Recensione Dieci tazze a colazione di Irene Renei

Dieci tazze a colazione, di Irene Renei (AltrevociEdizioni), è un romanzo forte e al contempo delicato. È un viaggio attraverso i problemi e le sofferenze di persone che non hanno ricevuto nulla dalla vita.

La trama del libro

Irene ha una famiglia felice, un rapporto speciale con il marito e due figli meravigliosi. Ha tutto quello che ha sempre sognato, eppure non si sente appagata, le manca qualcosa.

Gli anni sono voltati via tra feste e amici. La sua casa è sempre stata aperta, al mondo e alla condivisione, e non ha mai avuto tempo per sentirsi triste o depressa. Anni meravigliosi in cui tutto è andato nella maniera migliore, che le hanno riempito la vita fino a farle dimenticare che fuori esiste un mondo di tristezza. E proprio la consapevolezza di essere stata fortunata, arrivata in un momento di riflessione interiore, la spinge a fare un passo verso chi non lo è affatto, per provare a bilanciare i conti il destino.

Inizia così un percorso di volontariato in una comunità “madre-bambino”, dove conosce ragazze giovanissime scappate da padri padroni, figli resi problematici dagli abusi e dalla trascuratezza in cui sono cresciuti, dalla tossicodipendenze o dall’ignoranza.

Recensione Dieci tazze a colazione

Dieci tazze è una metafora della vita in una casa piena d’allegria, di amici che si fermano a dormire e della spensieratezza di vivere. Irene è una donna che ha sempre voluto essere madre, che sente il suo cuore battere come quello di una chioccia per i suoi pulcini.

La sua storia parte piano, inseguendo solo la sua voglia di maternità, per poi sbocciare e crescere tra le braccia di un uomo che le insegna la leggerezza del vivere. In breve tempo impara che la felicità non si ottiene con i soldi, gli oggetti o i successi personali. Per essere felici bisogna aprire il cuore e accogliere l’amore di chi ti sta vicino e i piccoli regali della vita.

Irene impara a farlo e lo insegna anche ai suoi figli. Li guarda crescere all’interno della famiglia allargata fatta di amici e legami più forti del sangue. Si inebria del piacere di vivere fino a perdere il contatto con il mondo esterno. E solo dopo anni, quando Matteo e Marta sono grandi e il suo ruolo di chioccia viene meno, inizia a dare ascolto a quella vocina che ogni tanto la chiamava dal cuore. Quel senso di vuoto che l’assaliva quando la casa era silenziosa e la faceva sentire in colpa per essere così felice.

E così, seguendo un impulso improvviso, inizia il suo percorso per condividere l’amore che ha nel cuore con chi non lo ha mai ricevuto. Un viaggio che la porterà a conoscere madri piegate dal dolore, donne fuggite dalla disperazione assieme a figli che non hanno mai sorriso.

Attraverso una narrazione veloce, diretta ed estremamente semplice, Irene Renei mi ha trascinato nella storia. Non si è persa in orpelli narrativi, in paroloni per appagare il suo ego scrittorio, è andata diretta al cuore delle emozioni e di una vita vissuta in nome dell’amore. Attraverso la sua voce ho vissuto il dolore delle storie di donne, bambini e famiglie.

Dieci tazze a colazione è un libro veloce ma che non scivola via come sabbia tra le dita. Una volta terminato ti resta il sapore delle lacrime sulle labbra. Lacrime vere, come le storie raccontate, gli abusi e il degrado di chi sopravvive non visto.

Un libro che non fa sconti ma che alla fine ti lascia la speranza e la voglia di fare qualcosa per un mondo migliore.

Consigliatissimo. Leggetelo, nel suo piccolo vi renderà un po’ più consapevoli.

A presto

Delos

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