Recensione Cargo, hai solo 48 ore di tempo

Bentrovati distofantinani! Si dirà così??? Urge una consulenza con Delos e Marco, ma ahimè questo non è il giorno!

Largo alle baggianate, rieccomi in versione cineasta. Oggi vi parlo di un film, non proprio recentissimo, infatti è del 2017, nel quale mi sono imbattuta qualche sera fa incuriosita dalla locandina, ovviamente agghiacciante. Poi, casualmente, anche la nostra Yali ne ha parlato sul gruppo, allora mi sono decisa a vederlo e recensirlo.

Ma di che film stiamo parlando? Distribuito dalla piattaforma Netflix, che, ultimamente, mi sta dando parecchie soddisfazioni, oggi vi parlerò di “Cargo”.

TRAMA DI CARGO

Bloccato nell’Australia rurale dopo lo scoppio di una violenta pandemia, un padre infetto cerca disperatamente una nuova casa per la sua bambina e un modo per proteggerla dal contrarre la sua stessa malattia.

RECENSIONE DI CARGO

Un film, questo, sicuramente non banale che fa riflettere lo spettatore su tematiche importanti cercando di sensibilizzarlo a deteminati argomenti.

Non vi nascondo che, inizialmente, avrei voluto cambiare film in quanto Cargo sin dalle prime scene tende a creare un forte senso di disagio nello spettatore. Predominano sensazioni d’ansia, preoccupazione e un pizzico di disgusto.

Ma io, che anche con i libri, non mi fermo MAI alla prima impressione, ho deciso, stoicamente, di proseguire la visione.

Che dire?

Alla fine mi è piaciuto! Il film non eccede in particolari macabri, la visione degli infettati che si trasformano in pseudo zombie è contenuta ma di impatto, infatti, vengono mostrati in momenti cruciali in linea con la trama del film.

Bellissima l’ambientazione. Il regista ha scelto l’Australia. Gli spazi selvaggi e sconfinati contribuiscono ad instaurare nello spettatore il senso di isolamento ed angoscia da un lato e di mistero e libertà dall’altro.

Magistrale ed estremamente toccante il personaggio interpretato da “Lo Hobbit”, Martin Freeman che esprime con tutto se stesso il pathos della storia, interpretando il papà della bimba da salvare. Molto interessante è, anche, il ruolo del piccolo aborigeno, Thoomi, interpretato dal bravissimo e giovanissimo Simone Landers, che, con il suo universo di miti e leggende, mostra allo spettatore il vero significato del film.

Complessivamente una pellicola interessante sotto molti aspetti che non si ferma unicamente all’aspetto della pandemia ma spazia oltre altri confini suscitando nello spettatore tantissime emozioni.

Alla prossima!

Valentina

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