra con la piaga dell’uomo, com’era un tempo, ma il fucile spara morte e purifica la Terra dalla sozzura dei Bruti. Avanti… uccidete!

TRAMA:

In un mondo semi-barbarico e desolato una tribù di selvaggi adora il misterioso dio Zardoz la cui volontà è espressa attraverso una enorme testa volante di pietra. Zardoz incita i suoi adepti, gli “sterminatori”, a uccidere e a distruggere tutti gli altri esseri umani e a considerare la riproduzione e il sesso come il male assoluto. Al termine del suo sermone ammonitore la testa elargisce, a pioggia, fucili e munizioni per tutti. Un bel giorno il coraggioso Zed (Sean Connery) si intrufola con astuzia all’interno della testa e, quando questa spicca il volo, capisce l’inganno. Il dio misterioso è in realtà un essere umano come lui (proprio come lui, siamo sicuri?) che una volta scoperto si getta giù dalla testa-velivolo e sparisce alla vista. Una sorta di navigatore automatico dell’incredibile testa di pietra porta Zed ad approdare accanto alla vera casa del falso dio, in una regione sconosciuta, molto civilizzata, chiamata Vortex. Gli usi e consumi dei suoi abitanti sono molto differenti da quelli a cui è abituato Zed che, accanto a loro, appare come un bruto incolto. E non solo. Un bruto che ha il dono della mortalità. Nel Vortex nessuno invece può morire. Chi viene ucciso è immediatamente ricreato geneticamente da una entità misteriosa chiamata “tabernacolo”. Il suicidio non è contemplato e, anzi, qualsiasi intenzione autolesionista è severamente punita con l’invecchiamento di dieci, venti o quaranta anni. La condanna alla anzianità eterna. Da dove viene il Vortex? Perché il suo regno felice è chiuso all’interno di una barriera trasparente e impenetrabile che lo separa dal barbarico mondo esterno? Zed, che non è così sprovveduto come sembra, dovrà riuscire a scoprire in che modo la strana storia del Vortex e dei suoi abitanti abbia a che fare con la sua tribù e per quale motivo sia stata creata la religione del finto Zardoz.

RECENSIONE:

L’estetica del film è indubbiamente trash, ma la trama, tutto sommato, non è così insensata come potrebbe sembrare a prima vista. Una testa colossale in grado di volare e di sputare armi a profusione. Sì, sicuramente questo, e molte altre trovate, vi strapperanno parecchie risate. Eppure, d’altro canto, la visione di questo mondo post-apocalittico diviso tra terre incolte e barbariche e “bolle” che racchiudono una civiltà immortale, felice e perfetta, è suggestiva e offre molti spunti di riflessione. Nella polarizzazione estrema tra pulsione di morte e libido, al cui centro troneggia, terribile, lo spettro dell’apatia, c’è una riflessione sottile sul senso della vita e sulle sue diverse sfaccettature. Basta riuscire a guardare oltre l’onnipresente petto villoso di Sean Connery e i suoi emblematici mutandoni.

Ki Ba

Credits: Titolo originale: Zardoz. Durata: 102 min. Anno: 1974. Regia: John Boorman.

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