10 Errori che uno scrittore NON dovrebbe mai fare sui social

C’era una volta un mondo in cui gli scrittori scrivevano, gli editori pubblicavano (e divulgavano), e i lettori leggevano. E poi venne il giorno. Quello dove tutto cominciò a vivere non più (solo) nelle librerie, nei salotti o nelle piazze, ma dentro un monitor (in principio) o dentro un dispositivo mobile (infine).

Non vi voglio ammorbare con le qualità che uno scrittore deve avere, e nemmeno con quali e quante cose si dovrebbero fare per avere successo. Se ci fosse una formula magica per farlo, la utilizzerei io per primo e non la racconterei certo a voi (non prima di potermi permettere il resto della vita in una spiaggia alle Maldive, almeno).

Ma visto che il 99,9% della mia vita lavorativa è nel mondo dell’online e dei social, qualche piccola “regola generale” per muoversi senza rompere tutte le uova nel paniere l’ho messa da parte. Peraltro una cosa ve la posso dire subito: nel dubbio, meglio non fare niente!  Peggio di non farsi vedere e conoscere sui social c’è solo un’altra cosa: farsi vedere e conoscere in maniera negativa.

Vediamo però questa ed altre cose che sarebbe meglio evitare (e soprattutto, il perchè).

Le 10 cose che uno scrittore NON dovrebbe mai fare sui social

1.NON USARLI

Ok, sembra scontato visto il tema centrale, ma forse non lo è. Sono davvero in tanti gli scrittori che pensano ai social come al male assoluto, e ancora di più quelli che li usano senza mai averli nè studiati nè compreso di fondo come usarli. I social sono uno STRUMENTO e così come non vi mettereste mai a suonare la chitarra senza aver imparato almeno gli accordi, la prima cosa che dovete fare quando utilizzate un social network è capirne almeno le funzionalità e le dinamiche di base.

2.USARLI TROPPO

Vale però anche l’altra faccia della medaglia. Se volete fare gli scrittori e non gli influencer, bisognerà dosare bene il tempo speso in merito. Passare 24 ore al giorno su facebook non farà di voi degli scrittori migliori. L’equilibrio è sempre la scelta migliore. Datevi un tempo di consumo, altrimenti farsi prendere la mano è un attimo. Ovviamente ci sono dei momenti dove sarà necessario sforare questo limite (promozione ed eventi particolari magari), ma ce ne dovranno essere anche altri dove invece non è proprio il nostro punto focale.  E’ vero che la presenza costante è utile e necessaria, ma ricordiamoci sempre qual è il nostro obiettivo principale (a volte poi, bastano anche solo pochi minuti al giorno per fare quello che dobbiamo).

3.USARE MESSAGGI DIRETTI

Se non vi fila nessuno nei vostri post, un motivo ci sarà senz’altro. Se non ricevete nessun Like alla vostra pagina, idem. Andare  a mandare messaggi invasivi direttamente ad altre persone (specialmente che conosciamo poco o per niente) è una di quelle cose dove, come dicevamo all’inizio, non fare niente è meglio che fare qualcosa. Non c’è niente di peggio infatti, che utilizzare la messaggistica privata per cercare consensi e/o interazioni. E se pensate di aver fatto pochi danni (o peggio, aver ottenuto risultati con qualche like dato per misericordia), state sbagliando. E’ solo il preambolo a una disfatta sui social. Tutto va pensato sul lungo periodo come obiettivi. E rompere le scatole è quanto di più lontano ci possa essere dal costruirsi una buona reputazione.

4-USARE TROPPI TAG

Sembra pratica meno invasiva, mettere i tag nei nostri post, eppure il risultato potrebbe essere lo stesso. Non parlo ovviamente di quando ne mettiamo uno o duo ai nostri amici per fargli notare il post (posto che se sono davvero nostri amici, quindi ci si segue spesso a vicenda, non avranno bisogno del tag per vedere i nostri post), ma di quella pratica molto diffusa per cui si tende a inserire nel post o nei commenti una serie infinita di tag per fare in modo che ci sia più “interazione” con lo stesso. Posto che questa pratica non è molto ben vista nemmeno da FB stessa (potreste incorrere in sospensione dell’account), è da evitare anche per i “fastidi” che questi tag portano a chi abbiamo segnalato. Intanto vedermi insieme ad altri 59 nomi, porta subito a considerare quel post come spam indesiderato. Poi sono costretto a ricevere notifiche in merito anche se la cosa non mi interessa, e se la pratica è comune, state pur certi che saranno in molti a “bloccare” chi ne fa troppo uso. Ma soprattutto perchè stiamo cercando di aggirare il punto centrale: dobbiamo portare interazioni grazie a buoni contenuti non tramite costrizione.

5.ESSERE SEMPRE CONTRO

Intendiamoci, ci sono (rare) eccezioni che facendo il personaggio del bastian contrario hanno costruito il loro successo. Ma per essere dei bravi antipatici snob, bisogna essere mediamente mille volte più bravi e talentuosi del resto del gruppo. E no, non importa se VOI pensate di esserlo, perchè conta solo quello che penseranno gli altri. E vi assicuro che anche qua il 99,9% delle volte sarete considerati solo come quello che state cercando di rappresentare: uno snob rompiballe da evitare come la peste. Attenzione anche a quello che cercate: proporsi sempre come punto di rottura verso tutto e tutti, porterà intorno a voi altra gente con toni altrettanto accesi, con metodologie similari e spesso nemmeno troppo interessati a voi e il vostro lavoro quanto ai Flame (i litigi) che vi portate dietro. Alias, tabula rasa su quelli che potrebbero essere dei lettori interessati e uno sforzo sovra umano per contenere invece tutto il resto. Lascerei stare i numeri che spesso portano le discussioni accese (perchè è vero che sono spesso le più seguite), perchè la domanda che dobbiamo porci poi è: ma quanto ci interessano davvero queste persone che vengono a litigare nei nostri post? E anche quelli a cui piacciono tutti i nostri post contro tutto e tutti, siamo poi così sicuri che non faranno lo stesso con le nostre di opere? C’era una persona una volta che, in maniera del tutto involontaria peraltro (era davvero un litigioso per natura), alla fine di tutto questo si lamentava (stranamente…) che non riusciva a capire come mai non riuscisse più a portare a termine un discorso visto che era circondato da persone che non facevano altro che litigare nei suoi post. Chi semina vento, raccoglie tempesta. Ricordiamocelo.

6.USARLO A “STRAPPI”

Abbiamo parlato all’inizio di come sia poco utile non usarli affatto e di come dobbiamo stare attenti anche a non usarli troppo (o meglio, a perderci troppo tempo invece di fare quello che dobbiamo, scrivere appunto). Ma c’è anche una terza via che a volte non è molto pratica. Quello di usarli “a strappi”. Ovvero di prendere il via e fare gli straordinari per un breve periodo di tempo, per poi accantonarli totalmente per mesi o giù di lì. Ecco, questo sistema in verità è poco utile proprio per la natura stessa del mezzo. L’algoritmo di facebook (ma vale anche per altri social), predilige invece un uso più costante. Il ranking (il valore per cui i nostri post appaiono alle altre persone) si costruisce pian piano grazie alla pubblicazione e alle interazioni che riceviamo, creando una sorta di “pubblico” che altrettanto sarà privilegiato nella nostra gerarchia di visualizzazione. Costruire tutto questo richiede tempo e lavoro, che verrebbe totalmente azzerato in tutti quei momenti in cui decidiamo di abbandonarne l’uso. Sarò ripetitivo, ma a volte basta veramente poco per mantenere un certo equilibrio: anche solo pochi minuti al giorno (specie nei periodi, e ci sono, in cui non ne abbiamo voglia) possono bastare a non vanificare tutto il grosso del lavoro da svolgere nel resto del tempo e nei momenti “topici” di interesse. In questo senso, organizzarsi un CALENDARIO EDITORIALE non è solo un buon modo per approcciare al proprio lavoro, ma un indispensabile iter per programmare sul lungo periodo e non finire sempre con “buchi” temporali di copertura.

7.NON SPENDERE MAI UN SOLDO

Posto che molto dipende da che tipo di obiettivo abbiamo nell’uso dei social, se siamo scrittori a volte potrebbe capitare di voler “vendere” anche il nostro prodotto. E così come qualunque altra azienda, anche noi dovremo, prima o poi, essere pronti a spendere qualcosa per investire su noi stessi. E non intendo semplicemente pagare qualcosa per fare pubblicità diretta (della serie, ho scritto, ho pubblicato, spendo 100 euro per fare un post in evidenza con il link diretto su Amazon, e che Dio ce la mandi buona). Anche fare pubblicità sui social richiede pratica e soprattutto ha metodologie particolari. Se proprio non vogliamo affidarci a un professionista perchè troppo caro (anche se alcuni in verità non sono poi così fuori portata), meglio in ogni caso leggere e informarsi un minimo prima di fare cose a caso (che come abbiamo visto potrebbero paradossalmente essere più negative che positive). Pubblicizzare un’opera significa anche crearne una comunicazione in precedenza, lavorare sulla comunity di riferimento, magari sponsorizzare qualche post che non abbia nemmeno nulla a che fare con il nostro libro, ma che coinvolga quell’offerta latente a riguardo. Insomma, sento sempre dire che spendere è il male assoluto e che molti non lo faranno mai (magari perchè hanno sentito altri dire che non serve nemmeno a molto o che è “utile solo per le grandi aziende che spendono milioni” cit.). La verità è che invece è anche questo un utile strumento da utilizzare nei modi e nei tempi giusti. Di certo, non da evitare come la peste e ancora meno snobbarlo come fosse una cosa fuori dal mondo. Del resto, se nemmeno voi siete disposti ad investire tempo e denaro sul vostro libro, perchè mai dovrebbero farlo i vostri eventuali lettori?

8.FARE TROPPO I PIACIONI

Se è vero che fare i bastian contrario e creatori di litigi è deleterio, l’altra faccia della medaglia è comunque da prendere con le pinze. Diciamo che anche esagerare nella “piacioneria” è contro producente. Un conto è giustamente valorizzare le cose che ci piacciono e contribuire con interazioni e like anche ai post e al lavoro altrui, ma senza esagerare. Non tanto nel numero (un like non si nega a nessuno) quanto nelle parole. Specialmente con persone che non conosciamo affatto, prodigarsi continuamente in lodi eccessive potrebbe in effetti lasciar trasparire un interesse di fondo. Non che debba necessariamente essere vero, ma se non ci può non piacere mai niente, non ci può nemmeno piacere sempre tutto. Avere le nostre idee, è un punto fondamentale. In realtà la misura è presto fatta, dobbiamo semplicemente essere noi stessi, dosando magari gli eccessi da una parte e dall’altra.

9.ESSERE TROPPO AUTO-REFERENZIALI

Qua mi spiego meglio. Raccontare un nostro percorso, le nostre esperienze e le nostre idee, è probabilmente un ottimo modo per comunicare noi stessi. Però dobbiamo anche fare attenzione a come lo stiamo facendo. Per esempio, raccontare aneddoti su come abbiamo iniziato a scrivere, qualche esperienza magari sulle nostre difficoltà e come le abbiamo superate è un buon modo per creare coinvolgimento. Postare invece ogni qual volta abbiamo finito un capitolo, segnalare ogni minima variazione nella classifica delle vendite e via dicendo, risulta invece assai poco interessante per quasi tutti quelli che ci seguono. Nella stessa misura, parlare di noi stessi come scrittori affermati secondo cui ogni cosa ci capiti sia per forza interessante agli occhi di chi ci legge, è probabilmente un ottimo modo per farsi assai pochi amici e risultare noiosi (oltre a quelli che per lanciare i loro libri inseriscono frasi a effetto  del tipo “Un libro unico nel suo genere!” che poi la solita storia dell’oste e del vino buono…).  Insomma più esperienze che possano aiutare anche altri nelle stesse condizioni, meno (molti meno) post su di noi e cose che riguardano e interessano solo noi.

10.NON VIVERE IL MONDO REALE

Sembrerà una banalità, ma c’è tutto un mondo là fuori. I social network, come ho ripetuto più volte, sono un ottimo strumento per valorizzare il lavoro degli scrittori (e quant’altro), ma non sono l’unico strumento possibile. Pensare di attuare tutte le nostre strategie SOLO tramite i social è probabilmente sbagliato, tanto quanto sperare che tramite essi possiamo risolvere tutti i nostri problemi di comunicazione. I contatti diretti con il pubblico, nelle presentazioni e nelle varie fiere dedicate, sono altrettanto importanti. Così come i confronti con l’editore, con amici e colleghi, con altri lettori e via dicendo. Insomma tutta quella componente reale che ci porta ad avere un riscontro diretto e tangibile di quello che facciamo. Facebook e i social dovrebbero essere come una finestra su un mondo ampio di persone, una vetrina in cui illuminare il nostro lavoro, ma poi è utile andare nelle piazze per vivere in pieno l’esperienza diretta. Lo ripetiamo, deve essere uno STRUMENTO utile. Il mezzo, non il fine ultimo…

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