Recensione Il ministero per il futuro di Kim Stanley Robinson

Il Ministero per il futuro (pubblicato nel 2020 tradotto da Francesco Vitellini per Fanucci nel 2022 ) è un formidabile romanzo di Kim Stanley Robinson, il quale dopo averci affascinato con la trasformazione di Marte nella celebre trilogia Il rosso di marte, Il verde di marte e Il blu di Marte, qui si addentra nella tematica più urgente, quella della devastazione del pianeta per via della mutazione climatica.

TRAMA E RECENSIONE DE IL MINISTERO PER IL FUTURO

C’è un motivo conduttore, ed è la storia congiunta di Mary Murphy, una giovane donna nominata Ministro di  un nuovo organismo per la difesa di tutte le creature viventi presenti e future,  Il Ministero per il futuro. L’organismo è guidato da Mary e si occupa di affrontare le conseguenze dei cambiamenti climatici e delle catastrofi ambientali. Al contempo fin dal primo capitolo seguiamo la storia drammatica di Frank May unico sopravvissuto di una spaventosa ondata di caldo in India che ha provocato migliaia di morti.

Ma la caratteristica forse più d’impatto del libro è l’alternarsi di capitoli con narratori diversi, ora i protagonisti ora persone qualunque, migranti, ospiti dei centri di accoglienza, e persino un fotone, oppure la Storia stessa.

Altri capitoli contengo invece riflessioni assai sottili su questioni di ordine economico o sociopolitico o storico, perché la prospettiva dell’autore è non solo una prospettiva corale ma soprattutto una prospettiva globale. Ci mostra insieme il rischio della devastazione e la possibilità futura di salvarsi da essa. Particolarmente affascinanti i capitoli dedicati al salvataggio dei ghiacciai attraverso delle complesse operazioni di aspirazione delle acque sottostanti.       

Ma inquietante è certamente l’idea che si fa strada un po’ alla volta che non sia possibile una vera svolta, che non si possa impedire il disastro se non attraverso un passaggio violento. Il romanzo infatti parla anche, se pur non concedendogli troppo spazio, di una rete terroristica che abbatte aerei carichi di passeggeri e navi portacontainer per protesta contro le emissioni di carbonio, oppure uccide i ricchi detentori del potere economico e industriale restii a qualsiasi operazione di salvataggio che possa mettere in pericolo i propri profitti.

Ci sarebbero molte questioni importanti da sottolineare di fronte a questa complessa narrazione, tuttavia ce n’è almeno una che vorrei sottolineare: Stanley Robinson coglie davvero nel segno quando ci mostra, e non è sempre piacevole, quanto vari e articolati siano i meccanismi della trasformazione. In questo modo supera ampiamente ogni ecologismo ingenuo, e ci mostra che una vera lotta alla CO2 passa in realtà da un superamento organico del capitalismo, che non significa per lui un ritorno a formule stantie già sperimentate e fallimentari ma piuttosto da pratiche innovative, solidaristiche e cooperative, finanziarie (spiega lungamente l’esigenza della emissione di carboncoin una nuova moneta garantita dalle Banche centrali delle maggiori potenze, ed ecco il secondo aspetto: non se ne esce da soli, i fenomeni che stanno portando il pianeta alla distruzione   sono globali ed esigono iniziative globali coordinate fra tutte le potenze, grandi e piccole, singolare è il ruolo che egli assegna per esempio all’India in questo processo.

Ancora da osservare come l’autore passi con grande scioltezza da una prospettiva globale a quella individuale soprattutto, ma non solo, dei due protagonisti, della loro storia personale e del loro destino come a dire che non si può sorvolare come spesso fanno gli ideologi sulla realtà delle persone nella sua concretezza e drammaticità, la grande Storia è fatta anche di piccole storie.

In conclusione non posso che ribadire la mia sensazione che si tratti davvero di una grande lettura, che merita assolutamente lo sforzo delle oltre 500 pagine e soprattutto che si tratti di uno di quei libri che restano nell’immaginario collettivo e che possono nutrire la nostra speranza per un futuro diverso da quello che ci si prospetta.

STEFANO ZAMPIERI

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