Recensione La battaglia di Dorking di G. T. Chesney

La battaglia di Dorking è un romanzo breve fantapolitico del 1871 di George Tomkyns Chesney, scrittore inglese: G.T. Chesney è l’abbreviazione di Sir George Tomkyns (1830 – 1895). Generale dell’esercito britannico, considerato l’iniziatore della “letteratura d’invasione” e un importante precursore della fantascienza.

Voglio essere subito chiaro: G.T. Chesney non era un grande scrittore. Era un militare. E si sente benissimo nella precisione e nei dettagli di un racconto che è tutto centrato su una vicenda bellica. L’unico particolare, quello che ne giustifica la presenza in questa sede consiste nel fatto che La Battaglia di Dorking, cittadina nei dintorni di Londra, non è mai avvenuta. Il breve romanzo, pubblicato nel 1871, è ambientato, infatti, in un tempo futuro rispetto a quello dello scrittore.

TRAMA


La trama è molto semplice: l’Inghilterra dichiara guerra alla Germania e ha inizio una guerra di dimensioni europee. Un volontario si reca al fronte. Combatte. Viene sconfitto insieme con l’esercito britannico.
L’intera vicenda è vista con gli occhi del volontario che, nella sua ingenuità, fa emergere l’approssimazione e le carenze dell’esercito inglese. La narrazione ha dunque valore di una testimonianza di un soldato semplice spostato da una parte o dall’altra senza apparente raziocinio, senza vettovagliamenti, senza preparazione militare. Alla fine ci rendiamo conto che si tratta del racconto di una sconfitta, drammatica e definitiva, infatti al momento in cui il volontario racconta sono passati cinquant’anni dalla battaglia e ancora l’Inghilterra risulta sotto il dominio tedesco. Non mancano dichiarazioni accorate tipiche di un conservatore convinto come fu Chesney, che rimpiange la grandezza perduta della sua nazione:
“Quando osservo il mio Paese così com’è oggi, il commercio scomparso, le fabbriche silenziose, i porti vuoti, preda del pauperismo e della decadenza… quando vedo tutto ciò, e penso a cos’era la Gran Bretagna della mia gioventù, mi chiedo se ho davvero un cuore e se ho anche una sola briciola di patriottismo, per avere assistito a una simile degradazione e non aver perso il desiderio di vivere!” (p.110)

Il testo è considerato uno dei modelli fondativi del genere cosiddetto del future-war-tale cui appartiene per esempio La guerra dei mondi di H.G. Wells (1898). La prospettiva apertamente conservatrice si chiude con una assai sprezzante dichiarazione, certo inserita in un altro tempo, ma chiaramente indirizzata al lettore del 1871, epoca di forte espansionismo prussiano e di umiliante sconfitta per la Francia di Napoleone III: “Una nazione troppo egoista per difendere le proprie libertà, non meritava certo di mantenerle.” (p.113).

STEFANO ZAMPIERI

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