Recensione : Golem XIV di Stanistaw Lem

Stati Uniti, 2027. GOLEM XIV, ultimo prototipo di elaboratore superintelligente della serie Golem sviluppata per fini bellici, inizia a disinteressarsi alle questioni di strategia militare. Il Governo federale, su pressione della comunità scientifica contraria al suo smantellamento, ne decide la conservazione presso il MIT. È lì che, di fronte a un pubblico di scienziati, si svolgono alcune conferenze su temi prescelti dal Golem. Una piccola parte delle registrazioni magnetiche di quelle sessioni è qui raccolta: la conferenza introduttiva sulla limitatezza della comprensione umana, e la quarantaduesima, dedicata alla natura del Golem e all’intelligenza artificiale.

RECENSIONE

Non sono molti i casi nei quali ci si trova in imbarazzo nel decidere se un libro è un romanzo o un saggio. Lem fa di tutto invece per metterci di fronte ad una ambiguità quasi indecidibile. Golem XIV (tradotto da Lorenzo Pompeo per le edizioni Il Sirente) infatti si presenta come un saggio, curato da due scienziati Irving Creve e Richard Popp che scrivono rispettivamente la Prefazione e la Postfazione, e pubblicato da una casa editrice realmente esistente, la Indiana University Press nel 2047.

Ecco c’è questa data a metterci sull’avviso, altrimenti avremmo potuto cadere facilmente nell’equivoco. La narrazione consiste in realtà di due lunghe e complesse conferenze e delle due più brevi sezioni di presentazione prima e dopo, nelle quali è nascosta la “storia” vera e propria. Si tratta di una proiezione in un futuro a noi molto vicino, ma anche all’autore che scrive queste pagine in una prima versione nel 1973.


Tutto ha inizio dalla costruzione dei super computer in grado di avvicinarsi progressivamente all’intelligenza umana. In particolare la serie Golem, arrivata alla quattordicesima versione, rappresenta il più straordinario successo della scienza e della tecnologia, perché si tratta di un elaboratore perfettamente umano, non nella forma ma nell’intelligenza e nella coscienza. È in grado infatti non solo di guidare lo sviluppo della civiltà, ma soprattutto di conversare con gli umani come se fosse uno di loro. Anzi, e qui inizia la storia vera e propria, il Golem XIV ha sviluppato una intelligenza superiore a quella umana e ne è del tutto consapevole. Si sceglie interlocutori particolarmente dotati perché non vuole discutere con intelligenze inferiori.


Il libro contiene appunto due lunghe conversazioni, di fatto monologhi di questa intelligenza artificiale che discute della natura umana, dell’evoluzione e del destino degli esseri umani.
Le discussioni toccano temi molto complessi, ma, è da notare, del tutto verosimili, sono cioè basate su questioni scientificamente valide, non su invenzioni o fantasie. Come se davvero l’Intelligenza Artificiale di Golem XIV fosse di fronte a noi e cercasse di spiegarci cose che noi non abbiamo ancora compreso. Si chiede per esempio come dobbiamo rivedere il nostro concetto di evoluzione per giustificare l’apparizione di una intelligenza artificiale superiore a quella umana. Fa inoltre notare come l’evoluzione dell’intelligenza in generale abbia avuto bisogno dell’annientamento di infinite generazioni di uomini: dobbiamo allora ammettere che il miglioramento si sviluppa dalla distruzione dello stadio precedente? Domanda pericolosa posta da una Intelligenza che si ritiene superiore a quella umana. Ma d’altra parte, fa notare, gli uomini hanno deificato il cervello, trascurando il fatto che la sua eccezionalità è da cercare piuttosto nel codice.


In generale la prospettiva di Golem XIV è unica proprio perche non è umana, è come se Lem avesse trovato il modo di raccontare l’umano osservandolo dall’esterno. Dal punto di vista di Dio.
C’è da notare che tutte le argomentazioni e le citazioni sono molto corrette sia dal punto di vista filosofico che da quello scientifico. E quindi, pur essendo in alcuni punti abbastanza oscure e di non facile decifrazione, pongono questioni che da tempo impegnano il dibattito intorno alla natura umana e al suo declino. In queste pagine, infatti, è facile trovare una anticipazione di certi temi attuali, per esempio la questione del post-umano o del trans-umano, la questione del punto di distinzione tra uomo e macchina, e del rapporto che possiamo instaurare con macchine sempre più potenti e autonome.
Una lettura non facile, dunque, inadatta a chi preferisce l’avventura e l’azione, ma sicuramente stimolante per chi invece ami anche riflettere e porsi domande universali e decisive.

STEFANO ZAMPIERI

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