2020 SpeedBall, l’album che predisse il nostro presente (distopico)

Il 28 marzo 1995 usciva Speedball 2020, un (quasi) “concept album” dei Timoria, rock band italiana guidata da Omar Pedrini e Francesco Renga. Il disco compirà a breve 25 anni, ma nelle liriche delle sue canzoni alberga un messaggio ancora attuale.

La realtà virtuale come nuova droga, la colonizzazione della comunicazione da parte di personaggi televisivi e artisti fake, l’approssimarsi del punto di non ritorno per il nostro pianeta. Questi i contenuti distopici che, inseriti in un’opera rock, fanno da architrave per la descrizione di un futuro prossimo e poco entusiasmante. Pedrini ha dichiarato che all’epoca (iniziò nel 93 a scrivere i primi pezzi) decise di ambientare l’album nell’anno in cui il suo primogenito avrebbe avuto 27 anni, la stessa età che aveva lui durante la fase di composizione dei pezzi. Insomma, nella prefigurazione pedriniana la società del futuro avrebbe dovuto affrontare delle criticità ingombranti e il presente, a quanto pare, non gli sta dando torto.

Entriamo nel merito, cercando di estrapolare i passaggi più significati dal punto di vista della distopia. Ma prima, pigiamo il tasto play

Si parte con una breve intro (traccia 1) in cui si fa riferimento all’attore River Phoenix, scomparso prematuramente per una dose letale di Speedball (mix di cocaina e eroina).

2020 (traccia 2) esplicita il concetto di alienazione combinata alla realtà virtuale

Voglio restare qui, chiuso nella mia stanza, dita abili per accarezzare i tasti. Come corrono… Più svelte che… Datemi un illusione, gode così la mia generazione

Brain machine (traccia 3): il testo brevissimo (come il brano) è un messaggio che non prevede mezzi termini.

Per il giovane ribelle non c’è soluzione: Lobotomia, Lobotomia, Lobotomia. I can’t live without my brain machine. Resto qui con la mia brain machine

Speedball (Traccia 5): la droga come unica via d’uscita da alienazione, emergenza ambientale e controllo sociale.

Se finirà un altro giorno seduto qui a impazzire di televisione. Muore cosi la speranza, voce di chi non si arrende mai: rivoluzione. Vivere, morire in fretta, datemi la via d’uscita: Speed – Speed ball…

Soffoca, il mio pianeta… Guidano la nostra vita.

Dancin’ queen (Traccia 6). Come si esercita il controllo sociale? incastrando le persone nel presente. Senza attingere da esempi passati e non potendo pensare al futuro, la mente genera pensieri legati solo alla quotidianità diventato così un ingranaggio perfetto e ben oliato per la tutela dello status quo.

…per me solo il presente, il futuro non c’é, cos’é il passato, non ricordo, sono nato qua cyber punk…. 

Europa 3 (traccia 10): Tutto è perduto. Come in un film post apocalittico, la Terra, devastata dall’uomo, viene abbandonata. L’unica speranza è legata alla ricerca nello spazio di un nuovo pianeta da colonizzare, e forse, finalmente, da rispettare.

Partirà nella notte qui, l’han chiamato Europa 3. Nello spazio infinito che fa sentire vicino a dio. Cercherò il futuro là, nasceranno altre città. Certo che mi mancherà questa vecchia gente che mi saluta. Spera solo in me che ho paura da nascondere, su una stella nuova per ritrovare quello che qui non c’è.

Guru (traccia 14): Le scelte personali sono ormai in mano a una moltitudine di personaggi virtuali che infestano i media (i social nel ’93 ancora non esistavano, ma la proliferazione dei “guru” avviene proprio con l’evvento di facebook & co.). Non si pensa, non si ragiona, non si riflette. Completamenti privi di spirito critico ci si affida pericolosamente a dei fantomatici dispensatori di verità.

Dimmi, guru, cosa io dirò? cosa devo fare? Dimmi, guru, forse morirò, fermo ad aspettare? Dimmi, guru, se non lo sai tu santo virtuale

Riccardo Muzi

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