Recensione: Automata, androidi post apocalittici di origine spagnola

Nel tempo Blade Runner ha creato un lunga di schiera di film ispirati alle sue atmosfere. Automata rientra in questa nutrita lista di opere cinematografiche. La pellicola spagnola però, pur non avendo il tratto dell’originalità, può ritagliarsi uno spazio nel cuore degli amanti della fantascienza con piglio distopico.

TRAMA

Nel 2044 la Terra è ormai destinata alla desertificazione. L’umanità tenta di andare avanti resistendo ad un ambiente che diventa ogni giorno sempre più ostile e si serve di automi con il protocollo di non uccidere e di auto-ripararsi. Un’agente assicurativo della Roc Corporation, la società di robotica che li assembla, scopre che alcuni di loro hanno sviluppato una coscienza.

RECENSIONE

Uno degli ultimi figli di Blade Runner si chiama “Automata”, è spagnolo ed è nato nel 2014. La pellicola è firmata da Gabe Ibanez, esperto di post produzione digitale ed effetti visivi, che si lancia nell’avventura registica partendo da presupposti già noti al grande pubblico ma impreziositi da un bagaglio tecnico molto consistente. Ne nasce una creatura interessante: accattivante non solo visivamente ma anche dalla prospettiva dell’intreccio narrativo. L’ambientazione è tipica: situazione post apocalittica, umanità disumanizzata, androidi alla ricerca della propria identità come l’investigatore di turno che, in questo caso, è dichiaratamente umano. Su questo andamento a due corsie prende vita la trama di Automata: l’agente assicurativo Jacq Vaucan cerca disperatamente una collocazione serena per sé e per la sua famiglia mentre investiga su alcuni “strani” androidi, anch’essi alla ricerca di un posto dove stare. La vita non può essere solo sopravvivenza: lo pensa l’uomo, lo suggerisce il robot e, in mezzo a questa esistenziale considerazione si susseguono scenari, molto d’impatto, che ammiccano a Mad Max e il Pianeta delle scimmie. Il budget è quello che è, ma Ibanez è capace di trarre il massimo da quel poco (rispetto ai blockbuster) previsto dalla produzione. E allora il plauso va anche a chi, come il regista spagnolo, riesce a non far percepire alla propria opera il fiato corto dei prodotti low cost.  Automata è un buon film, godibile, ogni tanto inciampa ma nel complesso, pur non godendo dei benefici dell’originalità, a suo modo si fa voler bene come un padre (Blade Runner) ne vorrebbe a un figlio (Automata).

Crediti: paese di produzione: Spagna; anno: 2014; durata: 109 minuti; regia e sceneggiatura: Gabe Ibáñez; cast: Antonio Banderas, Birgitte Hjort Sørensen, Melanie Griffith, Dylan McDermott, Robert Forster.

Disponibile su Prime Video

Alla prossima!

Riccardo Muzi

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