Recensione IL TRENTUNESIMO GIORNO di Dario Tonani

Il TRENTUNESIMO GIORNO, edito da Mondadori, è un’eco-distopia apocalittica e visiva. Un romanzo che usa l’ambientazione per raccontare le vite di persone abbandonate dal destino.

TRAMA DE IL TRENTUNESIMO GIORNO

Piogge torrenziali flagellano da un mese ogni angolo del pianeta. Il globo è avvolto in una cortina compatta di nuvole, in balia di eventi climatici estremi e devastanti che decimano la popolazione terrestre. Il trentunesimo giorno il cielo si apre e dalle ultime nubi si affacciano stormi di sagome fluttuanti. Sono cadaveri. Migliaia, milioni di corpi privi di vita che galleggiano in balia del vento e delle correnti d’alta quota. Da dove arrivano, come sono finiti lassù? Perché non cadono (e qualcuno di loro esplode)? In un mondo al collasso la sopravvivenza è un sottile equilibrio tra meschini espedienti quotidiani, mentre terrore e superstizione dilagano e la scienza ufficiale non riesce a dare un perché a un fenomeno inspiegabile. Una cosa però è chiara: bisogna tirare giù tutti quei cadaveri, dai cui abiti sbrindellati piovono ricordi e tesori personali di ogni genere.

RECENSIONE DE IL TRENTUNESIMO GIORNO

Pioggia fitta, battente, che cade ininterrotta per un mese. Il freddo e l’umidità si insinuano nelle ossa della gente, ne ingrigiscono i cuori per renderli come il cielo senza sole che avvolge la Terra. Piove tanto, troppo e ovunque per essere “solo” maltempo. In molti lo pensano, ma nessuno osa dirlo ad alta voce.

E in questo diluvio che puzza di morte incrociamo diverse storie, tra cui emergono due personaggi principali: Evelyne, ex trapezista-bambina di un piccolo circo itinerante, e Alvaro, un uomo provato dalla vita alla ricerca di una seconda possibilità.

Soli e messi alla prova fin dalle prime pagine del libro, Evelyne e Alvaro troveranno conforto reciproco alla loro solitudine, all’angoscia di dover sopravvivere nel mondo che si aprirà ai loro occhi al termine delle piogge. Uno scenario inquietante, impossibile da spiegare per la scienza.

L’apocalisse è arrivata e i cadaveri fluttuano nell’aria. Esseri umani e animali galleggiano nell’azzurro del cielo, vanno alla deriva trascinati dalle correnti come inquietanti palloncini carichi di morte.

Il romanzo, ambientato principalmente in Italia, ci mostra un intero pianeta flagellato dalla paura. Un rimasuglio di razza umana che tenta di spiegare l’inspiegabile, che cerca di riorganizzarsi per ritrovare parte di una normalità ormai perduta per sempre.

Attraverso una scrittura più visiva, con un tratteggio poetico, Dario Tonani scrive un fantascientifico che ha le atmosfere di un thriller. Le emozioni dei personaggi emergono dalle pagine e si fondono con l’emotività del narrato. Assistiamo alla caduta, all’accettazione e alla fatica di rimettersi in piedi per affrontare il domani. Viviamo i rimorsi di Alvaro, il suo arrancare per affrancarsi dai suoi fallimenti e la forza che trae dalla vicinanza di Evelyne. Due anime che si compensano, che si uniscono per andare avanti attraverso le difficoltà.

Nel romanzo, oltre alla trama principale e al mistero dei cadaveri galleggianti, trovano posto schegge d’umanità. Storie parallele che mostrano sforzi, vizi, eroismi e malvagità di personaggi anonimi, di persone travolte dagli eventi. Micro atti della tragedia in scena, che viene travolta dall’apocalisse climatica.

Il pensiero, soprattutto nelle pagine iniziali del diluvio, è andato alle tragedie climatiche che hanno colpito l’Italia. Alla nostra imponenza contro la vastità della natura e alla poca consapevolezza che abbiamo di essere ospiti di questo pianeta. Il romanzo è stato scritto ben prima degli ultimi eventi che hanno flagellato il nostro paese, non è narrativa del dolore e non vuole vendere sulla pelle di chi ha sofferto, ma il messaggio d’ammonimento sul clima e sulla fragilità del nostro futuro è molto concreto.

Già, perché la pioggia è come la strega cattiva delle storie, per un po’ scompare, ma poi ritorna.

A presto.

Delos

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