Recensione Donne e uomini di Joseph McElroy

TRAMA

New York, anni settanta. In un condominio abitano Grace, che organizza workshop di meditazione corporea, e Jim, un giornalista specializzato in tecnologia. Il sonno di lei viene invaso dai sogni di lui, tra i quali una visione ricorrente in cui uomini e donne vengono uniti «colloidalmente» e spediti a vivere nello spazio come una cosa sola. Eppure, nonostante questo legame arcano, i due non si incontrano mai. Joseph McElroy delinea il ritratto plurigenerazionale di un’America atomizzata, suggerendo una parabola sorprendente che va da un West di antiche credenze e guaritori indigeni a un futuro fantascientifico di fusioni umane, e ci immerge nell’infinito magma delle relazioni che sempre uniscono le donne e gli uomini, il singolo e la collettività, la vita e il potere. Un romanzo-acceleratore che trasforma la materia informe dell’esperienza umana, in tutta la sua vorticosa inspiegabilità, in luce.

RECENSIONE

Amici di LDFO, immaginate come colonna sonora a questa recensione “Star Wars- The Imperial March”, ecco, adesso che abbiamo creato la giusta atmosfera, veniamo a noi.
Oggetto di disamina di oggi è “Donne e uomini” di Joseph McElroy, pubblicato da il Saggiatore a Settembre 2021, su traduzione di Andrew Tanzi, la prima e unica giunta in Italia nonostante il romanzo sia uscito per la prima volta nel 1987.
Un’opera mondo inesauribile, non soltanto per le dimensioni – sfiora le DUEMILA pagine – e già lì potete capire che impresa titanica sia stata affrontarlo.
Si concentra principalmente su due personaggi Grace Kimball e James Mayn che abitano nello stesso condominio, l’una invade i sogni dell’altro e viceversa… e, tuttavia, non si incontreranno mai.
Ambientato nella New York del 1976-1977, periodo storico cruciale, ma, ciò nonostante, è lì che si inserisce la cornice fantascientifica perché gli anni ’70 sono solo un punto di partenza per spostarsi su altri piani temporali, indietro nel vecchio West e avanti in un futuro non meglio identificato dove addirittura uomini e donne vengono inviati nello spazio per colonizzare un nuovo pianeta.

La mia strategia di partenza era quella di tentare con una full immersion assoluta così da leggerlo velocemente perché, nel caso in cui mi fossi impantanata e avessi perso lo slancio, almeno avrei comunque macinato una buona dose di pagine. Ma – come dice il proverbio – avevo fatto i conti senza l’oste e sono stata letteralmente subissata da una mole considerevole di informazioni date dalla moltitudine di personaggi, di storie, di avvenimenti, di tematiche e dagli intrecci trasversali che fanno da contorno al filone centrale – vedi l’inserimento dei cosiddetti “angeli” o il Locus T con la tecnologia del due in uno – e i ragguagli sulla natura del rapporto incorporeo tra i due protagonisti che conferiscono dinamicità all’esposto.


Come una funambola mi sono destreggiata in mezzo a una prosa impegnativa su tutti i fronti: va decifrato, è lungo e fa penare (TANTO), molte volte le parole e la sintassi mi hanno quasi “respinta”; ho dovuto fermarmi e intervallare con qualcosa di breve e meno impegnativo per poi immergermi di nuovo. L’esposto è denso, ricco di divagazioni e sotto-trame che poi convergeranno. È diventata un’esperienza estatica, davvero surreale perché sono tanti i momenti che devono essere necessariamente assaporati con calma.
Donne e uomini è un romanzo irripetibile nel suo genere, anche all’interno della letteratura sperimentale e postmoderna di cui lo scrittore statunitense Joseph McElroy fa parte, resta un unicum sostenuto da una scrittura brillante e inconfondibile a fare da trait d’union per la destrutturazione cronologica e l’avvalersi delle sue conoscenze anche di altri ambiti, nello specifico le scienze e la fisica. Gli si avvicinano le opere di Pynchon e, per certi versi, anche di Cărtărescu e Bolaño.
C’è tanto, in questo libro. Forse troppo. Mi sono sentita come Teseo che entra nel labirinto per affrontare il Minotauro, solo che l’eroe greco per orientarsi aveva il filo di Arianna, io, invece, mi sono trovata alla deriva nei meandri di evoluzione e teoria del caos e del vuoto, cosmologia, precarietà della vita, poi matriarcato contro patriarcato, relazioni, Teoria dei Sistemi, economia, il singolo che fa contraltare alla collettività e molto altro ancora. Numerosi i livelli interpretativi, quasi spiraliformi, dati da queste proposizioni in cui l’autore condensa intricate allegorie che lo rendono un libro dal fascino lisergico in cui destino, fragilità dell’amore ed esistenzialismo giocano un ruolo fondamentale.

Affrontare questo mastodontico romanzo fiume equivale a una sfida, prima di tutto con sé stessi perché necessita di una lettura attenta in ogni minimo particolare.
Lo rileggerei? Sicuramente no. Lo consiglierei? Solo ai lettori più temprati, con la certezza assoluta che anche se si tratta di un’opera “ostica” poi arrivano di quelle pagine così belle da ripagarti per l’impegno avuto.

Elisa R

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