Recensione di Triangulum di Masande Ntshanga

TRAMA DI TRIANGULUM

Nel 2040 l’Agenzia spaziale sudafricana riceve un misterioso pacco contenente un libro di memorie e una serie di registrazioni digitali di una mittente anonima che sostiene che il mondo finirà entro dieci anni. Queste memorie partono dall’adolescenza della narratrice, una ragazza apparentemente alla deriva, alle prese con visioni improvvise di una macchina fluttuante e un padre malato che non si è mai ripreso dallo shock della perdita della moglie. Quando tre ragazze scompaiono nel giorno del compleanno di sua madre, la narratrice si convince che ci sia una connessione con la macchina e che anche sua madre sia stata rapita. La ricerca della verità, e del motivo delle proprie visioni e della propria diversità, la accompagna dall’adolescenza all’età adulta, dai quartieri popolari di una cittadina a una megalopoli futuristica, da un laboratorio sotterraneo che effettua esperimenti su persone indigenti a una rete di ecoterroristi. Masande Ntshanga ha realizzato un’opera unica che mescola elementi del romanzo di formazione, fantascientifico e del mistero coprendo 40 anni di storia del Sudafrica, dalla caduta dell’apartheid fino a un futuro prossimo su cui incombono disastri ecologici.

RECENSIONE DI TRIANGULUM

Triangulum di Masande Ntshanga – su traduzione di Stefano Pirone, edito da Pidgin – è un romanzo slipstream; la narrazione, infatti, oscilla tra autofiction, racconto di formazione, mistery, romanzo storico e poi fa una netta virata verso il genere fantascientifico.
Non sapevo nulla né dell’autore né del romanzo e, in questi casi, il biglietto da visita per eccellenza è la sinossi; leggendola mi ha fin da subito incuriosita e ho sentito l’esigenza di scoprire da sola se sarebbe stato un libro nelle mie corde.

Ntshanga sviluppa il narrato a partire da una serie di documenti organizzati in forma di diario e registrazioni trascritte, inviati in forma anonima, in cui si profila all’orizzonte un futuro terribile: il mondo finirà tra dieci anni.
La storia è spaccata in due parti, la prima – che ha le fattezze di un bildungsroman – vede protagonista una giovane donna del Sudafrica, tra 1999 e il 2002, che non si rassegna sulla prematura scomparsa della madre, ipotizzando addirittura un rapimento alieno; la seconda vede questa stessa ragazza, ormai cresciuta, implicata in una rischiosa missione di spionaggio che le permetterà di acquisire una maggiore consapevolezza su quel che la vita le riserverà.


La copertina così psichedelica sembra lanciare al lettore, oltre a un chiaro indizio sulla realtà multiforme che ci si presenterà dinanzi, un monito ovvero quello di prestare attenzione. All’inizio si è spaesati, non ci sono “punti fermi” e non si capisce bene dove voglia andare a parare il tutto, ma ogni tassello, man mano ci si avvicina all’epilogo, trova la sua collocazione.
Il racconto alterna in maniera suggestiva fatti realmente accaduti e immaginazione, l’autore ci mantiene costantemente legati al punto di vista della protagonista e al mondo funzionale che ha ideato, cercando di mettere a fuoco il progressivo declino di un’umanità che precipita verso l’apocalisse ambientale.
Un fantathriller scritto da una delle voci nuove della letteratura internazionale dove l’elemento thriller ha un quid di carsico, ma che si rivela anche cronistoria dei momenti salienti della storia del Sudafrica.


Attraverso l’excursus storiografico e disseminati nelle oltre 300 pagine, il libro affronta questioni sempre più urgenti nel mondo globalizzato: lo scisma dell’identità, la posizione sociale, le battaglie civili, l’emarginazione, la strisciante questione razziale, il capitalismo di contro al progresso tecnologico e l’alienazione dell’individuo. È anche un’esortazione a riconsiderare la nostra vita e soprattutto nel modo che abbiamo di rapportarci con il pianeta.
Ciò che più mi ha delusa di questo romanzo è la mancanza di focus negli aspetti che ritenevo più interessanti, in base alle premesse contenute nella sinossi. Visto il contesto sudafricano così complesso e rivelatorio, la trama risulta dispersiva e quello che dovrebbe essere una sorta di “gioco narrativo” funziona in parte, perché viene a mancare la giusta scorrevolezza, anzi il tutto resta piuttosto statico anche se coadiuvato da capitoli brevi.
Alla luce di ciò ritengo che Triangulum sia quel tipo di libro che richiede uno sforzo al lettore per poter essere decrittato, ma che comunque ti dà di più a una seconda lettura visti i temi sensibili che tratta, perciò, mi sento di consigliarlo a chi non teme quei libri che hanno bisogno di un pizzico di pazienza in più nell’essere affrontati.

Elisa R

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