Recensione La valle dei ragni. L’impero delle formiche di H.G Wells

Bentrovati distopfantareaders!

La deliziosa edizione Adelphi che nette insieme i due racconti di Wells (tradotti da Roberto Serrai con una nota di Sandro Modeo) merita un’ attenta lettura. I due brevi racconti infatti rappresentano, forse insieme a La valle dei ciechi, tra le scritture più originali di Wells, anche se meno note e meno celebrate dei grandi romanzi.

RECENSIONE E TRAME DEI DUE RACCONTI

La valle dei ragni (1903) è un racconto di tipo horror: tre uomini morsi dalla passione erotica inseguono una donna meticcia ferita attraverso un paesaggio desertico e spettrale. Si trovano a un certo punto, circondati da una massa di ragni che viaggiano dentro grossi batuffoli di ragnatela spinti dal vento.
L’orrore e il terrore cancellano la passione e fanno scattare il meccanismo della sopravvivenza per il quale il capo dei tre arriverà a uccidere il servo al fine di sottrargli il cavallo e fuggire mentre il terzo finisce divorato dagli immondi animali.


Nel racconto L’impero delle formiche (1905), più lungo e più articolato, Wells sembra voler prendere le distanze dalla prospettiva umana e osservare il destino della specie da una punto di vista differente. Wells, assai sensibile alle teorie darwiniane, si avventura in una costruzione distopica per eccellenza prospettando una realtà nella quale la specie umana è messa in difficoltà da un’altra specie animale, quella delle formiche, che si è organizzata, si è evoluta e, presa coscienza delle sue potenzialità, ha cominciato a imporre il proprio dominio assaltando le comunità umane. Un comandante di origine francese, Gerilleau, riceve l’ordine di portare la sua nuova cannoniera in prossimità di un villaggio che è stato attaccato dalle formiche. Trova, durante un viaggio fluviale che ricorda da vicino quello di Cuore di tenebra di Conrad, una barca assalita dalle formiche che hanno ucciso e divorato i marinai, trova villaggi interamente distrutti, e capisce che il nemico è stato molto sottovalutato, non si tratta solo di formiche ma piuttosto di una vera e propria civiltà nuova, organizzata e spietata, come se si trattassero di alieni, giunti su un pianeta da conquistare.


Il racconto si conclude con una previsione catastrofica: le formiche hanno già conquistato parte del Brasile molto presto estenderanno il loro dominio, scenderanno per il Rio delle Amazzoni, e in pochi anni giungeranno in Europa.

L’idea che l’essere umano sia solo una possibilità per questo pianeta, che altre specie possano imporsi anche a suo danno, è feconda per la letteratura distopica, lo sappiamo bene. Ma lo era già per il pensiero critico dell’800, e la mente va subito al Leopardi delle Operette Morali, un pensiero che Wells interpreta benissimo, prospettandoci un’immagine della cultura del XIX secolo, o dell’incipiente XX, del tutto diversa da quella tradizionale, meno dolciastra e post romantica, molto più problematica rispetto al destino dell’umanità e al suo ruolo sulla Terra.

STEFANO ZAMPIERI

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