Recensione: I fuochi di Elysium di Alastair Reynolds

I FUOCHI DI ELYSIUM Diecimila città-stato orbitano intorno al pianeta Yellowstone, formando un paradiso democratico e quasi perfetto. Ma anche l’utopia ha bisogno di un corpo di polizia. A proteggere i cittadini della Cintura Scintillante c’è Panoplia con i suoi agenti, i prefetti. Tom Dreyfus è uno dei prefetti in servizio e si trova ad affrontare un’emergenza: gli abitanti degli habitat iniziano a morire, all’improvviso e in maniera casuale, vittime di un malfunzionamento dei loro impianti neurali che li fa sciogliere. Mentre il panico dilaga, sorge un movimento di rivolta per fondare nuove e indipendenti colonie. Un nuovo capitolo della grande saga della Rivelazione.

RECENSIONE:

Ambientato nell’universo narrativo de “Il Prefetto”, il romanzo può essere letto indipendentemente dal primo.

Ventinquesimo secolo, una falsa utopia mantiene felice la popolazione della Cintura Scintillante. Un sistema di governo basato sulla democrazia diretta, e supportato da una tecnologia a prova d’errore, garantisce alle persone l’illusione di vivere secondo un sistema di governo equo.

Peccato che, per quanto nel futuro, gli esseri umani sono rimasti sostanzialmente gli stessi di sempre. Hanno dovuto imparare a viaggiare nello spazio, hanno fatto progressi tecnologici enormi, ma non si sono mai socialmente evoluti. La brama di potere del singolo, i suoi difetti e le sue debolezze sono rimaste invariate nei secoli.

Tra accordi e piccoli sotterfugi, ben celati al popolo, Yellowstone e le sue città stato vivono bene. Prosperano, sospinte dal suffragio popolare e dalla sensazione che il governo ha a cuore la salute dei cittadini. Una situazione perfetta, che però inizia a sfaldarsi quando gli abitanti iniziano a morire a causa di malfunzionamenti nei loro impianti neurali.

I fuochi di Elysium è un giallo fantascientifico che mi ha convinto solo in parte.

Da un lato c’è la scrittura di Alastair Reynolds, pulita, asciutta e molto credibile nei suoi tecnicismi. C’è un assetto narrativo che mostra tutto senza entrare direttamente in lunghe riflessioni politiche, parla della rivoluzione e dell’indipendenza con il tono di chi vorrebbe dire la sua ma si trattiene dal farlo.

Dall’altro lato c’è la parte investigativa, che pesa completamente sulle spalle del prefetto Dreyfus e che non è all’altezza dell’ambientazione in cui si svolge. Invece di un’indagine adrenalinica e scientifica, spesso ci si trova davanti a un filosofo dell’ipotesi, un investigatore vecchio stile che un po’ stona in questo contesto narrativo (ovviamente per il mio gusto).

Nel complesso il libro è ben scritto. Si legge bene e fornisce qualche piccolo spunto di riflessione sulla libertà e sulla società. Ha una parte fantascientifica ottima e una velocità narrativa più che buona. Un buon romanzo, per tutti, ma che mi ha convinto solo in parte. Diciamo che la parte “investigativa” è meno interessante del resto.

A presto.

Delos

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