Recensione La bacheca di Henry di Greta Joyce Fossati

Salve pazza gente! Eccoci qui con una sana distopia moderna, che guarda con la coda dell’occhio ai classici del passato. Non abbiamo l’occhio del Grande Fratello addosso, ma siamo dentro all’Ovale, dove l’Amministratore e il Dottore sanno tutto. La bacheca di Henry – Delos Digital Edizioni, collana Dystopica – di Greta Joyce Fossati. Pronti per la recensione?

TRAMA

“Io sono l’Ovale” è molto più di una frase, di un motto affisso sul muro di ogni abitante. È qualcosa in cui l’Amministratore crede profondamente. Ha speso decenni a lavorare per il bene dell’Ovale, ha perso la sua umanità per riuscirci e ha trasformato i suoi agenti in codici affamati di successo. Competitività, controllo della popolazione e scelte spietate hanno reso l’Ovale un posto felice. O almeno è quello che crede, e che obbliga gli altri a credere, fino al giorno in cui dà il via al più grande progetto edilizio mai realizzato. Da quel momento la sua vita cambia, prende una strada inaspettata, una lenta e rovinosa caduta alla ricerca della sua identità perduta.

RECENSIONE La Bacheca di Henry

AMBIENTAZIONE

Recensione La bacheca di Henry - Greta Joyce Fossati - Delos Digital Edizioni - Dystopica

Abbiamo un worldbuilding chiuso, l’Ovale per l’appunto, che sembra infinito, ma con un perimetro ben definito, fuori dal quale sembra esserci il nulla, o quasi. La gente all’interno di questo mondo felice deve produrre in continuazione: gli agenti dell’Amministratore devono nello specifico vendere case e appartamenti o creare occasioni per poi poterle vendere. Divorzi, lutti, quasi tutto è concesso, purché gli obiettivi giornalieri vengano rispettati.
Esiste una sorta di gerarchia tra il popolo, che però viene menzionata solo un paio di volte. Ci sono gli intoccabili e i magnati, che sembrano stare al primo gradino della scala sociale (dopo l’Amministratore e i suoi agenti, chiaro) e abbiamo gli workers, l’ultimo gradino, che non fanno parte nemmeno dell’Ovale, ma ci lavorano sottostando agli ordini dei padroni ai quali sono assegnati.
Tutti sono felici, o devono esserlo, come si intuisce anche dalla descrizione del romanzo. Tutti devono rispettare gli obiettivi giornalieri, per la gioia del Dottore, una figura quasi mistica con il quale solo l’Amministratore ha il permesso di confrontarsi.

STORIA

Non posso dirvi molto di più rispetto a quanto avete letto sopra. La storia si apre con una panoramica sulle giornate dell’Amministratore, sempre indaffarato, sempre a spronare gli agenti a lavorare sodo, in visita presso uffici e scuole a rendere onore con la sua presenza. Si capisce sin da subito l’agire senza pietà, tutto per il bene dell’Ovale.
L’Amministratore però, nonostante tutti sappiano che l’Ovale sia infinito e ci si può sempre costruire un nuovo palazzo al suo interno, è consapevole di questa bugia e si ritrova costretto ad ampliare il suo mondo magico e felice, progetto che il Dottore approva. Una volta iniziati i lavori cominciano i dubbi del protagonista, che si rende conto di non sapere chi fosse prima di diventare Amministratore, questo grazie anche a un diario trovato in una casa lasciata da una magnate deceduta, locazione ora pronta per essere venduta.

PERSONAGGI

Romanzo breve, quindi non c’è molto spazio per il disegno dei personaggi. L’autrice si concentra molto sulle emozioni interne del protagonista, all’inizio quasi privo di empatia. Tutto il suo mondo è il suo lavoro, non esiste all’infuori del suo ruolo.
Il Dottore non viene disegnato a livello fisico e poco a livello caratteriale: è quel che basta affinché la storia funzioni.
Altri personaggi fanno da comparse, nella prima parte gli agenti top dell’Amministratore. La magnate deceduta invece viene narrata attraverso il suo diario, elemento chiave per la trama.
Max e Silvia, anche loro importanti ma comunque poco più che comparse, vengono mostrati come un tutt’uno: la coppia che ha la passione per il passato. E chi è stato attento, capirà di già il collegamento. Io non dico altro, non voglio peccare di spoiler.

MESSAGGIO

Come in tutte le distopie degne di questo nome, c’è una palese critica verso la società di oggi, sempre più frenetica, con ritmi sempre più assurdi. Vi è mai capitato di sentirvi in colpa perché vi siete presi una pausa dal lavoro? Ecco, allora potete fare parte dell’Ovale. La perdita della propria personalità e, in extremis, della propria umanità a favore del lavoro, questo è il punto chiave della storia. In antitesi, godersi le piccole cose, soffermarsi a respirare e a osservare il mondo intorno a noi, questo dovremmo fare.
Anche perché all’Amministratore non importa molto dei propri cittadini, l’Ovale nell’insieme è sacro, in dettaglio no.

CONCLUSIONE

Lettura scorrevole e stile senza troppi fronzoli. In molti punti ho incontrato della suspense, anche se ovviamente il libro vuole concentrarsi su altro. Non mi è dispiaciuto per niente, il mio giudizio, per quel che vale, è positivo.

Alex Coman

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