Le Interviste di LDFO: Maico Morellini

La porta del bunker è sigillata da quasi due anni, la paura dei venditori porta a porta del Folletto mi ha costretto a fare scelte drastiche. Sto aspettando un ospite e sono un po’ in ansia.

Sento le oche da guardia che starnazzano, la luce del Red Alert inizia a lampeggiare. Marco Fava arriva di corsa nella hall, da quando è entrato nel bunker non ha mai visto un estraneo.

D – Torna nella tua cella, non è per te.

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MF – Ma uffa!

Si allontana facendo tintinnare il six pack di birre.

La porta si apre, il mio ospite è arrivato. Ki Ba ringhia, è pronta a saltargli addosso. Le dico che è un amico e si tranquillizza.

D – Ciao Maico! Che piacere vederti.

Maico sorride, si inginocchia e i bacia l’anello. Strano, non porto anelli. Pazienza, ricambio con un bacio alla francese.

MM – Il mio un po’ meno.

D – Sempre il solito burlone. Sono contento che hai accettato l’invito.

MM – Non avevo molta scelta, mi hai fatto bloccare il conto in banca.

Giusto! Devo ricordarmi di farglielo sbloccare.

D – Se ti va possiamo iniziare subito con una domanda di rito per chi, tra i nostri lettori, ancora non ti consce.

Si siede. Annuisce. Non sembra intimorito.

D – Maico Morellini, scrittore, sex symbol, campione provinciale di barba rifinita e cos’altro? Raccontaci chi sei.

MM – Nelle tre definizioni qui sopra ce ne sono almeno un paio sbagliate ma non voglio dare troppi indizi perciò passerei subito al ‘cos’altro?’ La mia passione per il fantastico nasce al cinema, nel 1983, con Il Ritorno dello Jedi e poi si affila grazie a una smodata passione per l’horror, a un legame duraturo ma non tanto solido con il fantasy e a un rapporto ormai purtroppo esaurito con i giochi di ruolo. Questo mix micidiale mi ha portato alla scrittura, alla contaminazione, all’ibridazione e alla più generale e totalizzante passione per le belle storie. O meglio, per le storie raccontante bene. Nel 2021 ho raggiunto un traguardo importante: 10 anni di pubblicazioni letterarie continuative e questa cosa mi ha fatto sentire un po’ vecchio. Poi sono informatico per necessità, ma questa è un’altra storia.

Alla parola informatico Marco Fava esce dalla sua cella, indossa un accappatoio e ha la salvietta arrotolata in testa. Finge di non vederci, prende il computer portatile e torna sui suoi passi.

D – Non badarci. Piuttosto, spiegaci perché hai scelto la fantascienza, o più in generale, la narrativa fantastica. Cosa ti ha fatto innamorare di questo tipo di narrazione?

MM – Perché la fantascienza e la narrativa fantastica racchiudono al loro interno i mondi che mi piacciono di più. Creazione di universi, speculazione, intrattenimento (non è una parolaccia, no?), analisi del presente con lo scopo di immaginare il futuro. O uno dei futuri possibili. E colori, tanti colori. Star Wars (lascio ai posteri il dibattito su cosa sia Star Wars) ha premuto molti interruttori nella mia testa e da lì ho scoperto il pop, il mito e tutto quello che ci sta in mezzo.

D – Nelle tue storie c’è sempre una componente oscura, a volte angosciante, che accompagna tutta la trama fino alla fine. È una scelta di stile è c’è altro?

MM – Credo sia una componente indispensabile. Non tanto narrativa, quanto esistenziale. Nel senso che osservo molto e penso molto a tutto quello che vedo. E scopro che quello che mi resta di più appicciato addosso ha a che fare con l’oscurità e con l’angoscia. Sotto molti aspetti, è uno strano chiaro-scuro, uno specchiarsi. Io ho una vita tranquilla, felice e serena. Non so se questo mi spinga a setacciare l’animo umano nelle sue componenti meno luccicanti o se sia un modo per esorcizzarle. E non so nemmeno se questa sia una mia visione del mondo “altro”, quello esterno al mio nucleo di vita ristretto. Ma so che non è una scelta di stile, è più un percorso naturale.

Maico apre lo zainetto a forma di Baby Yoda e estrae un foglio. Me lo porge. So cos’è, l’ho invitato proprio per questo.

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D – Progetto NumeN, ti va di parlarcene?

MM – Solo se non disturbo.

Falsità portami via. Gli faccio cenno di proseguire.

MM – NumeN è un progetto crossmediale che ha mosso il suo primo importante passo 12 dodici aprilie, con la pubblicazione per Delos Digital del romanzo “NumeN – scommessa sulla fine del mondo” firmato da CyberScrivens, un collettivo di Narrative Designers di cui sono fondatore insieme a Lukha B. Kremo e Fabio Belsanti e con una stupenda copertina di Ksenja Laginja. Crossmediale vuol dire che stiamo lavorando a un contenitore narrativo dal quale far scaturire tutte quelle cose che un progetto narrativo-distopico come NumeN può catalizzare. C’è in lavorazione il gioco di ruolo (curato da Marcello Santoro), poi potremmo allungarci verso una graphic novel, un videogame e tutto quello che l’idea del progetto crossmediale può catalizzare. NumeN affonda le sue radici in Etrom, un altro progetto crossmediale di Fabio Belsanti (il romanzo pubblicato per Delos e il videogame sviluppato all’epoca da PM Studios, oggi diventato Age of Games) e ha grandi ambizioni. Il motore narrativo è un futuro fortemente distopico e una delle cifre più interessanti del progetto è l’esistenza della rete cyberonirica: un mondo parallelo a quello materiale nel quale la mente e gli ONav dominano.

D – E cosa vi ha spinti a portarlo avanti?

MM – L’idea nasce da Fabio Belsanti che da ormai diversi anni porta avanti anche un altro progetto molto interessante – Videogames e Alta Cultura – e il motore di NumeN e del collettivo CyberScrivens è quello di rafforzare la via italiana al Narrative Design. Il mondo narrativo fantastico italiano ha numeri e valori e potenzialità interessanti. Attraverso la crossmedialità, attraverso la creazione di un universo narrativo solido e strutturato, vogliamo costruire un ponte in più che porti a ulteriori prese di coscienza sulle qualità nostrane.

D – E cosa deve aspettarsi il pubblico nei prossimi mesi?

MM – Il 12 di aprile è uscito ufficialmente il romanzo di NumeN e abbiamo presentato il progetto a Bari presso la Terra di Mezzo (pub a tema fantasy, quale posto migliore?) il nove aprile con una diretta twitch che ha avuto più di 30000 contatti e oltre mille visualizzazioni. Come dicevo, il romanzo è stato il primo passo. Abbiamo aperto canali twitch e discord nei quali abbiamo l’intenzione di aprirci al mondo esterno per iniziare un contatto diretto con – e spero saranno tanti – tutti quelli interessati al progetto NumeN.

Ammazza, che bel progetto! Trattengo l’entusiasmo, mi metto una mano in tasca e mi do un pizzicotto per fare la mia solita espressione contrita.

D – Complimenti, un progetto interessante. E in tutto questo stai anche lavorando ad altro?

MM – Sempre! Proprio in queste settimane sto completando la revisione definitiva di un romanzo di fantascienza che è legato a Il Re Nero – ne condivide parte dell’ambientazione – e che spero di riuscire a pubblicare entro l’anno. Poi ho da poco completato una novellette che sto rifinendo (weird, horror, sci.fi?) e che poi dovrà trovare casa e ho iniziato a studiare seriamente il mondo dei podcast. Ho passato la selezione per la Chora Academy e da ormai un mese sono immerso in meravigliose lezioni professionali su questo meraviglioso mondo.

Inizio a essere invidioso, non è umano. Come fa? Ok, è il momento di metterlo in difficoltà con qualche domanda a raffica.

D – Ultimo romanzo che hai letto?

MM – Trilogia della città di K di Ágota Kristóf. Un vero cazzotto.

D – Citazione preferita?

MM – Uh. Questa è lunga eh. Siete pronti?  “Ho paura di dare al mio ultimo talento l’ultima chance che richiede. Il talento coincide con l’aspettativa che suscita, Jim, o sei alla sua altezza o quello ti sventola un fazzoletto e ti abbandona per sempre. Usalo o perdilo, dicevano sul giornale. Io ho … ho solo paura di avere una lapide che dice QUI GIACE UN VECCHIO PROMETTENTE. È che … potenziale può essere peggio di nulla, Jim. Peggio che non avere nessun talento da sprecare […] “ – David Foster Wallace – Infinite Jest

D – Perché?

MM – Perché c’è tutto quello di cui avere paura e tutto quello in cui sperare e credere.

D – Genere letterario che proprio non senti tuo?

MM – Romance

D – Cosa ami in un romanzo?

MM – Sostanza e forma. In questo ordine. Deve avere buone idee prima di ogni cosa. Poi mi incuriosiscono le sperimentazioni stilistiche MA solo se supportate da sostanza. Anche se, mi rendo conto, in questo sto diventando un dinosauro.

D – Ok, puoi respirare. Te la sei cavate bene. Certo, i romance addicted verranno a dirti brutte parole, ma per il resto sei andato bene… così come credo che andrà bene NumeN!

Fa le corna, si tocca in maniera scaramantica e mi rivolge un’occhiataccia. Fingo di non notarla e procedo.

D – Grazie per essere venuto a trovarci.

MM – Grazie compari distopici! Sempre e comunque, la distopia domina!

Certo. Lo spingo fuori, sbarro la porta e vado a lavarmi di dosso l’aura di gentilezza che ha portato nel bunker.

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