Recensione di Cadavere squisito di Agustina Bazterrica

TRAMA DI CADAVERE SQUISITO

Marcos lavora nel mercato della carne da sempre, è un’attività di famiglia. Ma ora le cose sono cambiate, in modo radicale e irreversibile. Un virus ha attaccato gli animali, sia domestici che selvatici, per cui sono stati tutti sistematicamente abbattuti e la loro carne non può assolutamente essere consumata. Ora la carne che tratta è diversa, speciale, perché i governi di tutto il mondo hanno dovuto affrontare la situazione e hanno deciso di rendere legale l’allevamento, la produzione, la macellazione e la lavorazione della carne umana. Marcos si è dovuto adattare, cerca di non pensare a cosa fa per vivere, e fa del suo meglio per stare dietro a fornitori, clienti, ordini e consegne, perché deve pagare la casa di riposo in cui vive suo padre. E ora che sua moglie lo ha lasciato deve pensare a tutto da solo.

RECENSIONE DI CADAVERE SQUISITO

Avete mai desiderato ardentemente che un libro venisse pubblicato in Italia per poterlo leggere nella vostra lingua? Questo è ciò che ho provato io per “Cadavere squisito” di Agustina Bazterrica. Navigando su Goodreads, mi imbattevo spesso nella versione inglese, “Tender is the Flesh”, ma la mia conoscenza della lingua è così limitata che non mi arrischiavo minimamente a fare un tentativo del genere. Così, speravo con ogni fibra del mio essere che qualcuno avesse il coraggio di tradurlo per il nostro mercato. E quel coraggio è stato mostrato da Eris Edizioni e dalla traduttrice Francesca Signorello. Grazie a loro, FINALMENTE ho potuto constatare di “prima mano” se il grande entusiasmo che circonda questo romanzo fosse giustificato. E vi anticipo con gioia che ogni pagina ha confermato che l’attesa ne è valsa la pena!

Ma di cosa parla questo libro dal titolo così provocatorio?

A seguito di un misterioso virus che ha infettato ogni forma animale, costringendo l’uomo a un intervento coatto di totale soppressione, sprovvisti ormai di qualsivoglia carne, i governi di tutto il mondo corrono ai ripari decretando che a essere mangiata sarà quella umana.
Ciò ha ridefinito le priorità e le risorse disponibili. Vengono creati degli appositi luoghi di allevamento di esseri umani, veri e propri mattatoi dove la “carne speciale” viene lavorata e nessuna delle sue parti sprecata.
Il lasso di tempo in cui si svolge la vicenda rimane indefinito, tuttavia, il contesto descritto è quello di un mondo post-epurazione, in cui il consumo di esseri umani è diventato una pratica consolidata. Questa nuova realtà suggerisce un cambiamento significativo nelle abitudini alimentari e nella percezione del cannibalismo, ora visto come una componente fondamentale della dieta.


“[…] Dopotutto, da che mondo è mondo, non facciamo altro che mangiarci a vicenda. Quando non in maniera simbolica, ci fagocitiamo letteralmente. La Transizione ci ha concesso la possibilità di essere meno ipocriti.”


Marcus, protagonista e narratore, ha un ruolo importante nell’attività produttiva della “carne speciale” e con freddezza ci racconta com’è cambiata la sua vita, del suo matrimonio naufragato con la morte del figlioletto e che adesso si trova incagliato in un’esistenza che ha perso ormai ogni senso, se non fosse per mantenere le spese dell’ospizio in cui alloggia il padre.

Di ‘Cadavere squisito’ ciò che mi ha principalmente colpito è l’idea di una distopia dai tratti orrorifici in cui l’umanità è costretta giocoforza a una transizione che li ha portati a legalizzare il cannibalismo, con annesso allevamento di umani da macello.
La peculiarità dello stile di Agustina Bazterrica si manifesta tramite un marcato e imperante distacco, come dimostra il fatto che il nome del protagonista ci viene rivelato solo nell’ottavo capitolo. Fino a quel momento, essendo il racconto in terza persona singolare, gli si fa riferimento semplicemente con il pronome ‘lui’. Questa scelta narrativa può essere interpretata come un mezzo per enfatizzare la perdita di identità: i personaggi vengono disumanizzati e ritenuti meri prodotti all’interno di un sistema opprimente.
Un mondo dove i valori umani sono messi in discussione e che funge da specchio critico per la società attuale, diventando uno strumento valido per esaminare le direzioni potenzialmente pericolose che la nostra potrebbe (o sta già?) per intraprendere.
Un esempio significativo è la cruda ed esasperante precisione con cui viene descritto l’intero processo di trasformazione degli esseri umani in libbre di carne, per questo mi sento di sconsigliarlo ai deboli di stomaco. Si utilizzano termini tecnici propri del settore macellario, mettendo in luce una sconcertante somiglianza con la nostra realtà e sul modo di intendere l’industria carnica.
È un romanzo brutale vergato col sangue e le viscere di cui siamo fatti.
L’autrice lascia trapelare le molteplici sfaccettature del male nell’uomo e dell’uomo stesso, setacciando la complessità del comportamento umano e le sue contraddizioni. Si tratta solo di leggere tra le righe, sviluppare la capacità di percepire e di interpretare il non detto.
Schiude al lettore, attraverso lo spietato realismo del racconto, un contesto fatto di alienazione e facendo leva sui valori latenti di quest’inedito scenario – quali empatia, etica, dedizione e altri ancora – offre una prospettiva che, seppur nella sua brutalità, non manca di sollevare questioni morali e di umanità. Il finale poi è uno di quelli che ti fa letteralmente cadere la mascella per la sorpresa.

Elisa R

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