Recensione Effetti collaterali dei sogni di Guglielmo Brayda

Un saluto amici di LDFO! Aggiungiamo un altro tassello alla nostra rubrica “Dietro l’angolo” dove, ormai lo sapete, ci teniamo a richiamare la vostra attenzione su romanzi o saggi che esulano dalla cornice distopica e fantascientifica per abbracciare altri generi. Il commento di oggi verte su un romanzo dal titolo che ha subito solleticato la mia curiosità: Effetti collaterali dei sogni, scritto da Guglielmo Brayda e pubblicato da Voland nel 2016.

TRAMA

Alla presentazione di un libro, uno studioso di neuroscienze conosce Anouche, giovane scrittrice afflitta da continue nevrosi. I due s’innamorano e iniziano un’intensa relazione, ma l’annuncio di una gravidanza fa vivere alla donna un momento di profonda vulnerabilità, e gli avvenimenti che ne seguono interrompono il loro rapporto. Rimasto solo, l’uomo attraversa un periodo di sogni angosciosi, che lo portano sempre più spesso a confondere lo stato di veglia con quello di sonno. Giunto a Cuba per incontrare il fondatore del movimento letterario dei Narratori dell’Invisibile, si imbatte nella bellissima Nina con la quale, dopo qualche esitazione, decide di trasferirsi su una piccola isola. Qui l’invadenza dei sogni aumenta fino a rendere impossibile distinguere la realtà dall’allucinazione… Un romanzo originale e colto, una storia d’amore raccontata attraverso la lente d’ingrandimento delle neuroscienze.

RECENSIONE

recensione Effetti collaterali dei sogni

Ci sono incontri fortuiti in grado di incidere nel profondo un’intera esistenza.
Guglielmo Brayda è un neurologo e mette a frutto le sue competenze nel campo per tratteggiare una storia sospesa sulla dimensione del sogno.
Il nostro protagonista senza nome, anch’egli cultore delle neuroscienze, resta folgorato dall’incontro con Anouche, è quello che comunemente si definisce amore a prima vista. Entrambi si lasciano coinvolgere da questo sentimento così trascinante ma, dopo un avvenimento decisivo, il loro rapporto s’incrinerà a tal punto che la relazione per cause di forza maggiore avrà fine.


Da quel preciso momento, per l’uomo, comincerà una lunga discesa negli abissi della mente a causa di sogni – sempre più a distanza ravvicinata e inclementi – che lo sfiancano, condizionando il normale decorso delle sue giornate.
Tre donne – tre figure emblematiche – si avvicenderanno nella vita del nostro anonimo neurologo: Anouche, Sara e Nina. E il numero tre ritorna perché, appunto, tre sono gli elementi caratterizzanti del romanzo: il sogno, l’amore e le neuroscienze e questa triade fa, per certi versi, riferimento a una parte specifica del corpo umano: il cervello.
I sogni sono, riassumendo in maniera stringatissima – chiedo venia per la mia definizione forse non così esatta – un prodotto del nostro subconscio elaborato dal cervello; le neuroscienze appunto si occupano di comprendere il funzionamento di quest’organo ancora così impenetrabile e, per quanto riguarda, l’amore, è vero, prima passa dal cuore, ma anche il cervello ci mette del suo.

Le emozioni ci fanno agire in modo automatico, la corteccia cerebrale le elabora e le trasforma in esperienza. Le esperienze vanno a comporre la memoria.
Noi siamo le nostre emozioni.

Visto il soggetto centrale del romanzo, il primissimo aggettivo che mi viene in mente per descriverlo è: cerebrale.
L’autore fa attecchire il surreale in un contesto realistico perché, a un certo punto, è lo stesso protagonista a temere di trovarsi incastrato tra il reale e il mondo delle sue visioni oniriche. Immagini nascoste nei meandri della sua mente si manifestano sotto forma di sogni, scandendo così le tappe di un’esistenza tormentata tanto sul piano amoroso quanto su quello sociale e fisico, espediente attraverso il quale ci viene presentata una curata analisi introspettiva del personaggio. Come se ciò non fosse abbastanza, riesce nella straordinaria impresa di catturare, all’interno di una prosa agile, una versione dell’amore a prima vista sotto una prospettiva inedita: quella delle neuroscienze. Ho imparato molto da questo libro; non avevo alcuna cognizione circa il concetto di sogno lucido o sulla natura dei disturbi legati al sonno, tanto per farvi un esempio.


Brayda ha costruito questa storia con una struttura narrativa perspicace, muovendosi lungo la trama con flashback, balzi in avanti e digressioni quasi a trasmettere la sensazione di trovarsi sul labile crinale tra sogno e realtà.
Quanti spunti di riflessione da trarre da un solo libro di narrativa, raggiunge picchi di lirismo senza mai dissipare la propria compattezza.
Effetti collaterali dei sogni è un romanzo struggente dalle atmosfere rarefatte e cariche di sentimento.

Elisa R

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