DIETRO L’ANGOLO: “L’ombra del glicine” di A. Lidonnici.

TRAMA:

Genova è la città dei dualismi. Basta voltarsi dall’altra parte e il mare diventa monte, il levante ponente e le discese salite. Una sera un imprenditore genovese si volta dall’altra parte, e la vita diventa morte. Qualche mese più tardi, sua figlia Claudia, che ancora non ha metabolizzato la morte del padre, conosce Alfio, un uomo affascinante, vent’anni più grande di lei. Attratta dalla sua maturità e dal suo carisma, la ragazza si perde in una relazione totalizzante, che la allontana dalla sua città e dai suoi affetti. Anche Claudia si volta dall’altra parte, e la luce di un presente fatto d’amore e passione si trasforma nell’oscurità di un futuro pieno di bugie, soprusi e violenza. Riuscirà a uscirne?

RECENSIONE:

Ho amato questo romanzo scritto con maestria da Antonio Lidonnici ed edito da Edizioni Effetto.
I dialoghi sono, a mio avviso, perfetti, i personaggi ben caratterizzati (senza il bisogno di affibbiargli chissà che caratteristiche particolari) e ho constatato una grande coerenza interna.

“Si guarda allo specchio, prova a mettersi in posa come non faceva da un po’.
Si riconosce.
Attraverso le occhiaie, le lacrime, il viso scavato.
Si riconosce ancora.
Iniziano a tremarle le labbra, le morde per fermarle, mentre una nenia le rimbomba in testa.
Perché?”

La storia di Claudia pare essere vera e, in effetti, non ci racconta niente di nuovo rispetto a molte storie di vita che sentiamo quasi ogni giorno; perché la violenza domestica è un argomento purtroppo molto attuale, che spesso ci fa sentire impotenti. È un tipo di violenza subdola, che ha un tossico legame con l’amore, una delle emozioni più importanti che un essere umano possa provare. E così si finisce in una trappola da cui è difficile scappare, sempre se si comprende di esserci finiti dentro. Ma questa non è solo la storia di Claudia, altri personaggi si muovono attorno a lei e a me personalmente sono sembrati uno più vero dell’altro.

È difficile che non mi capiti di storcere il naso almeno una volta durante una lettura, ma come dicevo all’inizio della recensione, ho constatato una grande coerenza interna, tanto da risultarmi tutto perfettamente narrato, sia a livello di forma, sia a livello temporale e sia a livello di studio dietro le quinte. Una delle cose che mi piace più dire di un libro è: “Ho visto tutto”!

Questo romanzo mi ha ricordato quanto sia difficile riconoscere una violenza domestica o psicologica e quanto sia importante parlarne ancora, ancora e ancora. Proprio in questo momento, mentre sto scrivendo, una donna starà subendo violenza. E avrà paura di denunciare o peggio, sarà lì a “leccare” la mano che impugna il bastone. Questa storia deve finire. Vi invito a leggere questo romanzo che, oltretutto, è anche molto avvincente.

Alla prossima,

La vostra Tania Dejoannon!

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