Fantascienza: il paradosso dei Puffi in gabbia

Stranimondi, una delle più importanti fiere dedicate all’immaginario fantastico, si è conclusa da poche ore. Come ogni anno migliaia di visitatori e addetti ai lavori hanno popolato i suggestivi spazi espositivi della Casa dei Giochi di via Sant’Uguzzone 8, Milano. Nella due giorni milanese si sono tenuti incontri, presentazioni, approfondimenti e decine di eventi che hanno toccato ogni genere narrativo legato al fantastico. Autrici, autori, editori, addette e addetti ai lavori hanno partecipato all’evento con entusiasmo.

Non so quante novità ci fossero sui banchi espositivi, io ho acquistato undici libri e nel mio piccolo ho contribuito (o almeno lo spero) a sostenere la letteratura e lo sforzo di chi ancora ci crede. Stranimondi è una fiera in cui si può vedere oltre la grande editoria, in cui la passione guida le persone e in cui si respira la voglia di viaggiare lontano con la fantasia.

Ma allora, perché la fantascienza sembra sempre imprigionata in una piccola gabbia?

In molti hanno provato a ragionare su questa domanda ma nessuno ha mai trovato una risposta, il più delle volte la discussione di trasforma in un concorso di colpe e tutto finisce in baraonda. I motivi, o le cause, sostenute da pubblico e critica sono molte e tendenzialmente sono più o meno sempre le solite. So che le conoscente, ma permettetemi di elencare almeno quelle più in voga al momento.

LA FANTASCIENZA È MORTA, NON INTERESSA A NESSUNO (oppure la variante, NON CI SONO SCRITTORI/SCRITTRICI CAPACI)

Può essere, ma ne siamo realmente sicuri? Se pensiamo all’appeal dei film fantascientifici sul pubblico, direi che non è vero. Il fanta piace, in tutte le sue forme, non a caso film come AVATAR, INTERSTELLAR, DUNE etc… hanno attratto milioni di spettatori nel mondo, e non tutti erano fan sfegatati della fantascienza. Allora il problema sono i libri! Giusto? Colpa di chi scrive fantascienza! Anche qui, può essere, ma forse stiamo criticando il nulla. Ogni anno vengono pubblicati migliaia di libri di fantascienza ma la voce di chi urla all’incapacità dei moderni scribacchini vince sulla logica. Per la legge dei grandi numeri è impossibile che tutto faccia schifo, com’è impossibile che tutto ciò che è stato scritto in passato sia meraviglioso. Magari i libri “nuovi” non sono tutti capolavori, ma sicuramente non sono nemmeno tutti delle schifezze. Forse, bisognerebbe solamente leggerli con un minimo più di leggerezza e di apertura mentale.

GLI EDITORI PUBBLICANO SEMPRE LE STESSE COSE (stessi nomi, romanzi visti e rivisti per mezzo secolo)

Spesso questa critica va a braccetto con i nomi delle grosse CE italiane, e da un lato è anche vero, basta guardare in qualunque libreria per vedere che la stragrande maggioranza dei titoli di fantascienza è composta da classici. Ma perché lo fanno? Forse per il punto uno? Se il pensiero del pubblico è rivolto esclusivamente alla fantascienza del passato, le grandi CE si adattano. In fondo gli EDITORI sono aziende, pubblicano i libri per venderli e non per mandarli al macero. Se il pubblico chiedere Minipony alla guida del Falcon per distruggere la Pimpa, gli editori pubblicano tutto ciò che più si avvicina alle richieste di mercato (motivo per cui nel periodo Twilight c’erano solo vampiri, in quello di 50 sfumature si trovavano erotici ovunque etc…).

Le piccole e medie realtà editoriali possono permettersi di osare un po’ di più, ma anche loro devono fare i conti a fine mese (forse anche più dei colossi dell’editoria) e qualche libro che fa cassa serve. Ciò che verrebbe da chiedersi è perché, il libro che fa cassa, è quello dello scrittore americano morto 50 anni fa e non quello di un’italiana ancora in vita.

LA FANTASCIENZA ITALIANA È FATTA DI NEPOTISMO E NON C’È MERITOCRAZIA.

Ci sono sicuramente casi di favoritismi e o di simpatie che hanno premiato persone meno meritevoli di altre, ma stiamo (forse) parlando dell’aria fritta. Queste cose accadono anche per i libri gialli, i thriller, in posta o in qualsiasi altro luogo di lavoro. Se il problema fosse questo, come mai gli altri generi letterari non sono in difficoltà come la fantascienza? È possibile che questo preconcetto, pur assumendo che in alcuni casi sia vero, possa disincentivare le persone a proporsi come nuove voci della narrativa fanta? Forse il pensiero “tanto pubblicano solo chi vogliono loro” prevale sulla voglia di provare a mettersi in gioco, ma se sono sempre i soliti nomi a proporsi e a partecipare ai concorsi è anche normale che alla fine siano loro a vincere.

LA FANATASCIENZA ITALIANA È FATTA DI GENTE FALSA, NON C’È SOSTEGNO RECIPROCO.

Verissimo, è pieno di persone che ti sorridono quando gli servi e poi ti accoltellano. Ma, come al punto sopra, è anche vero che sono situazioni che si verificano ovunque. Ovviamente non è un’affermazione che vale per tutti, ma la percezione è che ci sia sempre una guerra tra poveri. In un Paese in cui si legge mediamente un libro all’anno, suggerire il testo di un/una collega, per qualcuno, significa perdere l’unico lettore a disposizione. Un atteggiamento brutto, a cui sono certo in molte/molti risponderanno “io suggerisco sempre titoli non miei” ma che non risolve il problema di dover pescare in tanti in uno stango con pochi pesci. Se ci impegnassimo a far crescere il bacino d’utenza invece che a recintarlo con reti sempre più alte, ci sarebbe più cibo per tutti.

Potrei andare avanti, le critiche travestite da teorie che ingabbiano la fantascienza in Italia sono molte e spesso sono tanto vere quanto inutili come le sbarre della gabbia dei Puffi.

Forse, e dico forse, il problema siamo noi. Noi pubblico che diamo poca fiducia a quello che non conosciamo, che inseguiamo sempre i soliti nomi invece di scoprirne di nuovi e che non diamo voce a ciò che ci piace. Ce ne stiamo seduti in terra a fissare il muro, a lamentarci che fa tutto schifo, senza accorgerci che basterebbe voltarsi per vedere una porta spalancata verso mille nuove avventure.

A presto.

Delos

PS: Ho volutamente evitato di fare allusioni o nomi che premino i virtuosi o che facciano cadere la cenere della critica sulla testa dei cattivi. Lo scopo di queste mie righe non è premiare chi, con onestà, fa ciò che ritiene corretto e nemmeno additare chi mente sapendo di mentire. Non sono nessuno, non ho il diritto/potere per farlo e non credo che servirebbe a qualcosa. Ho semplicemente dedicato una riflessione generale al mondo fantascientifico, che in questa due giorni milanese si è incontrato e ha dato vita a ciò che vorrei vedere sempre: un ambiente vivo, frizzante e sereno.

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