Recensione “Com’era il futuro” di F. Pohl.

TRAMA:

Una storia della fantascienza nell’autobiografia di un protagonista assoluto del genere. Dagli Anni venti e le prime riviste di fantascienza create da Hugo Gernsback, dai primi gruppi di appassionati, dai primi scrittori che scrivevano per due centesimi a parola fino al boom del genere negli anni sessanta. Passando per l’era di Campbell, la rivoluzione di Astounding, le convention e le worldcon. E passando per la Grande Depressione, l’attivismo comunista, la Seconda Guerra mondiale. La storia personale di un grande protagonista del genere letterario più affascinante, che diventa la storia del genere stesso e della nazione in cui fiorisce, gli Stati Uniti. Una storia narrata con ironia, arguzia, curiosità, visione, prospettiva, come solo un grande scrittore come Frederik Pohl poteva raccontarla. “C’era una volta un mondo fatato di cui nessuno sapeva nulla, a parte noi. Frederik Pohl lo ha ricreato perché tutti lo possano conoscere” (Isaac Asimov). “Frederik Pohl si dimostra ancora una volta un grande narratore, con una superba autobiografia che diventa una bellissima storia da leggere” (Frank Herbert).

RECENSIONE:

Chi è interessato alla storia e agli sviluppi del genere fantascientifico non può sottrarsi dal leggere questa bella autobiografia di F. Pohl uno dei scrittori di riferimenti del genere, autore di alcuni grandi lavori (Le porte dell’infinito e I mercanti dello spazio solo per citarne un paio) ma anche organizzatore, editor, direttore di riviste. E allora potrà scoprire dalla narrazione sempre ironica e scanzonata di Pohl alcuni passaggi importanti di questa storia.
Ovviamente la prospettiva di Pohl è quella degli Stati Uniti, ma d’altra parte è proprio qui che la fantascienza ha cominciato a camminare sulle sue gambe. Veniamo allora a scoprire una serie di fatti davvero interessanti almeno per chi sia interessato a a ricostruire tutto questo fenomeno nella sua complessità. Per esempio il legame tra la nascente letteratura fantascientifica americana e il periodo della grande depressione dopo il 1929, e già questo può farci riflettere. Forse è proprio nel momenti difficili per una un’intera società che si sviluppa più facilmente l’esigenza di anticipare il futuro, di gettare un’occhiata su quel che ci aspetta, o perfino di prospettare società nuove, un’umanità nuova.

È dunque proprio negli anni trenta che la fantascienza si sviluppa negli Stati Uniti trainata dall’enorme lavoro della Riviste che selezionano, e retribuiscono i nuovi scrittori. Qui troviamo il racconto autobiografico di Pohl e del suo rapporto con le principali riviste americane delle quali spesso è stato animatore e protagonista, dalle celebri Astounding Science-Fiction, Amazing Stories, Wonder Stories, o le meno note Startling Stories, Captain Future, Planet Stories, o altre. Ma poi ci sono anche i primi film di successo e poi l’epopea degli editor che per una letteratura di genere sono essenziali nel dare omogeneità, nel selezionare il materiale più interessante, nel dare fiducia ai nuovi scrittori. E le difficili carriere di tanti autori, alcuni destinati a diventare celebri, altri a scomparire, Asimov, Clark, Bradbury, Anderson, Heinlein e tanti altri.

Ecco, riviste ed editor, sono forse ciò di cui oggi si sente maggiormente la mancanza, poche ormai le riviste, pochi gli editor competenti, troppo materiale gettato un po’ alla rinfusa su internet che certamente ha il vantaggio di non costare niente, ma produce un abnorme produzione senza selezione che alla fine solletica il narcisismo degli aspiranti scrittori ma produce un’inflazione in cui alla fine si perdono anche le opere veramente meritevoli.

Ma ritorniamo alle pagine di Pohl, al suo racconto essenziale del periodo di guerra, alle esperienze delle convention, ai gruppi di scrittori che condividono la storia della fantascienza, per esempio i “Futuriani”, e quindi la formazione di quello che oggi viene chiamato il fandom. E poi infine negli anni ‘50-’60 l’interesse da parte dei grandi editori e quindi l’affermazione definitiva del genere.

C’è molta storia dell’editoria in questa autobiografia ed è altamente istruttivo confrontarla con la realtà attuale del nostro paese. Ma c’è anche il grande insegnamento in base al quale si può fare editoria popolare mantenendo sempre un alto standard di qualità.

A parte mi piace sottolineare un aspetto molto personale che Pohl fa emergere con chiarezza, quanto nel percorso di uno scrittore sia importante la determinazione, la convinzione, persino l’ostinazione nel voler perseguire il proprio obiettivo anche di fronte a sconfitte e fallimenti. Non mollare mai. Ne vale la pena. Vi ricordo che la traduzione è di Salvatore Proietti, ottima ed efficace.

STEFANO ZAMPIERI

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