Recensione Il Pentavirato (Serie Netflix)

Recensione Il Pentavirato (Serie Netflix) – Dopo aver condizionato per secoli gli eventi mondiali, una società segreta affronta una minaccia dall’interno. Può un reporter canadese salvarli… e salvare il mondo?

RECENSIONE

Ho iniziato questa mini serie prodotta da Netflix con molte aspettative, e devo aimè dire che non mi ha soddisfatto.

Basata su un’idea interessante, seppur non nuova, il Pentavirato sbeffeggia il complottismo americano portando in scena una parodia delle pseudo associazioni massoniche che da secoli “governano” il mondo dall’alto di torri d’avorio e castelli sperduti nella vecchia Europa. Cinque persone a capo di una setta segreta, che vogliono migliorare la vita delle persone risolvendo i grandi drammi che la affliggono.

Già, un’idea accattivante, che è naufragata nel giro di tre episodi. E per fortuna è una miniserie da sei puntate, di più non so se le avrei rette.

La serie è incentrata sul personaggio di Ken Scarborough, uno scialbo report di una piccola emittente canadese in cerca di uno scoop per non finire in pensionamento coatto. Un uomo apparente banale, educato e che scopre solo da vecchio che esiste altro oltre a Caca News.

Mike Myers tenta di riportare in auge il trasformismo e la recitazione multipla che lo ha reso famoso, arriva addirittura a interpretare otto (se non li ho contati male) personaggi. Purtroppo siamo ben lontani dai suoi anni d’oro e la maggior parte dei personaggi in scena sono delle maschere vuote, prive di una personalità e di qualcosa che li renda quantomeno ridicoli abbastanza da riderne.

Mentre la guardavo ho provato la triste sensazione di vedere qualcosa vecchio di vent’anni. Una comicità sbiadita dal tempo e troppo sfruttata in passato. La maggior parte delle scene comiche si basano su doppi sensi, personaggi grotteschi, allusioni sessuali e momenti no sense incentrati sulla cacca o le scorregge. In pratica ciò che abbiamo già visto in Austin Power, Borat, The Bubble, Il dittatore e in decine di altre produzioni similari.

Certo, qualche cosa carina c’è, ma spesso è relegata a dettagli secondari. Quasi a non voler oscurare la stella, non troppo brillante, di Mike Myers. Su tutti, ciò che ho preferito è il dualismo Canada-USA, ben rappresentato dalla maglietta di Reilly

CANADA LIVING THE AMERICAN DREAM WITHOUT THE VIOLENCE SINCE 1867

Non so se ci sarà una seconda stagione, nel caso zia Netflix decidesse di produrla mi auguro che Mike Myers si faccia affiancare da qualche sceneggiatore “moderno”.

Vi lascio il trailer e il piacere di decidere autonomamente se sono io che non l’ho apprezzata.

A presto

Delos

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *