Recensione Qualcuno Dovrà Pensare Ai Rettili

Buongiorno lettori di LDFO,

oggi vi parlerò di un romanzo molto carino, suggeritomi dal collega Delos, scritto da Walter Comoglio; autore che non conoscevo. Curiosando un po’ sul web ho scoperto che, oltre ad aver pubblicato vari racconti su diversi blog e riviste, ha esordito con la una raccolta “La sera che ho deciso di bloccare la strada ” con la quale ha vinto il premio Opera 2017. 

TRAMA:

In un piccolo paese di campagna, un’ordinanza ha stabilito che i non residenti devono fare domanda al sindaco per poter entrare nel territorio comunale. La decisione, presentata come il deterrente ultimo contro la criminalità, suscita non poche perplessità. Un giornalista si interessa alla faccenda e riesce a ottenere un pass della durata tre giorni per visitare il paese e indagare.

Man mano che fa la conoscenza con alcuni dei cittadini più in vista, si affacciano delle ombre inquietanti sulla vera natura del provvedimento e sulla vita quotidiana della comunità cittadina. In breve, il giornalista si trova invischiato in una situazione che non riesce bene a mettere a fuoco, spaesato anche da strani indizi e riferimenti a dei rettili, che tuttavia non sono ciò che sembrano.

Il suo senso di straniamento e oppressione si fa sempre più dominante. Partendo da un tono quasi giornalistico, la storia assume via via le connotazioni di una favola oscura, che ha come fulcro la metodica costruzione di un nemico immaginario come ultimo atto di autoconservazione di un tessuto sociale ormai prossimo a disgregarsi.

RECENSIONE:

Allora comincio col dire che è il romanzo mi è piaciuto. Si tratta di una storia in cui l’autore vuole dirci tanto, tantissimo, ma lo fa concentrando tutto in pochi capitoli.

Mi viene da dire che siamo vicini ad un stile minimalista; infatti ci viene raccontato solo l’essenziale. Del protagonista, ad esempio, non sappiamo nulla, se non la sua professione, ovvero quello del giornalista. Anche dei personaggi secondari si sa poco, ma è incredibile come con quel poco l’autore sia capace di farci capire che c’è qualcosa che non va in loro e, fin da subito, ci appaiono (volutamente) antipatici e fastidiosi. 

Tuttavia, se da una parte ho trovato il romanzo molto scorrevole, che non si perde in eccessive descrizioni; d’altro canto, fino alla fine dell’ultimo capitolo, per tutto il tempo di lettura, ho covato dentro di me una sensazione di disagio, di abbandono; mi sono sentita sospesa in un limbo in cui non ho fatto che domandarmi: “E dunque?”

Vedrei bene questa storia rappresentata in un film; azzardo anche dire che un tipo come Hitchcock si sarebbe divertito molto a girarlo, questo perché la trama è avvolta da una sottile atmosfera dark.

La scrittura assume fin dalle prime righe un ritmo che tiene incollati alle pagine e suscita una discreta dose d’ansia. Tutto ciò è incrementato dalla narrazione in prima persona, che trovo davvero molto azzeccata, la quale, non soltanto, come già citato nella trama, dà una impronta giornalistica, ma porta il lettore a vivere a pieno le stesse angosce del protagonista, che in questa avventura è completamente solo, pur non essendolo mai fisicamente (ma praticamente mai , eccetto quando dorme) perché gli abitanti gli stanno vicino con un attaccamento quasi morboso.

L’unica pecca, secondo me, è che, per quanto abbia apprezzato questo stile essenziale, avrei gradito un paio di spiegazioni in più; perché mi è rimasto un punto interrogativo, ma non vado nello specifico perché andrei a svelarvi il finale di questo libro. Quindi il mio consiglio è: leggetelo, magari poi potremo confrontarci.  Sappiate che vi basta un weekend. Lo trovate disponibile su Eres Edizioni, Mondadori ed ibs, .

Alla prossima!

Maria Cristina 

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