Recensione: “Resident Evil 2 Remake” della Capcom

“Ai miei compagni S.T.A.R.S.

Come va in quella vecchia e schifosa centrale? Il vecchio Irons vi rompe le palle come al solito?

Io sono appena andato a trovare una pollastrella, vi lascio immaginare cos’è potuto succedere sotto il suo ombrellone bianco e rosso…

L’Europa è una figata. Un mese non basta affatto per conoscerla. Forse prolungherò questa gitarella di altri sei mesi. Berry, non metterti in testa di raggiungermi: non vorrai far piangere tutte queste belle bambole, eh? Ci penso io a loro.

Jill se Claire prova a contattarti, dille che sto bene d’accordo?”

Chris Redfield, 29 Agosto

Pensavate che mi fossi dimenticata, eh?

Pensavate che avrei fatto solo la recensione del primo, e invece no!
Ci sono stati i saldi su steam e le offerte di Natale e quindi, visto che io ho le mani più bucate dell’ozono e la stessa percezione dei soldi che ha lo scienziato che non crede agli zombie finché non viene morso…
Sono di nuovo povera. Si.
Però non stiamo qui a parlare di me e di quanto abbia effettivamente pianto dopo aver visto ciò che rimaneva del mio conto in banca e partiamo con la recensione!

“Resident Evil 2” è, manco a farlo apposta, il seguito del primo.
Abbiamo lasciato la squadra Alpha che, non avendo trovato che i cadaveri della squadra Bravo, decide che ne ha avuto abbastanza della casa degli orrori e giardino annesso e fa fuori il boss con un lanciarazzi (ma che bravi!).

Due mesi dopo Claire Redfield, sorella di Chris armadio-a-due-ante Redfield, decide di andare a trovare l’adorabile fratellino e si avvia verso Racoon City.
Qui, dopo essersi fermata davanti ad un distributore di benzina dove i clienti si esprimono in versi e non risparmiano gli abbracci e i morsi, incontra LUI: l’uomo che non deve chiedere mai, il bello e dannato, colui che ha una sfiga atroce con le donne del gioco ma se fosse nella vita vera… Donne attente al suo trapano Leon Scott Kennedy.
Che qui è in versione “scolaretto appena uscito dalla scuola di polizia”. Insomma, lo vediamo prima che diventi un edgyboy con la frangia emo e tanta felicità quanto la mia voglia di alzarmi dal letto la mattina. Assolutamente adorabile.
I due riescono a fuggire verso la stazione di polizia con la vettura di lui ma, proprio mentre l’auto raggiunge l’edificio, qualcosa va storto e i due vengono separati.

Da qui si può scegliere quale personaggio giocare PER PRIMO. Ebbene sì: non giocheremo per tutto il tempo solo un personaggio ma il gioco è diviso in due fasi. Se si sceglie Leon, nella prima parte si giocherà lui ma nella seconda avremo il controllo di Claire e viceversa. Consiglio spassionato: sto gioco va giocato due volte prima scegliendo Leon e poi Claire. In questo modo si riescono a capire meglio i vari collegamenti con il primo e la trama per intero. Quando il mio ragazzo ha scoperto che la mia scelta era ricaduta prima su Claire ha schioccato la lingua in segno di sprezzante disgusto.
Sappiate che la mia vendetta calerà su di lui come la ghigliottina su Maria Antonietta.
Però lo ammetto, tesoro avevi ragione dannazione!

Quindi, in questo gioco dovremo si cercare i superstiti (ahahahah, SUPERSTITI!) ma anche trovare un modo per fuggire da una Racoon City ormai impazzita e piegata dal virus, sfuggire agli zombie e capire cosa diavolo sta succedendo. Missione bonus per Claire: trovare quel buontempone di suo fratello, che scoprirà essere in vacanza in Europa con una pollastrella (o almeno lui dice così in una lettera che Claire escluderà a priori come sua).

Il secondo titolo non si discosta dal primo: arsenale limitato, puzzle da risolvere, zombie da fare fuori, armi sempre più potenti e le storie dei personaggi secondari che non ti vengono sbattute in faccia, ma le scopri lentamente e ti colpiscono quando meno te l’aspetti con un cazzotto talmente potente da mozzarti il fiato.
Non voglio spoilerarvi tutta la storia perché non voglio rovinarvi la sorpresa. Vi dico solo che ho apprezzato i personaggi, a mio parere più dettagliati rispetto al primo, e alcuni nemici. Soprattutto il tizio in impermeabile nero che si segue semplicemente camminando.
Quello per me è ansia pura.

Come detto nel precedente titolo, ho solo giocato il Remake quindi mi baserò su di lui per la recensione.

La Saga di Resident Evil, e con lui Racoon City, sono ormai una pietra miliare per i ragazzi nati negli anni ’90. Chiunque abbia avuto una Playstation e abbastanza anni ha giocato ad almeno uno dei titoli. A parer mio il secondo riesce per certi versi a superare il primo perché rimedia alle lacune del suo predecessore: innanzitutto i personaggi maschili non sono i soliti “americani” fatti con lo stesso stampino utilizzato per Terminator. Leon ha una fisicità più snella e minuta rispetto a Chris o Wesker stesso e il suo carattere rispecchia quello del novellino gettato in una realtà che ancora non capisce o fa fatica a comprendere.
Abbiamo anche un repertorio di personaggi femminili con la “cazzimma”, come direbbero alcuni: Claire è determinata e non una sbarbatella che ha bisogno dell’aiuto di altri per salvarsi (vero Jill? EH, VERO?), anzi, è lei spesso a diventare la salvatrice di altre persone. Tuttavia non è l’unica donna all’interno del gioco: qui fa la sua prima comparsa Ada Wong, assieme a Shelly e le vedremo tutte in almeno in capitolo della saga… O forse no

Ora, vorrei aprire una parentesi su Ada Wong, ossia il sogno di tutti i ragazzini.
Ammettetelo: l’avete vista e ci avete sbavato sopra, non solo perché combatte gli zombie in impermeabile e vestito rosso attillato, ma per via dell’alone di mistero che la circonda e per come si approccia a Leon. Una vera mistress.
Abbiamo anche la possibilità di giocarla per un breve lasso di tempo all’interno di RE2, riuscendo anche un po’ a scostare quel velo ignoto che cela la sua identità.
Insomma, nel secondo titolo di Resident Evil abbiamo anche un risvolto piccante oltre a orde di zombie e armi tamarre.
Peccato che questo gioco sia un horror e quindi niente spazio per il romanticismo ma, HEY! METTIAMO UNA SPECIE DI ALLIGATORE NELLE FOGNE DELLA CITTADINA!
Madonna che figa la parte delle fogne.
E che figa Ada.

Quindi, mi è piaciuto “Resident Evil 2”? Assolutamente sì. Ammetto che ho rispolverato con piacere un titolo datato, che avevo visto giocare da bambina, e notare le differenze fra l’approccio che ho avuto allora, che ricordo solo vagamente, e quello della me adulta con tutto il bagaglio videoludico che mi porto dietro.
La storia di questo gioco è, come sempre, lineare e colma di qualche colpo di scena nemmeno troppo eclatante e qualche chicca sparsa qui e lì. Ignoranza a palate, certo non come il primo ma nemmeno si risparmia, e un sacco di ansia e spaventi.
Il perfetto mix per una serata passati da soli, con le luci spente e le cuffie. Perché che vita sarebbe senza un po’ di strizza ogni tanto?.

Code Zanna

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