#RispondonoILettori – Prima parte

Buongiorno cari Lettori, come avrete intuito dal titolo, in questo articolo i protagonisti siete voi, o meglio, lo sono le vostre risposte.

La scorsa settimana, all’interno del nostro Bunker Facebookiano, vi abbiamo sottoposto a una scaltra intervista 🙂

Le vostre risposte sono state superlative e, per questo, abbiamo deciso di raccoglierle in alcuni articoli che pubblicheremo qui sul blog.

Partiamo con le domande che ha posto il nostro Riccardo Muzi:

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La scorsa settimana abbiamo affrontato il tema del 70esimo anniversario della pubblicazione di “1984”. Dal romanzo di Orwell è stato tratto anche un film che uscì proprio nel 1984.
Secondo voi, qual è stata la migliore trasposizione cinematografica di un romanzo distopico?

Ecco come avete risposto…

  • Io in realtà ho apprezzato molto l’adattamento del 1984: mi ha terrificato, angosciato… insomma, emozioni molto forti.
    Inoltre credo che John Hurt sia stato strepitoso.
    In modo molto diverso, ho anche trovato bellissimo l’adattamento di Hunger Games.
    Al terzo posto, nonostante i cambiamenti incredibili, metto “The Giver”: il film non ha nulla dello spirito meraviglioso del libro, ma è riuscito a creare lo stesso un prodotto che camminasse con le sue gambe e non fosse irrimediabilmente monco senza i seguiti come il romanzo. (Maria Carla Mantovani)
  • Voto anch’io Hunger Games. Segue molto il libro senza stravolgerlo e hanno fatto un lavoro incredibile tra ambientazione e personaggi. (Clara Gariboldi)

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Nei film con un’ambietazione distopica, in genere, i personaggi principali si oppongono in qualche modo alla realtà che li circonda. Secondo voi, questa particolarità, aumenta o appaga (e quindi disinnesca) l’attitudine alla contestazione da parte dello spettatore?

  • Nel mio caso aumenta lo spirito di contestazione e ribellione. (Livia Pessina)
  • Beh, l’immagine proposta ha in sè già una parte di risposta. Quell’icona è diventata un vero e proprio simbolo di un movimento di protesta. Credo che in linea di massima qualsiasi narrazione di un epopea di rivolta, inneschi quanto meno il pensiero di ribellione in chi la guarda/legge. Dipende però soprattutto da quanto è “vicina” a noi. Quanto riesce a coinvolgerci e a raccontare delle dinamiche comuni. Detto molto francamente, un conto è un “The Handmaid’s Tale”, un conto è “Divergent”. (Marcus)
  • Sull’ “appaga”, direi che dipende anche dal periodo. I film distopici di decenni fa, come la narrativa distopica classica, tendevano a mettere in scena la parabola dell’individuo che si rende conto di vivere in una distopia, tenta di lottare e ne viene sbriciolato.
    (Succede anche ora ma direi che ci sono più rivoluzioni riuscite che Solo per sempre tua, mentre una volta era il contrario.)
    Quindi, se si è il genere di lettore che si immedesima nel protagonista rivoluzionario, non so quanto possa essere appagamento quello del finale alla “vincono i cattivi”… (Sara Benatti)

Questo è solo l’inizio dell’interrogatorio. Le domande peggiori le teniamo in serbo per i prossimi articoli 😉

Restate con noi e scoprirete in che modo e fino a che punto la distopia è radicata in voi 😉

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